23: Casa e pace.

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Mentre Alexander si sta lavando io preparo il tutto, di solito le ragazze ci stanno tanto in bagno ma lei sta esagerando.

"Ragazzina, sei viva?" domando bussando alla porta, chiusa da ormai più di mezz'ora circa ma non ottengo risposta.
"Alex, sei morta?" ritento, muovendo la maniglia.
Lo sai che hai fatto la stessa domanda cambiando le parole, e quindi se non ti ha risposto alla prima non ti risponderà alla seconda, vero?
Giusto, allora sfondo la porta.
Sfonda un'altra cosa, non la porta.
"Al mio tre sfondo la porta: 1...2... E..." chiudo gli occhi mentre corro per aprirla e...
BOOOM. Sbatto. Nello sportello. Dentro il bagno.

Non ho il tempo di relazionare ciò che è appena successo che sento l'inconfondibile risata di Alexander, mi giro stordito verso la sua direzione e mi riprendo in fretta: la vedo a terra con solo una tovaglia bianca addosso ed i capelli bagnati sparpagliati. Mi piace, fin troppo.
"Un giorno finirò in ospedale solo per colpa tua, o di un tuo stupido scherzo, o degli infarti che mi farai venire."
E non solo quelli.
"E se fossi stata nuda?" domanda rialzandosi, cerca di coprirsi il più possibile mentre guarda giù, mi avvicino a lei.

"Non mi sarebbe dispiaciuto." rispondo fermandola ed alzandole il mento con le dita "E solo con me non c'è bisogno di coprirsi." Ricalco bene quel 'solo'.
"Sogna." Si allontana.
Lo faccio già.
I vetri sono appannati e c'è un forte odore di lavanda. Mi metto una mano in fronte, dove ho sbattuto.
"Non pensavo avessi tutta questa velocità" si giustifica alzando le spalle.

Inizia a cercare in alcuni mobili, trova il kit con tutto l'occorrente, mi fa sedere sul bordo della vasca e inizia a medicarmi. Il suo petto è troppo vicino al mio viso per ragionare lucidamente e non penso sia per il colpo alla testa. Lei non ci fa caso, fortunatamente.

"Mi stai ricambiando il favore, mocciosetta?" chiedo ripensando all'hotel in gita di notte e cercando di distrarmi: sta diventando una tortura.
"Non hai sangue o tagli, solo un bernoccolo che chiamerò Alfred" mi informa ridendo.
Non è molto normale comunque.

Meglio.

I lunghi capelli bagnati, diventando poco più scuri, fanno contrasto col colore chiaro della tovaglia. Le labbra sono leggermente schiuse e la testa inclinata. Gli occhi sono completamente fissi su di me, soltanto me. Ha le guance rosse per il vapore ed il suo petto si muove a causa del respiro più evidentemente. Le goccioline d'acqua continuano a scenderle dal collo fin dentro al tessuto.

Dio mio ragazzina, seitroppo bella per essere reale. Troppo bella per essere così vicino a me.


"Se fosse stata un'altra persona, l'avrei già picchiata."
"Ma sono stata io, e quindi?" domanda spostandosi, finalmente, stavo fremendo.
"E quindi sei fortunata."

Mi alzo e lei sistema tutto, alzo la maglietta che avevo e noto che si gira.
"Ragazzina, non hai mai visto un ragazzo a petto nudo?"
"Non te"

"Non sai che ti perdi"

"E non voglio saperlo. I vestiti dove sono?"
"In camera mia" esce chiudendo la porta.

Dopo meno di quarto d'ora finisco, metto un accappatoio ed esco.
La trovo seduta sulla sedia di camera mia che sta con il suo telefono, indossa la felpa più grande che ho che le arriva circa sopra al ginocchio.
"Ti avevo preparato anche dei pantaloni, ma così non mi dispiace."
"Lo so, ma mi scendevano perché mi venivano grandi." risponde alzandosi.
"Perché non ti sei sdraiata sul letto mentre aspettavi? Stavi più comoda".

Guarda prima il letto e poi me ma non risponde, "Ti aspetto giù" ignora la mia domanda e si avvicina alla porta.
"Perché?"
"Devi vestirti."
"Per me puoi rimanere eh" dico.
"Ma non ti stanchi mai?" risponde sbuffando ed uscendo.
Di te? No.

"Mi asciughi i capelli?" mi chiede quando, qualche minuto dopo, ho finito di vestirmi e sono uscito.
"Sbaglio o le mani le hai?"
"No" risponde nascondendole dentro le maniche della mia felpa.
Roteo gli occhi e inizio ad asciugarle i capelli con il phon.
"La tua famiglia?" domanda nel mentre.
"Mia sorella è da una sua amica e mio padre lavora fino a tardi."

Annuisce e spengo il phon, prendo una spazzola e cerco di pettinarli. Cerco ma non ci riesco.
"Devi partire dalle punte, piano piano poi sali."
Faccio come dice e, accidentalmente, le sfioro il sedere.
Accidentalmente.
Assolutamente si.
La guardo attraverso lo specchio e noto che mi guarda male e dopo mi schiaccia il piede.
"Vedi che c'è chi pagherebbe per essere al posto tuo"
"Le altre, non io, perch-..." cerca di dire ma "Perché tu non sei come le altre, sei diversa, non devo confondermi e confonderti. Lo so." La interrompo.
"Bravo, ti sei meritato un premio." dice ed il mio cervello va in automatico, ma l'unica cosa che ricevo è un dito medio alzato.

Usciamo dal bagno e ci dirigiamo nel salone, mi metto sul divano e lei sta in piedi vicino.
"Tranquilla, non ti salto addosso, almeno per ora. E ho i popcorn." Dico scuotendo la ciotola
"Non so se essere offesa o privilegiata." dice sedendosi e prendendo la ciotola.
Privilegiata, fidati.
"Quale mettiamo?" ho il telecomando in mano e accendo la tv.
"Horror."
"Sei sicura che non hai paura?" entro su netflix e cerco.
"Sono Alexander Josh."
Giusto.

Mi squilla il telefono, lo prendo e rispondo senza leggere il nome, un altro mio brutto vizio che dovrei togliermi.

Ma che non farai...

"CHRI-CHRI? DOVE SEI?" allontano istintivamente il telefono dal mio povero orecchio.

Ma che dovresti fare...
"Sono a casa mia, perché?" dovrei già essere abituato alla sua stridula voce ed invece no.
"Non ti ho visto più a scuola, io sono uscita, posso venire?" non ha niente a che vedere con la voce di Alex, infantile per l'età che ha ma bella.
"No, sono impegnato, ciao" chiudo la chiamata e poso il telefono, mi giro a guardarla.

Sei nei guai.
Lo so.
"Em..." cerco di parlare ma "Stai zitto" mi interrompe.
"O ti avvicini e mi parli, o ti faccio il solletico" propongo.

Proponi? Minacci semmai.
"Perché hai sempre questi ricatti odiosi?"
"Funzionano" rispondo e lei nega, quindi inizio a farle il solletico dappertutto.

"B-basta per fav-ore AHAH"
"Quindi?", "Va bene, va bene!", "Visto che funzionano?"
"No, ma io al solletico non resisto." spiega e, questa volta, squilla a lei il telefono. Risponde dopo aver guardato il contatto, almeno lei.

Chi cavolo è ora? Non possiamo mai avere un momento di pace da soli.

"Non sono ancora a casa, perché?" domanda e sento una voce maschile.
Chi è.
"Non lo so cosa faccio ora, poi ti faccio sapere" dice ancora e chiude, poi si gira verso di me.
"Che succede? La situazione si è capovolta?" chiede con un ghigno.
"Chi era?"

"Harry, geloso?"
"Io no, ma qui quella che ha fatto una scenata di gelosia prima sei tu"
"Non ero gelosa"
"Dobbiamo continuare?"

Riaziono il film e ritorniamo come prima, entrambi consapevoli che però domani ritornerà tutto come al solito, purtroppo.

Con te non capisco più niente, ragazzina.

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