37-Wendy ascolta

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EMMA

È stato tutto talmente perfetto da risultare quasi irreale. Dal primo all'ultimo secondo in cui i miei occhi hanno riincontrato i suoi, il mio cuore ha come ripreso a battere. Ho ritrovato quel pezzo di puzzle che mi mancava per completare il quadro e per un attimo mi è sembrato di essere a un passo da poterlo finalmente appendere alla parete. Solo adesso mi rendo conto che però non abbiamo affrontato ancora niente, che ci siamo lasciati trasportare da un qualcosa di più grande di noi che ci ha fatto trascorrere la notte più bella mai passata fin'ora. Ma abbiamo ancora tanto di cui parlare, discutere e cercare di capire.

Le mie gambe sono ancora intrecciate alle sue sotto le lenzuola mentre posso ben notare di avere le braccia attorno al suo corpo, che sto stringendo a me come se da un momento all'altro potessero portarmelo via.
E forse un po' è vero, ho paura che tutto questo sia solo un sogno, un'illusione. Perché per quanto io sia cosciente del fatto che non si può risolvere tutto così come abbiamo fatto noi, non posso negare che mi sia mancato, come l'aria.

Per questo motivo chiudo nuovamente gli occhi, rimanendo nella stessa posizione e inalando per bene il profumo della sua pelle. Gli occhi cominciano a diventarmi di nuovo pesanti e la testa come loro, ma nel momento in cui decido di tornare a dormire è lui quello ad essersi svegliato. Lo sento dal respiro che è tornato irregolare e che sbatte dolcemente sul mio collo, a pochi centimetri dalle sue labbra.

Non si muove, rimane immobile sotto di me mentre con tutta la delicatezza che è capace di utilizzare, comincia ad accarezzarmi i capelli con l'unica sua mano libera. Per un secondo trattengo il fiato. Il ritorno di quel suo semplice gesto dopo un periodo così lungo di assenza mi fa rimanere un po' scossa, credo sia anche normale.

Questa cosa però gioca a mio sfavore dato che, nel non sentire più il mio respiro regolare, subito si ferma cercando di capire se sto effettivamente dormendo oppure no. Presa dal panico, riesco solamente a sistemarmi meglio al suo fianco, aumentare la presa delle braccia e accoccolarmi ancora di più al suo petto.

Una sola parola adesso rovinerebbe l'atmosfera che si è inevitabilmente creata e lo capiamo entrambi, dato il silenzio assordante presente tra noi.

È poi un semplice pensiero a farmi strabuzzare gli occhi, non badando al fatto che il ragazzo al mio fianco potrebbe morire d'infarto ad una mia mossa troppo brusca.

"Mattia" biascico con la voce ancora nel pieno del sonno. Mi tirò leggermente su col busto e, a malincuore, interrompo il contatto tra i nostri corpi.

Niccolò sembra non capire, ha sul volto un'espressione troppo complicata da tradurre ed io adesso ho solo in testa mio figlio. Mi affretto a prendere un felpone dall'armadio, senza preoccuparmi di indossare l'intimo dato che mi arriva fin sotto al ginocchio e lentamente esco dalla camera. Tiro un sospiro di sollievo nel notare mio padre mezzo addormentato accanto alla culla del piccolo, perciò sempre senza fare rumore, ritorno dal moro che nel frattempo si è degnato di indossare un paio di boxer.

"L'hai chiamato Mattia?" domanda dopo qualche attimo di troppo passato a guardarci negli occhi.

"Fantasticissimo, no?" sorrido amaramente e lui con me, nel ricordare testuali parole pronunciate da lui qualche estate fa.

"È bellissimo"

"È uguale a te" ribatto subito senza pensarci due volte.

Non gli ho mai tenuto nascosto la mia opinione sul suo aspetto fisico, mi ha sempre attratta, non l'ho mai negato nemmeno agli inizi del nostro rapporto e di certo non comincerò a nascondermi proprio ora.
Nonostante questo però noto un sorrisetto sotto i baffi farsi spazio sul viso di lui, soddisfatto forse dalle mie parole. Io d'altro canto rimango seria, non accennando nessun'espressione specifica per non dare false speranze a nessuno ma soprattutto per non illudere me.

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