31-Non nominarla

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Giusto il tempo di far vestire decentemente Emma e già si trovavano in viaggio. L'atmosfera tra i due era tesa come una corda di violino e solo pensare a tutte quelle volte in cui, insieme al resto dei miserabili, ci si raccontava tutto senza veli né timore, non sembrava vero.
Non sembrano amici, nemmeno conoscenti a dire la verità.
Eppure insieme ne avevano passate tante negli ultimi anni.
Erano lì, o meglio, Adriano era lì, per cercare di tenere ancora in piedi quei due pilastri in grado di reggere tutto il loro rapporto, che purtroppo piano piano stavano cedendo.

Emma era intimorita e agitata allo stesso modo. Non vedeva Niccolò da davvero tanto, troppo tempo e aveva una voglia matta di riabbracciarlo, nonostante la paura di poterlo trovare in condizioni fin troppo critiche. Dall'altra parte però c'era ancora il rammarico di tutto quello che il moro aveva combinato, motivo per cui erano arrivati a quel punto della loro relazione, se ancora così si poteva chiamare. Perché oramai si erano lasciati, non si sentivano più, non si parlavano più. L'ultima volta che si erano guardati negli occhi o che avevano unito le loro labbra in un bacio, risaliva a troppi mesi prima.

Non erano più un noi allora.

Solo due ragazzi follemente innamorati ma con il cuore in tanti piccoli pezzettini, forse non più riaggiustabili.
Eppure nonostante questo Emma era in quella macchina, preoccupata per la salute del ragazzo e con l'ansia a mille.

Dopo minuti interminabili sento Adriano parcheggiare l'auto nel posteggio di fronte alla villa delle vacanze di Nicco, dove appunto suppongo si trova il moro.
Scendo dal veicolo e, ancora  con un silenzio assordante attorno spezzato solo dal rumore del vento, decido di entrare in casa.

I nostri passi rimbombano come mai prima d'ora, ce ne accorgiamo entrambi ma nessuno dei due ha il coraggio di ammetterlo. Si sente solo questo mentre piano piano ci avviciniamo alla porta d'ingresso, davanti alla quale mi fermo.

"Non so se ce la faccio" ammetto in un sussurro.

"Ehi ma che dici, certo che ce la fai" mi rassicura Adri con pura sincerità nei toni e nei modi.

"Ne avete passate di tutti i colori dall'inizio alla fine, la vostra storia è da invidiare. Sta volta lui l'ha combinata grossa ma non starebbe messo così se non se ne fosse pentito, non credi?" cerca di spiegare rimanendo incerto, proprio per non cercare di giustificare Nicco in nessun modo.

A questo punto mi limito solo ad annuire, poggiando poi la mano sulla maniglia della porta.

"Aspetta però" mi ferma nuovamente lui.

"Non so se è la cosa migliore che veda prima te, è molto scombussolato non vorrei che..."

Si ferma nel bel mezzo del discorso scuotendo poi la testa come per eliminare i pensieri.

"Entra prima tu" capii la situazione, assecondando le idee di Adriano che pensandoci, mi sembrano più che corrette.

Superò la ragazza e insieme si addentrarono in casa, cercando di fare meno rumore possibile nella speranza che Niccolò stesse ancora dormendo.

Ed infatti era lì, stravaccato sul divano con un cuscino tra le braccia. Decine di bottiglie ormai vuote attorno a lui, alcune sul divano ed altre per terra mentre sul tavolino ce n'era una ancora mezza piena.

Emma rimase di sasso. Le gambe le tremavano, così come la mano che involontariamente si portò alla bocca per evitare di fare rumore o peggio ancora di scoppiare in lacrime. Aveva visto ogni lato del suo ragazzo, dal migliore al peggiore, ma mai si sarebbe immaginata di vederlo anche in situazioni simili, che a lei sembravano a dir poco strazianti.

"Non so quando si sveglierà ma non sono sicuro che.."

Nemmeno fece in tempo a terminare che il moro si alzò di scatto, mettendosi poi seduto sul divano. Si strofinò gli occhi un paio di volte prima di riaprirli e portarli sul suo amico, non accorgendosi di una terza presenza ancora ferma immobile all'ingresso. 

"Che ore sono?" alla sua voce la ragazza perse un battito e dovette trattenersi dallo scoppiare in lacrime per quanto le fosse mancata.

"Penso le cinque e mezza" rispose vago Adri, non curandosi di essere preciso.

"Passami la birra" allungò poi il braccio Niccolò, chiedendo aiuto al suo amico.

"Basta Nic, di questo passo finisci per ammazzarti" cercò per l'ennesima volta di farlo ragionare, inutile dire, senza successo.

"Sarà" si prese da solo la bottiglia, portandola alle labbra, bevendo tutto il liquido restante d'un sorso.

"Smettila" allungò il braccio per poter sfilargli la bottiglia dalle mani e dati i riflessi poco pronti del moro ci riuscì alla grande.

"Non rompermi il cazzo e ridammi quella bottiglia" si vedeva lontano un miglio quanto fosse già ubriaco fino al collo, probabilmente domani non si sarebbe ricordato un solo secondo di questi momenti.

"Non puoi rovinarti così" sbottò in preda al panico.

"La smetti di farmi da padre? Ne ho già uno anche fin troppo stronzo, mi basta grazie" disse indifferente.

"Ad Emma non ci pensi?" pronunciò il suo nome, e lo fece apposta. Lei dovette trattenersi ancor di più, rimanendo ferma stante, ancora in piedi davanti alla porta.

"Non nominarla" si portò entrambe le mani ai lati della testa, con lo stesso fare di un bambino che non vuole sentire parlare i grandi di discorsi troppo complicati.

"Perché?"

"Perché non voglio" sprofondò la testa tra i cuscini dietro di lui e allora la ragazza non trattenne un sorriso amaro.

"Cosa non vuoi?"

"Non voglio pensare, che poi se penso è solo peggio. Quindi ridammi la birra" cercò di farla franca ma era troppo poco lucido per pensare.

"Se fosse qui con te, cosa faresti?"

"Lei?" si assicurò sconcertato dalla domanda piuttosto insolita.

"Si, lei" sorrise.

"Le farei solo capire quanto mi manca" rispose solamente, con un briciolo di malinconia che rese l'atmosfera ancora più semplice ma toccante agli occhi di lei, che osservava il tutto da lontano.

Adriano solo allora alzò il capo nella direzione di Emma, che aveva gli occhi velati dalle lacrime ed il viso ormai distrutto. Con lo sguardo le chiese il consenso di dargli la notizia che però non ottenne. Lei infatti negò infinite volte con la testa, per far si che non annunciasse al moro della sua presenza.

Non era ancora pronta ad affrontarlo.

SPAZIO AUTRICE
non odiatemi perfavore

Restami Vicino||ultimoWhere stories live. Discover now