43-Casa Nostra

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Sono passate ormai più di un paio di settimane dalla sorta di "ricongiungimento" tra me e Niccolò. Dopo la sera al parchetto ci siamo sentiti spesso, seppur con minor frequenza nelle uscite. Per un certo verso mi è sembrato di tornare un po' ai vecchi tempi, quando le più grandi conversazioni avvenivano le sere attraverso lo schermo di un cellulare, per chiamate, video o anche solo via messaggi.
In una conversazione di questa mattina invece, il suo sembrava proprio un invito a tutti gli effetti. Uno di quelli che non ho mai ricevuto avendo sempre mantenuto quasi nessun modo formale assieme a lui.
Mentre penso questo, il mio sguardo è totalmente rivolto al bimbo che mi sta di fronte, impegnato nel cercare di afferrare i piedi, sdraiato a pancia in su.

"Non voglio fare la guastafeste ma non credo che ci riuscirai amore"

Resto a guardarlo tutto concentrato, ancora non sembra sul punto di mollare la corda.

"Mi ricordi qualcuno sai?"

Sorrido amaramente scuotendo di poco la testa.

"Tanto tempo fa, ma me lo ricordi"

Sottolineo il passato.
Se avesse avuto la stessa determinazione con la nostra storia, adesso saremmo qui a guardarti lottare per una cosa impossibile in due.

Il campanello suona, interrompendo di conseguenza i miei pensieri. Corro alla porta inconsapevole di chi mi si troverà di fronte, ma poi posso riconoscere la figura di mio padre, accompagnata da quella delle mie amiche.  Senza nemmeno degnarmi di un saluto, mi sorpassano all'entrata andando dritti dritti alla culla del bambino.

"Si ma fate con comodo" scherzo chiudendo la porta alle mie spalle. Mio padre mi lascia un bacio sulla guancia mentre Vanessa si limita a farmi un cenno con la testa. Desi è già completamente in un'altro mondo con Mattia.

"Come mai tutti insieme? Voi due mi state rimpiazzando con lui?" metto entrambe le mani sui fianchi assumendo un'espressione indignata.

"In effetti non avevamo preso in considerazione l'idea, che dici Rob?" afferma Vanessa ridendo, rivolgendosi a lui direttamente.

"Dico che di problemi sentimentali ne sento già troppi con lei e che altri due casi non mi farebbero per niente bene psicologicamente. Quindi grazie ma no" alza le mani in discolpa, ricavando una risata sincera da parte di tutte.

"A proposito papà" colgo l'occasione per dirgli di oggi.

"Dimmi tesoro"

"So che magari ti rompo, infatti non sentirti in obbligo di accettare, anzi, però stasera io e.."

"Tengo io Mattia" precede ogni mia anche minima spiegazione che gli avrei sicuramente espresso altrimenti. Io sorrido soltanto, incredibile come colga al volo ogni occasione ed ogni mio pensiero.

"Aspetta aspetta, stasera tu e chi andrete dove e farete cosa?" Desirè lascia delicatamente il bimbo nella culla soffermandosi sulle mie parole.

"Nulla" alzo il tono della voce correndo letteralmente verso la mia camera, nella quale mi chiudo a chiave.

"Non ci posso credere. Ti sei veramente chiusa lì dentro per non rispondere?" sento le voci da fuori mentre io mi godo la mia vittoria con un sorriso beffardo sul volto.

"Venticinque anni e sentirne quindici" aggiunge Vanessa facendomi ridere.

"Ne ho ancora ventiquattro stronzette!" urlo.

"Comunque carissima, aspetto ancora una risposta" risponde poi Desirè sentendo la mia risata e la mia voce, segno che sto originando le loro conversazioni.

"E se non arriva chiedo direttamente al secondo interessato" a quelle parole strabuzzò gli occhi buttandomi a capofitto sulla porta. 

"Prova ad accennare qualcosa a Niccolò e quelle mani te le taglio" dico scandendo bene ogni sillaba.

"Perfetto, ora che hai confermato che questa sera uscirai con Moriconi, che ne dici di raccontarci tutto?"  deduce la seconda con lo stesso sorriso complice, sembra quasi che lo facciano apposta.
Sbuffo sconfitta.

"È solo un'uscita" ammetto a grandi linee, ed infatti non so bene cosa mi aspetta di preciso.

"Si cara, ne riparleremo domani pomeriggio quando ci racconterai della notte di fuoco che avete passato"

"CI SONO ANCHE IO!" papà urla dall'altra parte della casa ed io sprofondo dell'imbarazzo più totale.

"Desirè sei una cretina" le punto un dito contro.

"E tu sei in ritardo. Muoviti se non vuoi presentarti già mezza nuda" apre lei stessa l'armadio, affiancata da Vanessa.

***

"Domanda spontanea" annuncia Niccolò avvicinandosi sempre di più a me, che sto camminando verso il parcheggio dove si trova la sua auto.

"Mi dica"

"Che ci faceva la ciurma per intero a casa nostra?" vedo dall'espressione del viso che ha assunto quanto si stia maledicendo mentalmente per aver utilizzato il plurale per descrivere il possesso della casa. Infondo non ne abbiamo mai parlato dal momento in cui ci abito solo io e sinceramente nemmeno me la sento di definirla solo mia. Là dentro ci abbiamo vissuto noi, in ogni angolo della c'è un pezzo della nostra storia, perciò mi sembra un pensiero fin troppo egoista definirla di mia proprietà.
Scuoto la testa prendendo poi la sua mano e intrecciando le nostre dita.

"Sono arrivate insieme a mio padre casualmente, e dopo sono rimaste tutte a casa nostra" ripeto lo stesso termine utilizzato da lui, lasciando che sul suo viso spunti una curva sincera.

"Allora, dove mi porti?" cambio argomento per evitare di scaldare la situazione già in principio.

"Se te lo dico non è più una sorpresa" abbozza un sorriso guardando dritto davanti a sé.

"Beh non sapevo che era una sorpresa"

"Ora sì" mi apre gentilmente lo sportello della macchina, invitandomi ad entrare. Con fare teatrale faccio come mi dice. Ci mettiamo in viaggio, senza spiccare parola, rimanendo con la lieve voce della radio in sottofondo al nostro silenzio.

"Ed ora annunciamo, in attesa del tour questa estate, Vasco Rossi con 'La nostra relazione' su Radio Zeta"

Questo è il karma, penso.
Le prime note alla chitarra già riescono a evitarmi ricordi tanto belli quanto dannatamente personali, in ognuno dei quali rimaniamo protagonisti io e lui, che noto stare trattenendo ogni istinto per evitare di maledirsi per aver rotto tutto.
Allungo la mano ed alzo il volume, chiudo gli occhi, lasciasciandomi trasportare dalle parole della canzone, sorridendo senza neanche farlo apposta al ricordo di tutte le volte che questo brano ha fatto da sfondo alle nostre vite.

"È inutile negarlo" canticchiamo sottovoce nello stesso momento. Mi giro leggermente nella sua direzione, stando ad osservare i suoi particolari di profilo, e anche lui fa lo stesso appena il semaforo davanti a noi diventa rosso.
Restiamo a fissarci senza muovere niente né parlare. Solo sguardi, che poi tanto muti non sono.
Nel giro di qualche secondo però mi ritrovo a qualche centimetro scarso dal suo viso, che alterna le iridi tra le mie labbra e i miei occhi.
Poi un clacson, che ci avvisa del colore di nuovo verde del semaforo.
Allora ci allontaniamo, come se nulla fosse, ignorando la folle voglia di spezzare questa stra maledetta distanza tra noi.

SPAZIO AUTRICE
Capitolo un po' inutile ma mi serviva:))

Restami Vicino||ultimoWhere stories live. Discover now