Il silenzio degli innocenti

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Voi conoscerete la verità, e la verità vi renderà folli.
[Aldous Huxley]

Jughead non si era mai sentito così. Era come se fosse in bilico, in equilibrio su un filo sottile sospeso nell'aria. Solo che al posto di procedere lentamente, un passo alla volta, aveva compiuto l'imperdonabile errore di lasciarsi sedurre dalla fretta, dalla premura di arrivare alla fine, e per questo era caduto nel vuoto, e ancora non sapeva se sarebbe atterrato in piedi.

Era questo ciò che provava. La sensazione di essere stato inghiottito dall'ignoto, e di allontanarsi sempre di più dalla luce, circondato dal nulla.

Liria era il suo equilibrio, quel qualcosa che gli permetteva di non cadere, di non toccare il suolo, e se n'era andata. Ma per quanto? Per sempre, forse. O forse solo temporaneamente. Questo Jughead non lo sapeva, non poteva saperlo. Tutto ciò che riguardava la mora, per lui come per chiunque, era un dannato tabù. Per il momento si trovava nel purgatorio, in stallo tra i canti angelici del Paradiso, e le grida raccapriccianti dell'Inferno. Tra la perfezione e la gioia del primo amore, e il dolore e la tristezza di un addio.

Per Liria invece era diverso. Lei era un treno uscito dalle rotaie, pronto a schiantarsi contro qualunque cosa senza preavviso. Un uragano che trascina verso di sé ogni possibile ostacolo, per poi scaraventarlo al suolo con tutta la forza in suo possesso. Scrivere, in un primo momento, le parve l'unico modo per stemperare la rabbia. Ma solo in un primo momento, appunto, perché dopo neanche due righe, la difficoltà nel trovare le parole giuste, nel dare fluidità alle frasi, divenne tale da costringerla a fermarsi.

"Che diavolo mi prende?!" Pensò. "Liria Anderson non può stare male per un ragazzo!..."

L'unico luogo in cui avrebbe potuto passare la notte, per il momento, era la casa nel bosco, ormai totalmente spoglia di ogni scatolone, ogni soprammobile e ogni arredo delle dimensioni adatte da poter stare nel bagagliaio di una macchina. Era rimasto il vecchio divano, un letto matrimoniale in legno, un paio di librerie vuote e qualche mobiletto in stile provenzale. E così la mora si era ritrovata a scegliere se dormire nel giaciglio di un morto o su un sofà malandato con le molle nella schiena, ma nonostante la scomodità, la ragazza preferì appisolarsi sul secondo. Poi lo schermo del suo cellulare si accese, lasciando intravedere un nuovo messaggio: Liam.

Mancava poco più di trenta minuti a mezzanotte e Liria aveva un'inspiegabile ma allo stesso tempo irrefrenabile voglia di parlare con qualcuno. Veronica? Non sapeva nulla del suo trasferimento, l'avrebbe di certo presa per una scapestrata. I suoi amici e compagni di avventure del Bronx, invece, si sarebbero schierati dalla sua parte, come sempre, ma erano troppo estranei alla situazione per poterla comprendere a pieno. Così, su due piedi, Liam le sembrò una buona opzione, una delle poche possibili.

Facciamo un giro da qualche parte?》Si affrettò a rispondere la mora.

Detto fatto. Chiunque conoscesse anche solo per sentito dire la mora, sapeva che mai avrebbe fatto le cose di fretta per arrivare in orario. Non importa che si trattasse di una festa, dell' appuntamento con l'amore della sua vita, di una manifestazione o del matrimonio di suo fratello, si sarebbe comunque preparata con un'esagerata nonchalance, magari arrivando anche con quaranta minuti di ritardo. Ma quella volta fu diverso. Non sapeva neanche il perché, ma corse per le strade di Riverdale come se fosse l'ultima cosa della sua vita, e tutto per incontrare un ragazzo che a malapena conosceva. In realtà, era chiaro che non avesse fretta di vedere lui, ma di liberare la mente il prima possibile.

Ai dodici rintocchi della mezzanotte era già dall'altra parte della città, esausta e con il respiro affannato, che scrutava nervosa ogni angolo, cercando un volto famigliare.

Rebel [Jughead Jones]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora