35. Verità

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Giovedì 3 gennaio 2019
16:43

Il sole abbandonò il cielo di Roma, nascondendosi dietro le colline e regalandoci uno spettacolo mozzafiato: la volta celeste era tinteggiata d'oro, caldo e vivo, con sfumature rossastre e tendenti al rosa man mano che si guardava più in alto, dove ormai era comparso un sottile spicchio di luna.

Pensavo che quel meraviglioso quadro, che ogni pomeriggio s'imprimeva all'orizzonte, fosse una ricompensa stessa del sole: dipingeva nel cielo la sua essenza, così che ancora per qualche instante potessimo godere della sua bellezza, prima di salutarlo del tutto e lasciar che la notte piombasse sulla città.

Il tramonto era uno dei momenti più singolari della giornata, a maggior ragione se avevi la possibilità di ammirarlo distesa sul letto e tra le braccia di una persona speciale.

Il ritmo cadenzato e particolarmente candido delle carezze di Fiamma sulla testa, mi fece socchiudere le palpebre, trascinandomi nell'estasi più pura e totale.

I nostri corpi stretti l'uno all'altro sembravano combaciare; le gambe intrecciate, come estremità di un nastro che formano un fiocco ed il mio viso sul suo petto, in ascolto del battito sereno del suo cuore che risuonava come una ninna nanna per me.

«Dormi?» chiese Fiamma d'un tratto, accortasi della calma che mi avvolgeva.

«No, ma mi sto rilassando» replicai, mentre la penombra discendeva nella camera.

Fiamma mi depose un leggero bacio sui capelli. «Mi piace stare così con te.»

Quelle parole, accompagnate da una buona dose di dolcezza, mi spinsero a pensare la stessa cosa, ma non riuscii a dirglielo.

Una parte di me, mi sottoponeva ad un'insistente pressione perché le rivelassi del mio incontro con il figlio del preside.

L'altra invece, desiderava solo prolungare quel momento insieme a lei, prima che fosse venuta fuori la tragica verità.

Ma non c'era alcun motivo di rimandare.

Come aveva detto lei stessa tempo prima, non aveva senso rimandare l'irrimandabile.

«Fiamma» dissi con voce piatta «c'è una cosa che non ti ho detto e di cui dobbiamo parlare.»

Mi liberai dal suo abbraccio, mettendomi seduta a gambe incrociate.

Anche lei si sollevò, imitando la mia posizione e rivolgendomi un'occhiata pensierosa.

«Così mi preoccupi. Di che si tratta?»

«Andrò subito al dunque. La sera di Capodanno ho incontrato Gabriele Conti.»

Fiamma chiuse gli occhi per un attimo e imprecò.

«Merda.»

Immaginavo che la sua reazione non fosse stata positiva, ma c'era poco da fare: il tempo di sottrarsi alle sue responsabilità e scappare dai suoi problemi, era finito per lei.

«Abbiamo parlato» le spiegai, alludendo all'accaduto di un anno prima.

«Ti ha raccontato tutto, vero? Bastardo» sibilò, serrando la mascella e stringendo i pugni, finendo poi per agitarsi sul letto.

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