23. Potrei farti la stessa domanda

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Venerdì 23 novembre 2018
14:06

Alla fine dell'ultima ora, mi affrettai verso l'uscita, smaniosa di aria fresca tra i capelli e di Fiamma. Lei però non mi aspettava di fronte il portone principale come al solito.

Non appena varcata la soglia dell'Artemidis mi feci da parte, scrutando con massima attenzione in mezzo a centinaia di volti sconosciuti, sperando di rintracciare il suo.

La vidi poco distante, seduta sul muretto con le gambe penzoloni e le auricolari alle orecchie.

I lineamenti del suo viso erano rilassati mentre gli occhi si spostavano, con evidente superficialità, da un punto ad un altro, osservando quella massa scapestrata di alunni che si apprestava ad abbandonare l'edificio con foga. Lei, mi sembrava lontana anni luce da quello scompiglio, tanto fisicamente, quanto mentalmente.

Era come se in quel momento si trovasse all'interno di una sua bolla personale e tutto ciò all'esterno di essa non le riguardava affatto. Appariva pacata e spensierata in maniera incredibile, come di certo non lo era stata due notti prima, quando aveva rischiato di essere aggredita da quel Nick e dai suoi scagnozzi.

Ammirarla nel suo stato di quiete era un lusso che potevo permettermi raramente. La vita che conduceva e il passato che continuava probabilmente a tormentarla, non facevano altro che rendere il suo umore nervoso ed irrequieto. Dovevo però ammettere, che da un po' di tempo, in mia presenza, faceva del suo meglio per esternare quella bontà e quella gentilezza custodite in un angolo recondito del suo animo.

Dopo aver goduto della sua versione pacifica per qualche minuto, la raggiunsi.

«Ehi» la salutai.

«Ciao» rispose, mentre si toglieva un auricolare dall'orecchio.

«Come mai sei qui? Credevo mi aspettassi davanti il portone» dissi, dando voce ai miei dubbi.

«Ho saltato l'ultima lezione» si giustificò lei, con la solita indifferenza.

«Perché?» chiesi ancora, curiosa.

«Volevo stare sola.»

A quelle parole, velate da un'insolita malinconia, non riuscii a trovare una risposta che potesse darle sollievo. Così mi limitai ad annuire più volte.

Capitava anche a me di voler stare da sola e spesso non esisteva un motivo ben preciso. Necessitavo solo di staccare la spina col mondo esterno e rifugiarmi al mio interno.

Magari era così anche per lei.

«Mia madre non c'è oggi pomeriggio. Passi da me?» le domandai dopo, un po' nervosa, a causa di un possibile rifiuto.

«Okay certo. Ci vediamo dopo» confermò, saltando giù dal muretto e allontanandosi a passo lento verso il posteggio dei motorini.

Poi si voltò di nuovo verso di me.

«Non farmi trovare la tisana per merenda.» Mi fulminò con lo sguardo. «Vedi di provvedere, chiaro?» mi mise in guardia puntandomi l'indice contro.

Non riuscii a trattenere una risata per la sua ingenua richiesta, mentre lei mi sorrideva, ebete.

«Ogni tuo desiderio è un ordine!» esclamai ironica, provocando un ulteriore riso ad entrambe.

Non giocare con il fuoco Where stories live. Discover now