6-Avrò cura di te

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"Un test di gravidanza, perfavore"

La voce mi trema quasi, come del resto sia le gambe che tutto il resto del corpo, che sembra essere in iperventilazione. La farmacista mi rivolge uno sguardo comprensivo abbozzando un lieve sorriso che però io non accolgo, totalmente troppo presa dall'ansia e dalla paura.
Mi porge quell'oggetto tra le mani, pago e torno in macchina, trovando come è giusto che sia la mia amica alla guida, che è ancora all'oscuro di tutto.

"Alla buon ora! Ma che ci dovevi fare in farmacia?" ride aprendomi lo sportello della macchina, mentre io d'altro canto non riesco proprio a sorridere.

"Portami a casa" sussurro.

"Ma almeno rispondim.."

"Desirè, portami a casa perfavore" ripeto degnandola di uno sguardo, mostrandomi con tutta la sfacciataggine che sono capace di avere. Il problema qui è che adesso non sarei nemmeno capace di dirle la verità.

***

Il silenzio rotto dalla dolce melodia de "la cura" di Franco Battiato che io stessa ho deciso di far partire a tutto volume per sovrastare con la musica, i mille pensieri che mi stanno invadendo. Parlare con la nonna dopo così tanto tempo mi ha fatto bene, ma allo stesso modo la conversazione è riuscita ad incutermi un'ansia assurda che ammetto star facendo sorgere infiniti dubbi riguardo tutto nella mia testa.
Dal mio comportamento nei confronti delle persone che mi stanno accanto al loro verso di me, da quello che potrebbe essere successo e di cui ancora non ho alcuna certezza a quello che vorrei veramente accadesse.
Mi ha parlato di un bambino, cosa che non avevo preso minimamente in considerazione prima di quell'attimo, ma che adesso che mi ci ha fatto pensare non mi sembra un'ipotesi del tutto infondata.

"Ti porterò sopra tutto il silenzio e la pazienza
Percorreremo insieme le vie che portano all'essenza"

Afferro il telefono, senza smettere di ascoltare la canzone. Apro la chat con Niccolò, l'ultimo messaggio risale a tre giorni fa, una mia buonanotte non corrisposta.

"I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi
La bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi"

Una lacrima solitaria scende sul mio volto mentre velocemente il mio dito scorrere sempre di più sullo schermo del telefono fino a leggere le chat di Niccolò qualche anno fa, che non ho assolutamente neanche mai pensato di cancellare. Arrivo persino a quella scritta nel giorno in cui rubai quel maledetto test dal borsone di lavoro di mio padre. Quell'aggeggio che, se positivo, allora ci avrebbe rivoluzionato la vita ma e che pure adesso non riproverei poi tanto volentieri. Anche se nel profondo non mi dispiacerebbe poi tanto...

"Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto
Conosco le leggi del mondo e te me farò dono
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare"

Le parole della canzone, per non dire poesia, continuano a rimbombare tra le pareti di questa casa ed io l'unica cosa che riesco a fare è sfogare tutti i demoni che ho in testa in un pianto liberatorio, consapevole che nessuno ne verrà mai a conoscenza perché adesso, come per i prossimi tre mesi, sono e sarò sola.

"Ti salverò da ogni malinconia
Perché sei un essere speciale
Ed io avrò cura di te"

Osservo il test poggiato sul tavolo, lo afferro e senza pensarci una volta di più, mi dirigo in bagno, per togliermi il dubbio in modo definitivo.

Ricordo inevitabilmente la prima e unica volta in cui lo provai, cinque anni fa.
Sono cambiate un po' di cose da allora, come prima di sicuro è l'età. Allora avevo solo diciassette anni, non mi sarei mai potuta permettere di dare la giusta attenzione ad un neonato andando al contempo in parallelo con la scuola. Adesso invece, seppur ancora piccola, sono di certo più responsabile avendo anche meno impegni da svolgere ogni giorno.

Un'altra cosa che non è come quel giorno è di certo il mio stato d'animo. Ricordo benissimo la paura, il timore del poter vedere quelle due linee rosse su quell'oggetto a cui attribuivo un'importanza abissale. Avevo paura di aver fatto la cazzata più grande della mia vita, di aver combinato un casino e così facendo, di aver rovinato non soltanto la mia adolescenza, ma anche quella di Niccolò.

Ecco, quest'ultima è forse la cosa che più è cambiata da allora. Perché se chiudo gli occhi ancora sento le sue mani stringere le mie, le sue parole che mi fanno forza e mi assicurano che, comunque vada, staremo insieme.
Adesso invece riapro gli occhi e davanti a me ho solo una parete bianco latte e il mobile del bagno, che più muti di così non possono essere.

Niccolò? Magari starà facendo il soundcheck, magari sta in stanza d'hotel, magari sta fumando una sigaretta affacciato sulla bella Milano. Magari, mentre io sto ricordando a malincuore alcuni dei momenti che hanno segnato la nostra storia, lui sta pensando a come mettere un punto a tutto questo.
E al solo pensarci mi sento male si, ma il suo comportamento in questi giorni, le sue parole mai espresse, mi possono far intendere solo questo.

I minuti sembrano scorrere lenti come giorni, per non dire settimane, mesi. Guardo le lancette dell'orologio come fossero delle condanne ad un qualcosa di cui non conosco nè nome nè provenienza. Semplicemente ci sono cascata dentro, e non posso fare niente per tirarmi fuori da questo vortice che sembra essere infinito.

Prendo nuovamente il cellulare, e dopo giorni passati ostinata nel non voler ascoltare la sua voce, mi decido ad entrare su spotify e fare partire la sua playlist in modo casuale. Parte "Wendy", una di quelle canzoni a cui sono più legata, forse perché mi ci ritrovo dentro per filo e per segno, perché me la sento cucita addosso come se stesse parlando di me. Eppure non lo saprò mai, se quando l'ha scritta a me ci ha pensato oppure no, se questa poesia è nata prima di conoscermi oppure se l'ha composta una volta dopo aver incrociato i miei occhi.
Ad ogni modo, riesco ad immedesimarmi nella descrizione di Wendy come se al suo posto ci fosse il nome mio, ed è una delle cose che più amo di questa canzone.

Ed è proprio sulle note di "Wendy" che l'ultimo secondo scatta, che io prendo in mano quel test, e percepisco il mondo crollare sotto i piedi. Mi lascio andare con la schiena contro al muro, scivolando fino a toccare terra con tutto il corpo. Piango, urlo, faccio ricadere le lacrime sul mio viso senza preoccuparmi troppo delle mie condizioni. Chiudo gli occhi e di nuovo sento le sue mani sul mio viso, pronte a placare ogni mio singhiozzo troppo forte e ad asciugare ogni lacrima troppo pesante. Sento ancora le sue labbra premute sulle mia con una forza disumana, per trasmettermi tutto il sentimento che prova nei miei confronti.

Un attimo, un solo e fottutissimo attimo.
Poi apro gli occhi.

Restami Vicino||ultimoWhere stories live. Discover now