4. La ragazza fantasma

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Sabato 22 settembre, 2018
9:15

Il rumore della pioggia mi svegliò quel sabato mattina. Batteva forte e incessante contro le piastrelle esterne del ballatoio, mentre le gocce che si schiantavano sulla ringhiera provocavano tintinnii minori.

Raggelai sul letto, tirandomi il lenzuolo fin sotto il mento e sfregando le gambe tra loro nel tentativo di scatenare una scintilla di calore che avrebbe riscaldato il mio corpo.

Negli ultimi due giorni, la temperatura era scesa all'improvviso e di parecchio, proponendo quasi un assaggio invernale.

Il sopraggiungere dell'inverno aveva sempre suscitato al mio animo un forte senso d'angoscia, soprattutto se pensavo alle giornate come quella: grigie, piovose e tristi; o se ripensavo ai brividi che avrei sentito lungo la schiena al momento di sgusciare da sotto le coperte, costretta ad andare a scuola; o ancora se mi ricordavo lo stato di secchezza e screpolatura in cui si sarebbero ridotte le mie labbra a causa del freddo.

Ed ecco perché odiavo, letteralmente, quella stagione impossibile, che a volte sembrava non passare mai e prolungarsi per più di soli tre mesi.

Ma quello non era ancora il momento di preoccuparmene.

Piuttosto preferivo ripensare agli sviluppi confidenziali tra me e il quartetto di ragazzi che avevo conosciuto da poco.

Mi ero ritrovata a trascorrere con loro tutti i momenti liberi che avevamo in comune, come la pausa ricreativa, qualche ora buca o, se capitava, alcune lezioni.

Alla fine ci eravamo scambiati i numeri di telefono e benché a me non piacesse in particolar modo messaggiare, men che meno parlare in chiamata, avevo apprezzato molto il loro modo di coinvolgermi.

Se dovevo essere del tutto sincera con me stessa però, trovavo un po' sospetta tutta quella gentilezza gratuita e prematura.

In seguito alle mie pessime relazioni interpersonali purtroppo ero arrivata persino a chiedermi se non ci fosse un secondo fine per il quale si dimostrassero così adorabili con me.

Ma era anche vero che le paranoie non smettevano mai di riempirmi il cervello e io forse dovevo cominciare ad essere più positiva.

Specie dal momento che avevo appurato l'esistenza di un interesse nei miei confronti da parte di Adam.

Nell'ultima settimana avevo avuto l'opportunità di conoscere le più svariate sfumature del suo carattere.

Si era dimostrato un tipo disponibile, offrendosi più volte di accompagnarmi in classe con il pretesto di assicurarsi che io arrivassi sempre in quella giusta. Il suo lato dolce era riemerso di continuo in mia presenza, in particolare per elargirmi complimenti sull'abbinamento, su come avevo pettinato i capelli o sul buon profumo che emanavo.

Apprezzamenti ai quali, senza dubbio, non avevo potuto evitare di arrossire per l'imbarazzo.

Era una cosa a cui non ero affatto abituata e sebbene le parole di Adam provocavano un certo effetto su di me, non mi sembrava il caso di far galoppare rapida la mia fantasia, credendo possibile tra noi due un sentimento che andasse oltre l'amicizia.

Quantomeno non così presto.

E se da un lato dovevo tenere a freno la mia fervida immaginazione su Adam, dall'altro invece dovevo fare i conti con il misterioso caso di Fiamma che portava con sé davvero troppi dubbi irrisolti.

A distanza di giorni, ancora non avevo idea di quale dei tanti visi circolanti a scuola, fosse il suo, né avevo modo di scoprirlo grazie alle indicazioni di qualcuno.

Non giocare con il fuoco Where stories live. Discover now