49-Hai il mio cuore tra le mani

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Dopo essersi rigirata nel letto una decina di volte senza riuscire a prendere sonno, Emma ci perse definitivamente le speranze. Si alzò dal materasso, stando attenta a non essere troppo brusca nei gesti per lasciare dormire serenamente Niccolò, e una volta aver controllato anche che Mattia stesse bene, aprì la porta finestra che sporgeva al balcone della loro camera da letto. Era forse la prima notte che passava così male dopo il ritorno del ragazzo. Nemmeno lei riusciva a capire realmente il perchè, erano passati due mesi ormai e tutto stava andando per il verso giusto, eppure quella sera non aveva chiuso occhio, le sembrò di tornare indietro a quando aveva la vita in confusione, per non parlare dei pensieri.

"Mattiniera la ragazza" una voce dietro di lei attirò la sua attenzione. Si voltò cauta trovando il viso ancora mezzo addormentato di Niccolò, con una mano a stropicciarsi gli occhi e un sorriso spontaneo sulle labbra.

"Volevo vedere l'alba, scusami se ti ho svegliato" sorrise anche lei, indicandogli il cielo che aveva cominciato ad assumere diverse sfumature colorate.

"Sono d'intralcio oppure posso..."

"Vieni" fece segno al suo fianco con la mano, ed il moro prese posto per terra accanto a lei. Le legò un braccio attorno alle spalle ed Emma d'istinto poggiò la testa sulla spalla di lui. Rimase con gli occhi socchiusi a godersi l'aria fresca che le arrivava in viso, accarezzando di tanto in tanto i tatuaggi sulla mano di lui, che teneva saldamente tra le sue.

"Bene, adesso mi dici cos'hai?" esordì proprio quest'ultimo, interrompendo l'atmosfera.

"Cosa intendi?" domandò inarcando un sopracciglio.

"Sappiamo entrambi che non sei capace di svegliarti nemmeno con un trattore nell'orecchio" rispose ovvio il moro, che non si trattenne dall'esprimere la semplicità dei fatti anche con le espressioni facciali che parlavano da sè.

"Infatti io volevo vedere l'alba"

"Davvero?"

"Davvero" rispose convinta, lasciando trasparire un sorriso. Lui di certo non si nascose, tanto che imitò il gesto avvicinandosi lentamente all'orecchio di lei.

"Ste balle le racconti a qualcun'altro bimba" bisbigliò sfiorando di proposito la sua pelle con le labbra, provocandole quei brividi che fin dall'inizio aveva come scopo di farle provare.

"Levati quel nomignolo dalla bocca" scosse infatti la testa, visibilmente provata da quel contatto e dalle sue parole di conseguenza.

"Non ti ha mai dato fastidio" sottolineò il ragazzo con un mezzo sorriso, ricordando quanto in realtà agli inizi della loro conoscienza lei odiava quando gli capitava di chiamarla in quel modo. Pensava che così facendo lui la avrebbe catalogata come una delle tante ragazze che solitamente si portava a letto, ma la verità era che lei non è mai neanche lontanamente stata paragonata ad una di loro.

"Beh non aiuti comunque la mia sanità mentale" ammise dopo con un filo di timore nella voce, mascherandolo a testa alta tornando a guardare il cielo.

"Hai capito la bimbetta!" le scosse la spalla fingendosi stupito mentre lei reprimeva in ogni modo il riso dal volto.

"Perfavore risparmiati le tue scemate" gli puntò un dito contro.

"Le tengo per dopo a letto" disse in un sussurro lui.

"Hai finito?!" saltò quasi in aria.

"Beh adesso che ci penso potrei..."

"Piantala cretino" non gli diede il tempo di terminare la frase. So guardarono negli occhi prima di scoppiare a ridere nello stesso momento. Ridevano come se avessero appena sentito la battuta dell'anno, come se avessero assistito ad uno scherzo epico. Da fuori potevano sembrare due pazzi, fuori di testa, e in realtà l'immagine di fondo era un po' questa, perché era così che si sentivano. Stavano ridendo, ma non c'era bene un motivo preciso per cui lo stessero facendo. Erano semplicemente felici, felici per davvero, e solo in quegli istanti si resero conto nel loro piccolo, di quanto la felicità vera, quella più pura del termine, risiedeva in quelle piccole cose, in quelle piccole sensazioni, in quei piccoli gesti, in quelle situazioni così tremendamente bizzarre dal risultare infantili agli occhi comuni ma che ai loro assumevano ogni volta un'importanza unica.

"La mattina sei centomila volte più bella" le parole gli uscirono dalla bocca in automatico.

"Così, appena sveglia, con i capelli scompigliati, senza un filo di trucco, con il sorriso e la voglia di dormire che ancora scorre nelle vene" aggiunse prendendo ad accarezzarle una ciocca di capelli che le ricadeva sul viso.

"Io pagherei perché tutto fosse sempre così" parlò finalmente anche lei, poggiando la sua mano su quella libera del moro.

"Io e te, a vedere l'alba, tanto felici del nulla" sorrise subito dopo, lanciando uno sguardo a Niccolò prima di tornare con gli occhi verso l'orizzonte.

"Basta volerlo" disse ma da lei ricavò soltanto una negazione con il capo.

"Non è così semplice"

"Invece sì, sei tu che vuoi vederla difficile" alzò le spalle il ragazzo, mentre lei continuava a non capire.

"Hai il mio cuore tra le mani Emma, devi solo decidere se rimetterlo al suo posto oppure calpestarlo a terra" rivelò guardandola negli occhi, ma lei adesso aveva in mente tutt'altro.

"Tu il mio lo hai fatto a pezzettini Niccolò, è per questo che non è così semplice" rispose a tono, ammutolendo il ragazzo al suo fianco. D'altronde non c'era niente che potesse dire, qualsiasi cosa sarebbe di certo andata a giocare a suo sfavore. L'errore lo aveva commesso lui, e non avrebbe potuto fare mai più niente per tornare indietro.

Lei si accorse del suo capo chino, e se avesse potuto guardarlo avrebbe notato gli occhi lucidi. Si rese conto solo allora dello sbaglio che aveva fatto tirando fuori ancora una volta tutto ciò che lui aveva combinato, consapevole che fosse una delle cose che più gli faceva male ricordare.

"Scusami" gli disse sincera.

"Scusami non volevo" Nic alzò la testa verso di lei.

"Ogni giorno che passa stai continuando a dimostrarmi tutto ciò che mi serve per ricominciare ed io ancora che insisto. Scusami"

Questa volta fu lui a scuotere la testa, prendendo poi il viso di lei tra le mani. Lasciò parlare i loro occhi, come se questi potessero dire molto più di quanto invece avrebbero potuto spendere in parole.

"Come hai fatto a scegliere di stare con un coglione come me lo sai solo tu"

Lei aprì bocca per ribattere, potergli esprimere tutti quei suoi pregi dei quali lei è sempre stata attratta o di quei difetti di cui col tempo si è follemente innamorata. Quelli dei quali da ragazzino si vantava ogni giorno davanti a tutti, ma che con lei, la sera sotto le stelle o anche solo al parchetto di sempre, risultavano sempre dei massi troppo pesanti da portare sulla coscienza. Ogni volta che succedeva, tutta quell'autostima che Niccolò era solito avere scompariva, lasciando spazio all'animo fragile che in realtà è e che solo con lei era capace di tirare fuori.
Emma adesso gli avrebbe elencato tutti quei motivi, che messi in lista sarebbero infiniti, che l'hanno sempre spinta a credere nel loro amore. E lo avrebbe fatto davvero se non si fosse ritrovata due labbra sulle sue, pronte ad accogliere ogni risposta.

SPAZIO AUTRICE
Non mi fa impazzire ma vabbè, dovevo farmi viva

Restami Vicino||ultimoWhere stories live. Discover now