12-Non doveva andare così

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NICCOLÒ

Scendo dal taxi tirando un po' più giù il cappello che ho in testa, in modo tale da nascondermi meglio ed entrare più tranquillamente nell'hotel. Per la prima volta nella mia vita sento gli occhiali da sole essere un vero e proprio peso. Ho bisogno di toglierli, di levarli e sfogarmi con qualcuno, perché di questo passo finirò per scoppiare.

Prendo le chiavi dalla tasca e apro la mia stanza, andando dritto verso il letto sopra il quale mi butto senza ritegno. Ho voglia di piangere, urlare e tirare fuori tutto il casino che ho dentro. E lo farei se solo non fosse che ho già percepito la presenza di qualcuno qua dentro.

"Già di ritorno?" Adriano, per fortuna.

"Si" mi limito a rispondere rimettendomi più decentemente sul materasso.

"Che sei preso male?" coglie subito il mio atteggiamento nervoso ma nonostante ciò io continuo dritto per la mia strada, non rispondendo alla sua domanda.

Mi alzo e corro in bagno, tolgo questi maledetti occhiali e mi guardo riflesso nello specchio. Due occhiaie che non hanno una fine, il viso distrutto e gli occhi che sembrano implorare un 'basta' in silenzio.

"Nì ti senti bene?" il mio amico mi raggiunge, io però non sono propenso a dargli una risposta, nè men che meno una minima considerazione.

"Come sta Emma?" la domanda fatidica, quella che mi fa irrigidire ancor di più di quanto già non lo sono. Il solo suo nome riesce a farmi crollare in una maniera assurda. Alzo il capo e finalmente gli rivolgo un breve ma intenso sguardo.

"Bene, sta bene" rispondo in poche parole, forse per evitare di dire qualcosa di cui poi potrei pentirmi.

"E che cosa aveva di tanto importante da dirti?" cerca di scovare più a fondo. Tanto vale che io glielo dica ora, prima o poi verrebbe a saperlo comunque ed è meglio che la verità la conosca da parte mia e non da altri.

"È incinta" lo vedo immobilizzarsi sul posto, con la bocca spalancata e gli occhi pure.

"Davvero?"

"No per finta" faccio una finta faccia disgustata per poi uscire dal bagno.

"Fratè auguri!" esclama euforico mentre io tutto sono tranne che esaltato.

"Ma tu non sei contento scusa?!" poggio entrambi i gomiti sulle ginocchia prendendo a tirare i capelli in testa, forse un po' troppo avidamente dato che comincio a sentir male all'attaccatura di questi. Chiudo gli occhi e per un secondo riesco a risentire le sue mani tra i miei capelli, non più di qualche ora fa, uniche in grado di farmi rilassare nel giro di pochi secondi in un solo tocco.

"Eri tu quello che voleva il baby Moriconi o sbaglio?" domanda dopo qualche secondo passato in silenzio.

"Non sbagli Adrià, ma sono in tour cazzo, mi spieghi come faccio a starle dietro?" allargo le braccia irritato.

"Sa badare a sé stessa non ha dodici anni Niccolò" sottolinea lo stesso fatto che anche lei mi ha fatto notare.

"Lo so, ma sarebbe potuta andare in un'altro modo" ragiono ad alta voce.

"Non doveva andare così" scuoto la testa un paio di volte maledicendomi mentalmente.

"Mi spieghi che ti succede?" a quel punto mi alzo dal letto scattando in piedi come una molla.

"Ma di che parli?! Non mi succede un cazzo Adriano, smettila di supporre cose a caso per favore" sbotto infine. Sfrutto l'occasione per aprire la finestra del balcone, che l'aria qui si è fatta stretta e viziata. Mi sporgo fuori, inspirando a pieni polmoni il caos che c'è in strada, causato dal traffico, che nulla è se messo a confronto con quello che ho dentro la testa in questo momento.

"Niccolò adesso ti siedi e mi spieghi che cosa ti prende!" mi affianca Cassio cercando di tranquillizzarmi, ma non è ancora il momento per riuscire a parlare e ragionare in modo maturo.

"Perché mi dovrebbe prendere qualcosa?" inclinò la testa squadrandolo per bene.

"Sei nervoso da matti, e poi bianco cadaverico, manco avessi visto un fantasma" mi fa notare indicandomi con entrambe le mani.

Sbuffo tornando con lo sguardo rivolto verso la finestra aperta. Osservo le macchine che corrono come se stessero facendo una gara contro il tempo, come se avessero tutto da perdere e in palio qualcosa di fin troppo grande.

"E poi la prossima data è dopodomani, potevi rimanere a casa con Emma e goderti questi due giorni pieni assieme a lei" mi ricorda, anche se non ce ne sarebbe stato l'eventuale bisogno.

"Lo so" chiudo gli occhi un'altra volta.

"Avete litigato?"

"No" rispondo di getto.

"Cioè si, ma alla fine abbiamo sistemato" mi correggo.

"Più o meno" riformulo di nuovo la risposta, non del tutto certo delle mie affermazioni.

"A cosa equivale il tuo 'abbiamo sistemato'?" per la prima volta dall'inizio della nostra conversazione riesco a fare un sorriso beffardo ricordando la scena di questa mattina.

"Devo proprio spiegartelo?"

"No credo di aver capito grazie" mi zittisce subito prima di scoppiare a ridere seguito da me.

"Ma se avete fatto quello che avete fatto e avete 'sistemato'" sottolinea l'ultima parola mimando anche le virgolette con le dita.

"Ancora non ho capito, perché cazzo non sei rimasto con lei?!" mi mette di nuovo spiaccicata in faccia la verità dei fatti, e per un attimo sento i brividi che spero siano causati dal leggero vento proveniente da fuori e non da altro.

"Non ci riuscivo" alzo le spalle cercando di fare l'indifferente, anche se quando si parla di lei, di indifferente io non ho proprio un bel niente, anche a volerlo.

"In che senso non ci riuscivi? A fare cosa?"

"A starle accanto, fingermi felice quando dentro in realtà avevo solo voglia di scappare, di evadere, di andare via, lontano. Perché è così che mi sento Adrià. Ho combinato un casino troppo grande, il solo pensiero adesso mi uccide.
E io a sorridere per poi compiere anche solo il semplice gesto di un bacio, accantonando ogni pensiero per qualche misero secondo, proprio non ci riesco. Non sono il tipo. Se non sono tranquillo mi si legge nello sguardo e purtroppo o per fortuna, lei è l'unica in grado di tradurre la lingua dei miei occhi"

Ad ogni parola che pronuncio sento come se uno dei massi che mi tenevo dentro, seppur leggero, si stia polverizzando. O forse lo sto semplicemente passando ad Adriano che sembra più confuso che mai, giustamente aggiungerei.

"Non... non capisco Nì... di che stai parlando, che hai fatto che non dovevi fare? che..."

"Regà vi stiamo chiamando da mezz'ora. Abbiamo anticipato le prove per dopodomani ad oggi, tra cinque minuti precisamente, dove eravate finiti?!" Vanessa fa irruzione in camera, interrompendo fortunatamente il nostro discorso.

Prendo il telefono e corro fuori dalla porta, per evitare forse lo sguardo di Adriano, anche se so che prima o poi finirò per dover parlare.

SPAZIO AUTRICE
Allora, avviso che non sono sicura di riuscire ad aggiornare ancora tutti i giorni. Farò il possibile giuro, ma vi avviso prima nel caso non ci riuscissi.
Detto questo, non odiatemi anche se ce ne sarà bisogno tra non molto :)

Restami Vicino||ultimoWhere stories live. Discover now