1. Cambiare

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Lunedì 10 settembre, 2018
7:15

Avevo sentito dire che i cambiamenti erano belli, pieni di sorprese e nuove avventure, perché in fondo la vita cos'è, se non un'avventura? Ma non per come la vedevo io.

L'idea della novità e quindi allo stesso tempo dell'ignoto, mi spaventava terribilmente e mi ero ritrovata spesso ad associare tale visione all'unica sensazione per me plausibile: l'ansia.

Stavo per trasferirmi in una nuova scuola e, considerando che non era affatto facile per un'adolescente introversa e piena di insicurezze, percepivo il peso del timore sempre più gravante sul mio corpo.

Ancor di più se ripensavo ai motivi che mi avevano spinto, o forse costretta, a compiere quel passo da gigante all'inizio del mio quarto anno di liceo.

Le difficoltà che avevano intralciato e messo alla prova il mio percorso al vecchio istituto, mi tormentavano al punto da annebbiarmi la mente, convincendomi di poterle subire persino nella nuova scuola.

Ma non potevo permettermi di ricominciare, perseguitata da quell'alone di negatività.

Dovevo partire col piede giusto e per farlo, per una volta dovevo essere positiva. Un nuovo inizio mi aspettava e la cosa migliore che potessi fare era approfittare di quella situazione.

Nessuno conosceva la timida ed impacciata Arianna ed io dovevo cogliere l'occasione per presentare agli altri una versione ottimizzata di me stessa.

Desideravo ardentemente gettare nel dimenticatoio tutto ciò che ero stata fino a quel giorno ed imparare ad essere una nuova persona, più disinvolta, espansiva e audace, una persona che avrebbe saputo accantonare o persino ignorare i giudizi altrui, dimostrando, una volta tanto, di contare molto più di quello che lei stessa credeva.

Di certo, arricchire la mia personalità con quei requisiti che mi avrebbero permesso di stabilire contatti con la gente, mi sarebbe costato un grande sforzo, ma ero disposta a provare pur di sentirmi più apprezzata. 

Dovevo dare alla mia vera natura, la possibilità di uscire allo scoperto e una volta attraversata quella porta, forse avrei avuto l'opportunità di trovare degli amici veri e con molta probabilità non avrei avuto più paura di mettere piede in un ambiente diverso da casa mia.

Sarebbe stato il primo passo verso una vita migliore.

O almeno era quello che speravo.

Così quella mattina, nonostante fossi stata colta da un forte senso d'agitazione, riuscii a placarlo e ad uscire da casa con il cuore dieci volte più leggero del solito.

Mia madre aveva chiesto una giornata libera dal lavoro per potermi accompagnare il mio primo giorno nel nuovo liceo.

«Non immagini che sollievo alzarsi un'ora più tardi» esordì lei ridacchiando, una volta entrate in macchina.

I suoi turni cominciavano ogni mattina a partire dalle sette e terminavano alle tredici e, tranne eventuali rientri, veniva a prendermi lei all'uscita da scuola. Ma ora che avevo cambiato, sarebbe stato molto più semplice e veloce prendere la metropolitana: tre fermate e sarei arrivata dritta a casa.

Rivolsi alla trasposizione adulta di me stessa -eravamo così simili che una volta, guardando una sua foto di quando era piccola, avevo creduto di essere io- un sorriso dolce. La mattinata in particolare non era mai stato il mio momento migliore per scambiare quattro chiacchiere.

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