Lorazepam

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Solo un pazzo potrebbe sottovalutare un uomo che ha
nulla da perdere.》
[Lance Conrad]

Jughead notò subito che qualcosa in Liria non andava. Era strana, più del solito, e continuava a mordersi il labbro inferiore. Le mani, invece, erano al bordo del tavolo, le unghie piantate nella lastra di legno scuro con una forza tale da lasciare il segno, e la continua aria assente che aveva mantenuto per tutta la cena rendeva ancora più evidente la presenza di un problema. Il ragazzo pensò che quel comportamento assai bizzarro fosse dovuto alla chiacchierata che la mora aveva intrattenuto con Alice Cooper il giorno prima, o all'improvviso ritrovamento di quello scatolone contenente un nuovo possibile indizio sulla morte dei suoi genitori.

"Stai bene?" Si decise a chiedere infine.

Liria gli sorrise debolmente.

"Sono solo un po' stanca..." Si sedette sul divano. "Questa sera Veronica mi ha invitata a dormire da lei... Se non è un problema, pensavo di accettare. È un po' che non facciamo una bella chiacchierata tra ragazze, e sai com'è, no? Ronnie vuole sapere i dettagli sulle varie serate all'orfanotrofio..."

Jughead abbozzò una risata, per poi andare a sedersi vicino alla ragazza, approfittando dell'assenza di FP, intento a lavare i piatti in cucina.

"A proposito di questo... Non abbiamo ancora avuto il tempo di parlarne sul serio." Le passò delicatamente una mano sul viso. "Insomma, abbiamo fatto sesso, è vero, ma non è stato solo il gesto in sé..."

"È per quello che ci siamo detti? Per quel《ti amo》, intendo."

"Anche... Voglio solo assicurarmi che tu non ti sia sentita... Costretta, ecco. Che abbia passato quel momento perché era ciò che volevi, e non per evitare imbarazzi o farvi un piacere."

"Jug, sapevo cosa stessi facendo." Lo rassicurò la mora. "Ho desiderato ogni cosa di quella sera, ogni singolo momento, e se c'è qualcosa di cui potrei pentirmi è solo il fatto che me ne sia andata via presto la mattina... Avrei davvero voluto restarti accanto ancora un po', sentire il tuo cuore battere a tempo con il mio per qualche istante in più. Questo è più intimo del sesso, per me. È qualcosa che va oltre alla dimensione fisica, al mondo sensibile. Rientra in quel «ti amo» che non avrei mai pensato di pronunciare, prima di conoscerti. In quel sentimento che ho capito di provare ancora prima di rendermene conto..."

"Perché mi sembra tanto un addio?" Domandò preoccupato Jughead.

Liria sorrise malinconica. Sapeva a cosa stava andando in contro, lo aveva sempre saputo, ma solo in quel momento si rese conto di quanto avesse sul serio da perdere. Fino ad allora aveva sempre creduto che dopo la morte dei suoi genitori, il mondo le fosse definitivamente caduto addosso, che ormai non avesse più nulla per cui rischiare sul serio, ma si sbagliava. Aveva tutto, da giocare. Aveva perso due carte, e ne aveva guadagnate chissà quante, solo che non se n'era mai resa conto. Era talmente impegnata ad autocommiserarsi e a prendersi la colpa per ogni cosa che aveva perso, che non aveva preso in considerazione ciò che invece le era rimasto. E allora capì che la sua vita non era solo il passato, ma anche il presente, il futuro, l'eternità di ogni secondo che passava. Capì che appena iniziato un'interminabile partita a scacchi, in cui anche solo la minima distrazione poteva essere fatale. Non aveva più tempo per piangersi addosso, da quel momento, sarebbe iniziato un nuovo capitolo della sua esistenza, tutto da scrivere, tutto da vivere.

Il cuore le batteva come un tamburo nel petto, ma non era paura, la sensazione che provava. Si sentiva come un soldato in guerra, uno di quelli che sapeva per cosa stava andando a combattere, ed era pronto a dare anche la propria vita pur di portare avanti i suoi ideali. Eppure, allo stesso tempo, lei era un giovane trovatosi in battaglia quasi per caso, imbracciando un fucile che non sapeva come usare, con il pensiero rivolto alla sua famiglia a casa, al suo amore lontano, e a tutta la vita che aveva ancora davanti.

Rebel [Jughead Jones]Onde as histórias ganham vida. Descobre agora