22. Posso restare?

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Martedì 20 novembre 2018
10:55

Quella mattina era piuttosto fredda e triste. Il cielo era cupo e di lì a poco, avrebbe, prevedibilmente, cominciato a piangere tutte le sue goccioline di pioggia per motivi a noi del tutto sconosciuti. Forse, supposi, gli mancava il suo amato Sole, così come a me mancava Fiamma.

Si trattava di uno di quei periodi in cui lei spariva chissà dove, senza dire niente. Era il secondo giorno che non si presentava a scuola e non la vedevo, né sentivo, da sabato sera, quando mi aveva riaccompagnata a casa dopo la cena al lungotevere.

Non mi ero azzardata a cercarla per timore di infastidirla, nonostante iniziassi a preoccuparmi sul serio per la sua assenza. I loschi affari in cui era immischiata, la sottoponevano a rischi maggiori di quanto lei immaginava e speravo con tutto il cuore che almeno quella volta, non fossero connessi con la sua sparizione.

Finalmente l'ora dell'intervallo era giunta e mi affrettai verso il mio armadietto per riporre i libri che non mi servivano e prendere quelli necessari alle lezioni successive.

Senza Fiamma, la giornata si svolgeva in tutta noia e sembrava non voler passare mai. Mi ero abituata ad averla sempre intorno o a tenerle compagnia in bagno mentre fumava.

Il più delle volte eravamo costrette ad occupare il meno frequentato della scuola, uno di quelli piccoli e nascosti con scarsa illuminazione, che conferiva al posto, tutta l'aria da film horror. Ma in sua presenza, ogni luogo, persino quello squallido bagno, si trasformava nel più bello.

Ogni tanto, qualche ragazzetta del primo anno, osava spezzare la nostra tranquillità, facendo il suo ingresso. Inutile dire quanto in fretta Fiamma la cacciasse da lì, per poi, subito dopo, imprecare e lamentarsi dell'interruzione.

Difatti, entrambe preferivamo isolarci dal resto mondo, in quello che era ormai diventato il nostro posto: le tribune del campo da calcio. Ma non sempre avevamo la possibilità di trascorrere lì la pausa, non quando le temperature quasi invernali non lo permettevano.

«Finalmente sola! Allora? Dov'è la tua amichetta?» una voce femminile e squillante mise a tacere il fascio dei miei pensieri.

Mi voltai, per trovare di fronte a me Eva con le braccia incrociate al petto e un sorrisetto sornione stampato in viso.

«Cosa?» domandai, facendo la finta tonta e assumendo la sua stessa posizione di sfida.

Il tono che si era permessa di usare con me, non era affatto di mio gradimento e mi riportò indietro di un mese, quando a porsi in tale maniera era solo e soltanto Fiamma. Da lei mi sarei aspettata qualunque tono, ma da Eva, ciò fu per me una grande sorpresa.

«Sai benissimo di chi sto parlando» replicò lei, seria.

«Hai qualche problema con Fiamma?» chiesi, tentando di mantenere un certo autocontrollo nella voce.

Non volevo risultare arrabbiata o pungente: io ed Eva non avevamo litigato, ci eravamo soltanto allontanate o piuttosto io l'avevo fatto. Avevo scelto lei.

«Non sarei l'unica comunque» affermò, alzando le sopracciglia come a voler sottolineare l'evidenza di quel dato di fatto.

Assimilai una ad una le sue parole e mi presi del tempo per formulare la mia migliore risposta a tono, sbattendole la dura verità dritta in faccia. Non lasciai trapelare dal mio viso alcuna emozione.

Non giocare con il fuoco Where stories live. Discover now