28. Risolvi i tuoi problemi

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Lunedì 3 dicembre 2018
14:00

Dicembre.
Il mese dell'anno che preferivo dopo, naturalmente, quelli estivi.

Il Natale era alle porte e le vacanze diventavano sempre più raggiungibili.

L'atmosfera del periodo era a dir poco magica: decorazioni di ogni genere adornavano edifici, centri commerciali, case, vie e piazze e le luci sprigionavano un'ardente vivacità in tutta Roma.

Inoltre i numerosi stand natalizi riempivano le strade, incrementando le visite di turisti e residenti.

Questo piccolo dettaglio, era forse l'unico a non entusiasmarmi, dato che da sempre odiavo la folla e la confusione; per il resto, tutto era incantevole.

Erano trascorsi solo due giorni dall'arresto dei ragazzi che avevano picchiato Fiamma, ma entrambe avevamo ricominciato a vivere, libere da qualsiasi timore o angoscia che ci aveva tormentato per settimane, quando ancora quegli schizzati erano a piede libero.

La situazione tra noi, procedeva senza troppe complicazioni, ma c'erano ancora dei buchi, segreti dei quali non ero a conoscenza e che lei faceva di tutto per tenere ben nascosti e al sicuro dentro di sé.

Ad essere sincera, il desiderio di volerli scoprire era stato da tempo rimpiazzato dalla brama di lei. I pezzi mancanti della sua vita, non erano più una mia priorità, quanto lo era invece la sua presenza insieme a me.

Per il momento mi bastava averla accanto.

La campanella che indicava la fine delle lezioni, risuonò in tutto l'istituto, facendomi scattare dalla mia postazione: dovevo uscire al più presto per cercare Adam e parlargli.

Adesso che eravamo tutti più sereni, dovevo cogliere l'occasione per rivelargli come stavano realmente le cose tra me e Fiamma.

Mentre cercavo di farmi spazio in mezzo al flusso di studenti diretti verso l'uscita, percepii una presa ferrea sul mio braccio e subito dopo venni trascinata in un'aula che riconobbi essere quella di scienze.

A pochi centimetri da me, Fiamma mi osservava divertita.

Il modo brusco e improvviso in cui mi aveva portata lì dentro, mi fece aumentare il battito cardiaco, tanto che ricambiai il suo sguardo, incenerendola.

«Se volevi attirare la mia attenzione, potevi chiamarmi per nome, sai?» incrociai le braccia al petto, fingendomi arrabbiata.

«Scusa. Non volevo farti spaventare» disse, trattenendo a stento le risa. «Avresti proprio dovuto vedere la tua faccia, però!» continuò beffandosi di me, com'era diventato suo solito fare.

Quell'irriverente brunetta, si dilettava a giocare sporco con me.

«Okay, va bene. Quando meno te lo aspetti» la ammonii, serrando le labbra nell'espressione più seria che riuscissi a dipingermi in volto.

Lei fece un passo avanti e mi ritrovai con il petto incollato al suo.

«Cosa fai quando meno me lo aspetto?» la sua voce divenne roca e si abbassò di qualche tono, stimolandomi le endorfine; il suo fiato mi accarezzò il viso con dolcezza provocandomi brividi ovunque.

Mi morsi più volte il labbro inferiore, disorientata dalle caotiche emozioni che era in grado di farmi provare.

«Non lo so» risposi «ma so cosa fare adesso.»

Non giocare con il fuoco Where stories live. Discover now