18. Frammenti del passato (parte due)

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15:05

Fino a poco tempo prima non avrei mai immaginato che un giorno avessi potuto trovarmi a mangiare cibo cinese nella cucina di Fiamma.

Non si era nemmeno offerta di cucinare prima di optare per ordinare qualcosa da asporto. Mi aveva proposto il ristorante cinese proprio vicino casa sua, assicurandomi che ci avrebbero messo poco ad arrivare.

La sua idea mi aveva colto alla sprovvista: io amavo la cucina asiatica e sapere di avere un altro punto in comune con lei mi entusiasmava. In effetti una nota di eccitazione per il fatto che avessimo gli stessi gusti, era stata evidente anche in Fiamma.

Avevamo preso due porzioni di involtini primavera, due di ravioli al vapore, una di pollo alle mandorle e una di pollo fritto. Il tutto era arrivato in venti minuti e avevamo diviso il costo. 

Non mi sembrava per niente vero. Pranzare con lei. Sedute l'una di fronte l'altra. E trattenermi dal puntare il mio sguardo su di lei stava diventando una sfida ardua.

Mi sentivo come tra le sbarre: era a un metro da me, eppure sembrava così lontana e irraggiungibile. Non potevo permettere ai miei occhi di posarsi su di lei per più di tre secondi o si sarebbe chiesta il motivo.

«Posso assaggiare?» mi domandò mentre scartavo il mio pollo alle mandorle.

Annuii e le porsi la scatola. Lei ne prese un pezzo con la forchetta e lo addentò.

«Passabile» dichiarò.

«Cosa? Solo passabile? È la fine del mondo, cavolo!» ribattei mentre ne assaporavo il gusto.

«Sarà.»

E davanti a me, Fiamma aveva appena manifestato il suo potente orgoglio, il quale però, con me perdeva vigore. Non ero così ingenua da non capire che in realtà le era piaciuto. 

La guardai mentre sogghignava fiera di sé per non avermi concesso appieno ragione. Pensai di avere di fronte a me il diavolo travestito da angelo. E mentre analizzavo con cura quel pensiero, perdendomi nei meandri della mia mente, d'improvviso il violento boato di un tuono risuonò per tutta la casa e non potei evitare di sobbalzare sbigottita. 

«Cazzo» imprecò Fiamma alzandosi e si diresse verso la finestra.

E subito dopo, eccola.

Forte, abbondante e fitta, la pioggia batteva sul cemento all'esterno.

Pochi secondi dopo mi avvicinai a lei e osservai fuori dal vetro della finestra, imitandola.

Il sole sbiadito del mattino era stato cacciato via da una densa coltre di nubi cupe, il che mi fece riflettere sulla follia della stagione autunnale.
Dischiusi le labbra di fronte a quello spettacolo inaspettato e prepotente
e di colpo...

Panico.

«Come cavolo ci torno a casa adesso?» sussurrai tra me e me.

Fiamma si voltò nella mia direzione e senza alcuna traccia di preoccupazione ad alterarle il viso, mi rispose:

«Aspettiamo che smette e ti riaccompagno. Che problema c'è?»

Ancora non riuscivo a spiegarmi come qualsiasi cosa per lei fosse così semplice e naturale. Io trovavo dubbi e difficoltà praticamente in ogni occasione e a causa di questo la mia intera esistenza finiva per diventare anch'essa troppo complicata.

«Nessuno» cercai di essere il più convincente possibile persino con lo sguardo.

Dopodiché sbuffai arrendendomi alla sorte che mi attendeva: trascorrere chissà quanto altro tempo insieme a quella ragazza nel più totale imbarazzo.

Non giocare con il fuoco Where stories live. Discover now