48: Tre mesi dopo...

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Dopo domani per me sarà un lungo giorno importante e purtroppo dovrò abbandonare la mia più grande passione per avere un futuro più certo: le motocross.
Essendo, appunto, uno degli ultimi giri che potrò fare, mi godo il più possibile l'ennesimo giro. È mezzanotte passata e tutti già dormono, esco di nascosto e vado nel garage del mio migliore amico, che ovviamente sapeva già tutto, infilo subito il mio casco e prendo la mia amata motocross. Esco dalla stradina in silenzio per poi accenderla solo dopo essere arrivata in strada, routine di tutte le volte. Fra il silenzio ed il buio della notte, si intravede e si sente sfrecciare in strada la campionessa delle motocross, Sasha. Mi sono vestita leggera anche se coperta, per sentire il vento entrarmi nelle ossa. Voglio godermi tutto, ogni minimo particolare, voglio ricordare tutto, anche se mi sarà difficile dimenticarlo. Le moto, la velocità, la strada, il vento, lo sfrecciare senza limiti, l'adrenalina, mi fanno stare bene, mi fanno sentire me stessa. Abbandonare tutto ciò, sarà qualcosa di orribile. Quanto vorrei togliermi il casco e sentire i miei capelli svolazzare, ma purtroppo non posso. Questa è una delle volte in cui corro più veloce e non per una gara, lo faccio per me stessa... Qualsiasi cosa succederà, state sicuri, Sasha non si dimenticherà ma tornerà, è una promessa. Decido di ritornare a casa dopo un bel po' di tempo, faccio la routine di prima ma inversa. Cammino per rientrare a casa, abbasso gli occhi per cercare le chiavi, appena le trovo alzo lo sguardo... e purtroppo non trovo solo quelle.

"Cosa significa tutto ciò? Spiegami immediatamente!" Urla.
"Volevo solo uscire a sgranchirmi un po' le gambe" rispondo calma.
"Eppure non le stavi usando, o sbaglio?"
"In che senso?"

"Tu eri sopra una dannatissima motocross, Alexander. Pur sapendo la storia ed il passato di essa, tu eri comunque su quel maledetto sellino. Non solo non mi hai detto che uscivi, sola di notte. Non solo non mi hai detto che facevi un giro con una motocross. Ma addirittura mi avevi detto di averla venduta! E tutti quei soldi ricavati, allora? Da dove li hai presi?"

"Ci sono delle cose che non sai, e che è meglio non saperle."

Mi arriva uno schiaffo, mia madre non aveva mai compiuto un gesto del genere. Giro la faccia, mi brucia la guancia ma rimango in quella posizione, con gli occhi abbassati ed in silenzio.
"Voglio delle spiegazioni, subito e anche dettagliate."
"So già che con quello che ti dirò ci rimarrai molto delusa e arrabbiata, ma ormai non posso fare altrimenti. Quindi scusami, ma me l'hai chiesto tu. Ti chiedo per favore di sederti." Ci sediamo fuori, non dentro per non svegliare le piccole. Prendo un lungo respiro ed inizio a confessare, non avendo altra scelta.

"Non ho mai abbandonato la motocross, l'ho sempre tenuta nei garage dei miei migliori amici per non fartela vedere. È mia, come le chiavi ed il casco. Non l'ho mai venduta e, ti prego, non lo fare neanche tu nonostante tutto ciò, fallo per me e papà. La uso ancora e spesso, quando ti dicevo che sarei uscita con amici, andavamo in realtà a correre. Facciamo delle gare in un piccolo quartiere un po' distante da qui, gare in cui si guadagna anche un bel po', ecco il perché di tutti quei soldi guadagnati. Quando ti ho chiesto di cambiare scuola, è perché alcuni avevano scoperto che fossi io la campionessa di motocross, e non volevo che ti arrivassero queste voci, consapevole che me l'avresti tolta immediatamente. Mi sono creata un'identità, ora nessuno sa che quella campionessa in realtà sono io. Non ti ho mai nascosto niente, so che ora non ti fidi più di me ma, mamma, non avevo altra scelta."

Dico tutto ad un fiato. Lei mi guarda seria, un misto fra arrabbiatura e delusione, come avevo già logicamente previsto.
"Perché tutto ciò? Perché non potevi semplicemente abbandonare tutto? Non mi sembra ti sia mai mancato niente, allora perché complicarsi la vita solo per una cosa?"
Ha gli occhi lucidi ed infuocati, potrebbe uccidermi da un momento all'altro o scoppiare in una crisi di pianto. Le poggio una mano sul braccio ma si scansa. Questo ha fatto più mal dello schiaffo di prima. Il bruciore della guancia ora è svanito, quello al cuore no.

"Perché tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto con il cuore. Sia mio, sia questo di papà" Dico toccando la collana fuori dalla maglietta, "prima di una gara lo stringo sempre perché così lui gareggerà con me ed io vincerò per lui. So che voleva questo ed io sto solo cercando di renderlo fiero di me, cosa che non ho potuto fare prima. Amo le motocross tanto quanto amo lui, e viceversa. Voglio che lui senta constatemene il brivido che gli donava correre, voglio che lui guardando in basso pensi 'è la mia bambina'" Ho gli occhi lucidi e sento la gola andare a fuoco.
"Non mi interessa, tu domani dai via quella macchina infernale. Se non la vuoi vendere la regali a qualche tuo amico. Non farai mai più dei giri sopra a quell'aggeggio li, sia chiaro. Non ti azzardare mai più, non potevi fare cosa peggiore. Se ami così tanto tuo padre come dici, non continueresti a fare ciò che l'ha ammazzato." Dice alzandosi ed entrando in casa, senza voltarsi o aspettare.

Rimango immobile a guardare il vuoto, metto una mano sopra il petto. L'ultima frase mi ha davvero spiazzato, ma mi ha fatto capire che ha ragione. Non posso continuare a fare una cosa che l'ha portato ingiustamente via da me. Non posso continuare a fare la nostra cosa, una cosa che facevamo in due, da sola, io sola. Abbandonerò per sempre questa situazione, spero solo che mia madre mi perdoni in fretta, anche se la vedo difficile.


***


L'indomani Lena non mi parla, e non potete capire quanto mi dispiaccia. Giusto giusto oggi siamo sole a casa, le gemelline sono ad un compleanno di un loro compagno di classe, ovviamente ignare di tutto. Non so che fare, sono a letto da ieri notte, non abbiamo fatto colazione, non ho neanche fame ed è strano, ho lo stomaco bloccato dal dispiacere, ma per lo meno spero di pranzare insieme a lei. Mi alzo ed esco dalla camera raggiungendo la sua. Non tiene mai la porta chiusa, per sentire qualsiasi cosa, quindi mi metto lì vicino ma non entro per non darle fastidio.
"Mamma, ti va se oggi cucino io?" Chiedo.
"Pur essendo arrabbiatissima e delusissima, non priverei mai ad una delle mie figlie di entrare in camera mia. Quindi tranquilla che non ti uccido, anche se vorrei." Risponde ed entro.

"Sei una schiappa a cucinare" continua il discorso e sorrido.
"Lo so, ma dovrò pur sempre imparare, no? E come faccio se non inizio? Pure una testarda come me può imparare e rimediare dagli errori..." spero le sia arrivato ciò che doveva capire.
"Va bene, ma se sporchi pulisci tu, io intanto tengo pronto il numero dei pompieri. Buona fortuna" dice ed annuisco, esco dalla camera e percorro il corridoio, scendo le scale fino ad arrivare in fretta in cucina.

Bene, ora a noi due... Purtroppo.


***

"E' pronto, scendi!" Urlo con un po' di pepe in faccia visto che non so come la mia ciotola abbia deciso di fare una capovolta sopra di me. Istintivamente starnutisco.
"Fantastico, ma perché c'è dell'uovo sul tetto?" Chiede, guardando su.
E ora chi glielo spiega quello che hai appena detto?
"Em, non lo so, dopo pulisco tutto io. L'importante è che non sia andato tutto a fuoco, giusto?" Chiedo e mi parte un altro starnuto.
Ci sediamo a tavola, apparecchiata da me, ed è lei ad iniziare il discorso fortunatamente.

"Hai sbagliato troppo, non c'è bisogno che te lo dica io per saperlo. Sei una testarda combina guai perenne e non ti può fermare nessuno, quindi dovevo aspettarmelo. Anzi, la verità è che me lo aspettavo ma non ero ancora pronta a saperlo, e ora capisco che non lo sarei mai stata. Ma sono tua madre e tu sei mia figlia, so che tutto ciò non l'hai fatto per male. Rimarrò della mia idea, solo per il tuo bene, anche se ora non lo capisci. Ci vorrà tanto per riacquistare la mia fiducia ma domani è il tuo grande giorno, non voglio lasciarti andare triste, voglio che parti serena. Inizieremo una nuova vita ed io proverò a dimenticare tutto, se solo tu non ricommetterai mai più questo errore."

"Va bene mamma, grazie. Dovresti mangiare la carbonara più spesso"
"Vedi che sono ancora in tempo a rimangiarmi tutto e a metterti in castigo a vita" nego con la testa, "Alexander lo ripeto: mai più"
Non sono pronta ad abbandonare per la seconda volta mio padre, per me è come se lo stessi facendo. Questa è l'unica cosa oltre la collana a tenermi incorata a lui.

Lucas, per sempre la tua piccola campionessa.

Night or Day?Where stories live. Discover now