15. Un passo avanti e due indietro

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Mercoledì 17 ottobre, 2018
9:05

Era trascorso poco più un mese dall'inizio della scuola e già sentivo il peso del mio quarto anno sulle spalle. Lo studio era intensivo, i compiti tanti, anche se non così difficili, ad eccezione della matematica.

Ad incentivare il tutto, ci si metteva in mezzo anche il caos che girovagava da giorni nella mia testa. Stavo frequentando un ragazzo bellissimo e adorabile, ma al tempo stesso mi sentivo attratta fisicamente da Fiamma: avrei potuto essere più confusa di così?

Quel mercoledì, stava per iniziare la lezione di letteratura spagnola. Avevo preso posto insieme a Greta, che in quel momento era tutta assorta nella lettura di un brano di Cervantes. La prof era arrivata con qualche minuto di ritardo e ora stava segnando le presenze.

Passato il mio turno, mi voltai verso la finestra ammirando entusiasta il cielo azzurro e limpido sul quale era dipinto un gran sole luminoso: il buon tempo mi metteva allegria.

Nei giorni precedenti, grossi nuvoloni avevano ricoperto di grigio la volta celeste e di conseguenza anche il mio animo. Era incredibile come il mal tempo riuscisse ad insinuarsi sotto la mia pelle, rendendo cupo qualsiasi mio pensiero e trasformandomi in un ammasso di carne ed ossa privo di emozioni.

Per fortuna ero tornata a sorridere.

Non appena la professoressa terminò l'appello, la porta della classe si spalancò e una figura femminile oltrepassò l'entrata e senza degnare l'insegnante di uno sguardo, né di un saluto, andò a sedersi in un banco in fondo all'aula.

Osservai la ragazza che più odiavo, in tutta la sua bellezza, seguendola con lo sguardo mentre attraversava la stanza per poi accomodarsi accanto ad un ragazzo dai capelli blu.

Sbattei più volte le palpebre per assicurarmi che Fiamma fosse davvero lì, in classe, seduta dietro un banco per seguire una lezione. Sembrava una visione.

Una visione bellissima.

Dopo alcuni istanti di silenzio, il mondo, che si era fermato al suo arrivo, adesso pareva aver ripreso il suo ritmo e continuare il suo andamento. La professoressa cominciò a spiegare le opere di Cervantes e nonostante io fossi in particolar modo interessata a qualsiasi cosa riguardasse lo spagnolo in generale, non riuscii ad ascoltare altro che il battito del mio cuore che insisteva nel petto con prepotenza.

Sapere che lei si trovava a pochi metri da me, mi faceva agitare. Il mio comportamento non passò inosservato agli occhi della mia compagna di banco che si accigliò chiedendomi poco dopo cosa mi turbasse. Le risposi con un'innocua e plausibile bugia in modo che non dubitasse della mia sincerità.

Trascorsero vari minuti nei quali ebbi modo di scalare la marcia al mio cuore partito in quarta. Le vampate di calore che mi avevano assalita poco prima, adesso si stavano affievolendo, riportandomi alla temperatura corporea naturale.

Mi chiesi più volte il motivo della sua partecipazione alla lezione, ma non riuscii a trovare nessuna risposta ragionevole. Decisi di sbirciare nella sua direzione e girai con calma la testa dietro di me.

Notai immediatamente l'espressione concentrata sul viso di Fiamma e per un solo attimo pensai che stesse prendendo appunti. Sarebbe stata la ciliegina sulla torta dell'assurdità.

Invece stava disegnando -supposi-qualcosa di astratto sul banco che non riuscii a vedere: a tenerci lontane, erano solo un paio di metri che a me parvero chilometri.

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