51-Mi fido di te

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Il suono del pianoforte rimbomba tra le pareti della casa ed io, ancora non del tutto sicura di stare vivendo una realtà, richiudo gli occhi per il troppo sonno. Ma appena riesco a percepire anche la solita voce piena che ho la fortuna di ascoltare ogni volta che voglio, mi alzo di scatto dirigendomi davanti alla stanza del piano. La porta come immaginavo è già aperta perciò io mi limito ed entrare rimanendo ad ascoltare incantata.

"Ti vorrei, ti vorrei, ti vorrei, ti vorrei
ma ti prego com'eri prima
con la faccia da bambina
Ti vorrei, ti vorrei, ti vorrei, ti vorrei
ma ti prego com'era prima
con la faccia di chi sta in fila
e distratto aspetta il turno
Pensando che poi tanto arriva"

Non riesco a riconoscere la canzone e deduco quindi che sarà una di quelle inserite nell'album che ancora è in elaborazione e del quale Niccolò ha insistito di non volermi spoilerare nulla. Anche solo in queste semplici e apparentemente inutili parole, è stato capace di mettere in risalto alcuni di quei particolari che caratterizzavano la nostra relazione e dei quali ha probabilmente più sentito la mancanza. Forse anche per questo vuole che i suoi nuovi pezzi rimangano una sorpresa per me.

"E tu occupavi un posto troppo grande
e certo adesso è strano non parlarne
di quella casa che avevamo in mente
lontano dalla strada in mezzo al verde
Ti ricordi avevi sempre freddo
e anche io ma non te l'ho mai ammesso
Perché la nostra storia è in queste
in ciò che non si dice ma rimane"

La voce ancora rauca date le ore di sonno riesce a rendere l'atmosfera più intima di quanto già non lo sia. Io sono in conflitto con me stessa tra il restare qui ad osservare oppure avvicinarmi e rischiare di interrompere la magia. Poi però le sue mani si staccano lentamente dalla tastiera smettendo di produrre quella meravigliosa melodia. Si volta lentamente dietro di sè accorgendosi una volta per tutte della mia presenza.
I miei occhi velati da uno strato lucido non sono niente rispetto ai suoi, che a tratti riescono a farmi vedere la sua anima nel profondo. Una sua lacrima che è ormai giunta al termine del suo percorso cade a terra, ma a nessuno dei due sembra importare più di tanto. 

"E' bellissima Nì" riesco a dire trattenendo le mie emozioni.

"L'ho scritta qualche mese fa, come tutto l'album" si porta una mano dietro la testa, grattandosi la nuca imbarazzato.

"Tu non c'eri allora ho cercato di sognarti" fa spalluce lanciando uno sguardo al soffitto, probabilmente per interrompere il contatto tra i nostri occhi che è soltanto in grado di renderlo più vulnerabile davanti a me, tratto del suo carattere che ha sempre detestato.

"Sai a volte le cose sono più belle se immaginate, anche se tu per me eri, sei e sarai sempre l'unica cosa di cui ho bisogno veram..." non gli lascio il tempo di terminare la frase. Cammino a passo svelto verso lo sgabello del pianoforte sul quale sta ancora seduto e lo abbraccio. Mi lascio andare tra le sue braccia che, come se non aspettassero nient'altro ora, mi accolgono saldamente come tutte le volte. lo sento nascondere il viso nell'incavo del mio collo ed allora porto una mano tra i suoi capelli spettinati, accarezzandoli.
Rimaniamo così per una manciata di minuti, fino a quando dentro di me non ricordo di dover chiarire una questione troppo importante da poter tralasciare.

"Nic" lo richiamo lasciandogli un bacio sulla testa.

"Riguardo ciò che ha detto ieri mio padre, volevo.."

"Emma davvero, tranquilla. So bene cosa pensi e che hai bisogno di certezze, non voglio affrettare i tempi di niente lo sai, anche se magari a me può far male" mi interrompe cercando di rassicurare qualsiasi paura possa esporgli. Io però mi limito a scuotere la testa un paio di volte rilasciando un sorriso.

"Non hai capito" fisso i miei occhi nei suoi.

"Volevo dirti proprio l'esatto contrario" il suo sguardo corrucciato mi fa intendere di non essermi spiegata, perciò continuo a parlare nella speranza che possa capirmi.

"A me questi mesi sono serviti, e di certo passarli accanto a te ha fatto la sua parte. Mi hai dimostrato quello che volevo mi dimostrassi, e ho capito per l'ennesima volta che senza di te io non ce la faccio" ammetto sincera torturandomi le unghie della mano con le dita. Essendo seduta su di lui che è ancora sullo sgabello del pianoforte, non gli è complicato prendermi le mani e non permettermi di continuare con quel giochetto per scaricare il nervoso.

"Con questo cosa stai cercando di dirmi?" mi alza il viso per potermi guardare ed io noto per la prima volta dopo tanto tempo una scintilla di speranza nelle sue iridi.

"Che ti amo Niccolò" ammetto in un sussurro.

"E che mi fido di te" aggiungo ciò che più temevo ma che adesso che l'ho detto apertamente, sono sicura si tratti di verità.

"Dillo di nuovo per favore" chiude gli occhi per qualche secondo, non smettendo minimamente di sorridere.

"Mi fido di te"

"No no, quell'altra cosa"

Prendo il suo viso tra le mani e senza pensarci sopra nemmeno per un secondo di più lo bacio. Passione, foga e amore, uno di quelli che a spiegarlo a parole lo si sminuisce e che quindi rimane più affascinante nel vago.

"Ti amo" dico una volta staccati poiché a corto di fiato. Cerco comunque di mantenere la giusta serietà che l'argomento richiede.

"Solo Dio sa quanto mi mancava sentirtelo dire"

Sorrido ampiamente sulle sue labbra e anche lui, tornando a fare ciò che stavamo facendo prima, forse più consapevole o semplicemente più felice.
Mi prende saldamente dalle gambe ed io gli lego entrambe le braccia al collo per non cadere. Si alza dallo sgabello lasciandomi direttamente sulla cassa del pianoforte. Si posiziona tra le mie gambe ricominciando a torturarmi le labbra.

"Siamo su un pianoforte" realizzo ad alta voce trattenendo una risata.

"Tu, sei su un pianoforte" sottolinea avvicinando il mio corpo al suo ancora di più. Insinua le mani sotto il tessuto della maglietta che indosso ma proprio in quel preciso istante, come se lo stesse facendo apposta, un mugolio proveniente dalla camera da letto ci distrae. Ci guardiamo per un istante, afferrando il concetto al volo.

"Mattia" diciamo all'unisono.

"Quella pulce ha il radar" aggiunge Nic aiutandomi a scendere dal piano. Sto per uscire dalla porta per andare dal piccolo quando lui da dentro la stanza non mi attira di nuovo a se un'altra volta, lasciandomi un dolce bacio sulle labbra.

"Non sto dormendo vero?" chiede ancora incredulo mentre io scuoto la testa.

"È tutto reale Moriconi"

Restami Vicino||ultimoWhere stories live. Discover now