8. Essere me stessa

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Sabato 29 settembre, 2018
9:00

«Cazzo» mormorai tra me e me non appena suonò la sveglia.

Allungai la mano sul comodino e posi fine alla tormentante suoneria che dal cellulare si insinuava nelle mie orecchie.

Chi punta una sveglia alle nove di sabato mattina? Io, ovvio.

Era un'abitudine che mi ero presa ormai da molti anni. Preferivo essere mattiniera per poter svolgere tutte le faccende di casa il prima possibile: mia madre, come tutte le mattine a eccezione della domenica, lavorava, mi sembrava giusto darle una mano.

Inoltre non potevo più contare sull'aiuto di mia sorella; non che prima di trasferirsi si sbracciasse le maniche e mi agevolasse il lavoro da fare, ma per fortuna tentava un piccolo sforzo ogni tanto.

Però ormai, lei era fuori Roma da un anno e dovevo essere io ad occuparmi della casa: avviare la lavatrice, stendere i panni e dopo raccoglierli, lavare i piatti, apparecchiare e sparecchiare la tavola, cucinare e stirare erano mansioni che dovevo eseguire ogni giorno, chiaramente oltre ai compiti.

Una parte di me lo trovava opportuno: avevo diciassette anni, un'età abbastanza grande e matura da farmi sentire in dovere di collaborare ed aiutare mia madre.

Per quel motivo, ogni sabato mi alzavo relativamente presto; presto in confronto all'archetipo adolescenziale del ventunesimo secolo.

In ogni caso non avevo mai amato svegliarmi tardi, nemmeno se non avessi avuto nulla da fare, perché sostenevo fosse uno spreco di tempo rimanere a letto per gran parte della mattinata.

Sì, ero strana, ma lo preferivo: l'ordinarietà doveva essere piuttosto noiosa!

Quella mattina prima di alzarmi dal letto, restai immobile per qualche minuto, ad osservare il soffitto.

Mi ricordai dell'appuntamento serale con Adam e di colpo percepii un nodo formarsi alla base della in gola e l'ansia s'irradiò nel mio petto.

Sarebbe stata la prima volta in assoluto che uscivo con un ragazzo e pregai nella mia testa che tutto andasse per il meglio.

La mia inesperienza poteva condurre a chissà quali conseguenze e non esserne a conoscenza -magari avessi potuto prevedere il futuro! - mi causava una terribile paura.

Per un attimo fui tentata di prendere il cellulare, comporre il numero di Adam e annullare la nostra uscita, che io stessa avevo programmato.

Causa: malessere.

Ma no! Cosa stavo pensando? Non potevo rifiutare o rimandare di nuovo. Lui era stato fin troppo gentile e comprensivo nei miei confronti. Quindi non esisteva nessuna scusa plausibile per non farlo.

Finalmente balzai dal letto, con una nuova energia positiva e mi permisi di cominciare ad essere nervosa solo a partire dal tardo pomeriggio.

Era ancora troppo presto ed io sarei finita per diventare matta se avessi continuato così.

Perché la calma non poteva essere una mia prerogativa?

19:30
Tra mezz'ora sono da te, recitava il messaggio di Adam.

Come avevo già previsto, né il senso di agitazione, né il nervosismo avevano allentato la presa su di me; nemmeno per pochi secondi.

Non giocare con il fuoco Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang