30: Fredda e parlare.

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~Distinti e distanti~
***

"Ragazzina, vieni con me." Dice lui, si, proprio lui.

Vedo Harry irrigidirsi.
Amore mio lo sapevo che non ci avresti abbandonato.
Se non l'ha fatto lui, lo faccio io.
Non farlo...
"No." Rispondo subito, ora noto Harry leggermente più calmo.
L'hai fatto...
"Non lo ripeto."
"Tu pensi seriamente che dopo ieri io voglia anche solo respirare la tua stessa aria? Divertente"
"Okay, se le buone maniere non funzionano, provo con le cattive." Dice abbassandosi velocemente.

"Con quelle cattive sarà peggi-" non mi da tempo di finire la frase che mi prende come un salame. Di nuovo. Anche se è prima mattina, ho voglia di salato.
Come se a te cambiasse qualcosa giorno o notte.
"Christian lasciami subito!" Urlo e mi dimeno ma niente, rimane impassibile.

Mentre si gira e inizia a camminare verso non so dove vedo Harry che cerca di fare qualcosa ma Jennifer che lo blocca, e non so se esserne grata o meno, intanto faccio i pollici in su per rassicurarli ed un mezzo sorriso.

O forse cerco di rassicurare più me che loro. Siamo di nuovo dietro la scuola ma ancora non mi posa a terra.
"Em, buongiorno Christian. Si io qui sopra sto una meraviglia, grazie per esserti preoccupato." Dico sperando capisca la mia ironia.
Almeno hai una bella visuale del suo bellissimo seder-
"Ah perfetto, allora puoi stare lì, a me non dispiace". Dice interrompendo la mia vocina, per fortuna, ma non ha capito la mia ironia, per sfortuna.
Te lo fa apposta.
No.
Si.
"Ero ironica, stupido" Dico esasperata.
"Lo so, stupida" annuncia e mi posa, mettendo subito le sue mani attaccate al muro all'altezza delle mie spalle.
Te l'avevo detto.
"Perché sei messo così?" Chiedo guardando le sue mani.

Belle. Niente da dire.
"Perché sennò scappi."
"Non sono mai scappata da niente, quindi tranquillo." Rispondo mettendo le braccia conserte.
Quando suona la campanella dell'ultima ora non sembra che non scappi via dalla scuola...
"Quindi da me non vorresti scappare?" Domanda col sopracciglio alzato.

No.
"Da te si, l'unica persona." Rispondo soffiando via una ciocca di capelli che mi è finita sul viso prima.

Oltre alla professoressa di storia che cerca sempre di interrogarti...

Noto un pizzico di divertimento sul suo volto.
"Ah, allora devo essere onorato di essere l'unico."
"Non immagini quanto..." sussurro roteando gli occhi "che vuoi quindi?" Continuo.
"Niente, infastidirti" dice mentre toglie le mani dal muro e...

A me va bene.

A me no.

...cerco velocemente di fuggire alla mia sinistra ma la sua mano blocca, di nuovo, il mio polso.

"Ma non avevi appena detto che..." cerca di dire ma "Non peggiorare la situazione" Lo interrompo.

"Va bene, donzella"
"Ascoltami bene..." dico mentre mi allungo leggermente e lo guardo fisso negli occhi,
"Te l'ho già spiegato una volta e odio ripetere le cose, non dovevo neanche spiegarlo perché era evidente, eppure l'ho fatto perché tu stupido da solo non ci arrivavi. Io non sono come le altre, io non sono le altre, punto. Non sono un passatempo, non sono un gioco, non sono un oggetto. Se le altre si fanno trattare da te come vuoi, non significa che lo devi fare con me. Se con le altre sbagli e ti perdonano, non sperare che lo faccia io. Se le altre le ignori e loro ti vengono lo stesso dietro, non pensare che mi interessi. Non puoi prima trattarmi come ti gira la testa e poi ritornare come se nulla fosse, va bene donzello?"
"Il problema non è che non lo capisco, il problema è che non lo voglio capire. Ormai so come sei fatta, anche in poco tempo. Perché sei vera, spontanea, sei solamente... Tu, Alexander. Non riesci a fingere, è più forte di te. Ci vuole coraggio, non tutti riescono" Dice distogliendo lo sguardo.

Non so se è effettivamente così o sono io che lo spero, però credo di scorgere del rancore nei suoi occhi bellissim-

No.
"Il primo che non riesce sei tu, che menti a te stesso prima di chiunque altro. Non puoi essere onesto con gli altri, se prima non lo sei con il tuo essere. Ma l'unica cosa che voglio è che ti metti chiaro in testa quello che già ti ho detto fin troppe volte, anzi no, non voglio niente da te, non mi interessa, ciao Dean, cattiva vita ancora." Dico sapendo perfettamente che non mi avrebbe risposto e me ne vado.
A casa sua ad aspettarlo?
No, nel cortile della scuola, da sola, entrerò al solito a seconda ora per colpa sua.

Che dispiacere.
Noto una notifica, non ho la suoneria ma il telefono in mano. È delle mie gare di motocross, questa sera al solito posto e al solito orario: perfetto, mi aiuterà a sfogarmi. Arriva sempre nel momento giusto, l'unica certezza della mia vita, insieme ad Harry.

Ed al rimprovero della professoressa di storia.

***

I miei amici sono venuti a casa mia subito dopo cena, così da andare insieme la, intanto che aspettiamo che si sia fatta l'ora di partirci, siamo in camera mia a parlare.
"Illuso." Dice Alex, dopo che ho finito di raccontare ciò che è successo questa mattina.
"Povero..." Jennifer.
"Povero? Ma tu hai visto come l'ha trattata?" Anna.
"Forse merita un ultima chance..." Brianna.
"Ne ha avute fin troppe, tutte inutilmente." Conclude Harry.
Ho cinque amici intimi che sanno 'tutto' e che dovrebbero aiutarmi, ma con la mia solita fortuna sono metà contro e metà pro.
Ricordati di me che sono pro, e quindi vince la maggioranza.
Siamo la stessa persona, e quindi calma che io ancora sono sul contro.
"E tu?" Chiede Anna.

"A me sinceramente interessa solo mangiare e dormire"

Che stupida...

"Okay, ma oltre a ciò?" chiede Brianna.
"Em... Oh, sentite, è suonata la sveglia che ci avvisa che ci dobbiamo partire, quindi su andiamo che sennò facciamo tardi."

Salvata da una sveglia, chi l'avrebbe mai detto, io no di certo.

Odio non rispondere e odio cambiare discorso, non è da me ma non voglio rovinarmi una serata di gara, devo concentrarmi. Ma odio anche lasciare a metà i discorsi, quindi sarà per una prossima volta.

Se ci sarà mai...

Night or Day?Where stories live. Discover now