16. Vieni a cercarmi

980 69 21
                                    

Giovedì 18 ottobre 2018
7:40

Il cortile esterno della scuola cominciava a popolarsi di studenti man mano che si avvicinava l'inizio delle lezioni. Io ovviamene me ne stavo in disparte, lontano dalla moltitudine di gente che sembrava inghiottirti e soffocarti.

Quella mattina il mio stomaco era in subbuglio, il cuore aveva intrapreso una gara di velocità contro se stesso e il tremore alle mani non aiutava di certo la sigaretta che tenevo tra l'indice e il medio e che mi ero accesa per calmarmi.

L'ansia era più forte che mai.

Sarebbe stato inutile rimandare ancora qualcosa che era giunto il momento di affrontare. Non avrei abbandonato di nuovo quella corsa ad ostacoli, come avevo già fatto in passato. Le avrei oltrepassate, quelle barriere.

Adam era in procinto di arrivare e mentre lo aspettavo, recitai diverse frasi nella mia mente, in cerca del modo migliore per dirgli tutto; ma mi resi conto che non esisteva un "modo migliore" per lasciare una persona, o forse, per rifiutarla. Qualsiasi scusa, parola o frase suonava così banale nella mia testa, ma al tempo stesso distruttiva.

Molto più per lui, che per me.

Avevo sempre apprezzato ogni singola parte di quel ragazzo. Era stato il primo in assoluto che mi aveva donato quel pizzico di felicità che avevo perso da tempo. Ricordo che all'inizio ero così eccitata all'idea di condividere anche solo uno spicchio della mia vita con lui.

Poi, tutto era cambiato.

Non potevo dire di amarlo. No.
Non ci si innamora davvero di una persona dopo qualche settimana, per me era escluso. Ma sapevo che se non avessi mai incontrato quella ragazza dagli occhi così profondi da sembrare un abisso, in qualche mese Adam avrebbe conquistato il mio cuore.

In quell'istante compresi quanto potessero essere effimeri persino i sentimenti. Effimeri e spesso anche fragili. Infondati.

Non abbastanza resistenti; come il gambo di un fiore che veniva stracciato via dal terreno durante una tempesta, anche i sentimenti potevano frantumarsi con la stessa facilità.

I miei si erano spezzati, avevano cessato di esistere. Ma la vita è così imprevedibile che forse, pensai, non era colpa mia. Era solo ciò che il destino aveva previsto per me e per lui: un presente, nessun futuro.

Vidi Adam scendere in lontananza dalla sua macchina e cominciai a respirare più profondamente di quanto non stessi già facendo. Gettai a terra il mozzicone dopo averlo spento contro il muretto mentre lui si avvicinava sempre più a me.

«Ehi ciao» mi salutò e mi venne incontro, regalandomi un abbraccio inaspettato.

Io però mi lasciai avvolgere -forse per l'ultima volta- dalle sue braccia muscolose e confortanti e sentii la tensione sciogliersi come neve al sole. La sensazione che mi infondeva il contatto con lui era una delle cose che mi sarebbe mancata di più.

«Ciao» mormorai anch'io contro il suo petto. «Ho bisogno di parlarti.»

Adam interruppe il contatto fisico solo per poter stabilire quello visivo. Con molte probabilità la mia faccia era visibilmente preoccupata, motivo per cui, confuso, increspò le sopracciglia. «Che succede?» domandò.

Non giocare con il fuoco Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang