36. Innamorarsi

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Venerdì 11 gennaio 2019
13:57

Le vacanze natalizie erano a dir poco volate, cedendo il passo al nuovo quadrimestre scolastico, accompagnato dall'inverno più freddo e lungo degli ultimi anni.

Mia sorella era tornata a Milano, con mio grande malcontento, per riprendere l'università ed io ero ritornata tra i banchi dell'Artemidis dall'inizio della settimana e per fortuna era già venerdì.

Riuscire a sopportare l'assenza di Fiamma e il peso dello studio allo stesso tempo, cominciava a risultarmi estremamente complicato.

Non ci sentivamo da diversi giorni, quando si era sgretolata ogni certezza che avevo su di lei e il nostro filo invisibile aveva cominciato a sfibrarsi.

Da allora, le mie giornate si erano spente. Mi ero sentita parte di un universo in cui avevano strappato via il Sole dal cielo ed io non potevo far altro che vivere ogni istante avviluppata dall'ombra.

Avevo trascorso momenti di totale e profonda riflessione, nei quali mi ero domandata spesso se valesse la pena provare a fidarmi nuovamente di Fiamma, dopo che mi aveva mentito più volte.

In altri momenti invece, mi era sembrato di impazzire senza lei al mio fianco, senza le sue carezze, i suoi baci, il suo profumo e la sua coda di cavallo bassa e disfatta, e non mi era importato quante bugie mi aveva raccontato: il desiderio di lei era sempre più forte.

Ma non dovevo lasciare che i sentimenti mi offuscassero la mente, impedendomi di agire con razionalità.

Mi trovavo di fronte ad una scelta dolorosa: perdonarla e rischiare ulteriori ed eventuali sofferenze, o lasciarla andare una volta per tutte, perdendo così la persona a cui tenevo di più?

Difficile prendere una decisione ed infatti io avevo preso solo tempo, evitandola.

A scuola, varie volte era capitato che i nostri sguardi si incrociassero, sostenendosi per non più di due secondi, giusto il tempo di cogliervi nell'iride, la distruzione che segnava sia l'una che l'altra.

E in quegli attimi, rapidi come gocce di pioggia che cadono al suolo, sembrava esserci speranza per noi due.

Poi ognuna aveva distolto gli occhi, come se si fosse trattato di un'occhiata furtiva tra sconosciute, ripiombando bruscamente nella monotona e triste realtà.

Ma non quel venerdì.

Quel giorno fu diverso.

Notai Fiamma seduta sul muretto all'uscita, con le gambe che dondolavano ad un ritmo piuttosto nervoso. 

Quando mi vide anche lei, saltò giù in fretta e con grande sorpresa me la ritrovai vicino, mentre proseguivo oltre il cancello della scuola.

In quell'istante venni sopraffatta dalla marea di emozioni e sensazioni che percepivo solo a contatto con lei e delle quali, durante la settimana precedente, non avevo potuto godere.

Quando le sue dita si avvolsero con tenerezza intorno al mio polso, indicandomi di fermarmi, una scarica elettrica si propagò nel mio corpo.

«Ari» mi chiamò ed io rabbrividii. «Posso parlarti?»

«Dovrei tornare a casa» cercai di respingerla, fallendo miseramente.

Non giocare con il fuoco Where stories live. Discover now