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Il giorno successivo, tutti gli occupanti abusivi della grotta su Tatooine decollarono alla volta della flotta ribelle, la cui collocazione per Anakin era ancora un mistero.

Dovettero affrontare un lungo viaggio prima di arrivare, un viaggio ricco di pericoli, oltre che di speranza. Un giorno, mentre la nave era ferma a una stazione di rifornimento, un cacciatore di taglie di basso livello aveva cercato di ottenere la profumata somma che pendeva sulla testa di Anakin. Han si era subito accorto della minaccia e aveva sparato all'aggressore; nonostante l'ex signore dei Sith fosse perfettamente in grado di uccidere quell'uomo con un dito, apprezzò il gesto del contrabbandiere. Lentamente, anche tra di loro si stava costruendo un sottile ponte di fiducia; Leia e Luke se ne erano accorti, e speravano che l'andamento positivo continuasse.

Al sesto giorno di navigazione, con Han che si lamentava per l'ennesima volta della lentezza del veicolo, la flotta ribelle radunata fu in vista. Due caccia X-Wing si avvicinarono alla nave potenzialmente ostile e la affiancarono: per fortuna era stata rubata a Utapau proprio nella base ribelle, quindi per i caccia non corrispondeva all'ordine sparare a vista. Un rumore di scariche uscì dalla radio della navetta: era il momento decisivo.

"Identificarsi, prego" disse la voce di uno dei piloti.

Luke guardò gli altri passeggeri della nave con l'ansia pura negli occhi. Deglutì tutto il nervosismo e si schiarì la voce.
"Qui nave da trasporto, mi ricevete? Sono il comandante Luke Skywalker, rientro con un veicolo che non mi appartiene perché...".

"Comandante, lei risulta disperso da diversi mesi. Ci vorranno degli accertamenti per assicurarci che lei non sia una spia".

Luke sbuffò e Han scosse la testa. La burocrazia era sicuramente la parte più difficile da affrontare.
"Per favore" replicò il ragazzo facendo appello a tutta la sua pazienza. "Sto solo cercando di tornare a casa, ho a bordo il comandante Solo e Leia Organa, sono veramente...".

"Lascialo venire" intervenne una terza voce dall'interfono. Gli occhi di Han e Leia si illuminarono quando la riconobbero.

"Wedge?" chiese Luke, incerto.

"Ci puoi contare, amico" rispose il pilota con un risatina.

Risentire quella voce sollevò l'umore di Luke molto più in alto di quanto non fosse mai stato da prima di Bespin.
"Non sai quanto mi sei mancato!" esclamò, commosso, riprendendo per un attimo quel tono quasi infantile che fino a pochi anni prima era stato il suo marchio di fabbrica.
I due ritrovati compagni si salutarono per un po', finché Anakin non attirò l'attenzione del figlio tossicchiando eloquentemente.

"Ehm, Wedge?" disse Luke, tornando di colpo serio. "Ho bisogno che tu mi faccia un grosso favore. Potresti dirottare il mio segnale sulla linea di Mon Mothma?".


L'attesa fu estenuante: Mon Mothma era sempre difficile da raggiungere. Leia, a cui era stata affidata la parte più diplomatica, si mordeva le unghie per la frustrazione, impaziente di finire in fretta il lavoro con i massimi risultati.

Dopo quella che sembrò un'eternità, con il respiro meccanico di Anakin come unico suono, la voce della ex senatrice arrivò finalmente attraverso l'interfono.

"Sono Mon" disse informalmente, incerta, l'emozione evidente nella sua voce anche se nessuno poteva vederla in viso. "Cosa è successo? Dove siete stati per tutti questi mesi?" domandò subito, ansiosa di parlare con i compagni che credeva perduti per sempre.

"Te lo racconterò un'altra volta" disse gentilmente Leia, assicurandosi che Mothma riconoscesse la sua voce e quindi si fidasse di lei. "Adesso ascoltami bene. Su questa nave abbiamo un disertore imperiale molto importante che collaborerà con noi da subito: ha intenzione di fornirci diverse informazioni su una nuova Morte Nera. Ha già salvato la mia vita e quella di Luke oltre ad aver liberato Han dal Palazzo di Jabba, quindi chiedo che venga trattato come un benefattore e non come un prigioniero, anche se sarà difficile".

Il tono di Mothma si indurì mentre lei tornava a essere un personaggio politico, invece che un'amica di Leia.
"Chi è l'Imperiale?".

Anakin si irrigidì sul sedile, con Han che lo guardava apprensivo. Nonostante la maschera, il suo terrore era lampante.

Leia inspirò profondamente, pronta a rivelare uno dei molti segreti che si portava dentro.

"Anakin Skywalker".

Dall'interfono venne solo silenzio. Leia si accasciò sul macchinario, pregando che l'altra donna, il cui tacere più che eloquente lasciava intendere che sapeva tutto, capisse.
Anakin si alzò e si rifugiò nella stanza accanto, seguito a ruota da Luke che lasciò i comandi a Han.

"Mon... sai tutto, non è vero?" mormorò Leia. La Forza già le dava la risposta, ma voleva esserne sicura.

La tensione riempì l'aria.
"Sì".

"Lo lascerai venire?" implorò Leia.

"Ti ha salvato la vita?".

"Rischiando la sua contro l'Imperatore".

"Mi fido della tua parola, Leia, non posso fare altrimenti, ma non di Darth Vader".

"Non è più Darth Vader!".

"Non puoi saperlo".

"Posso. È mio padre.".

Mon tacque di nuovo e Leia si sentì sul punto di svenire. Ne era sicura: dopo tutto quello che aveva sacrificato per l'Alleanza, i suoi stessi compagni avrebbero fatto fuoco sulla nave che conteneva lei e tutti coloro che amava. Era finita.

La riposta che arrivò invece fu molto diversa da quella che si aspettava.

"Avete il mio permesso di atterrare. Impedirò a tutti i soldati di salire sulla nave. Tu e il disertore rimarrete a bordo, e io vi incontrerò lì. La tua presenza, principessa, è richiesta dovunque si trovi quell'uomo".

La ragazza non riuscì neanche a rispondere prima di scoppiare in un pianto liberatorio.

~~~

Ritta e impassibile, Mon Mothma aspettava in fondo alla rampa di discesa della nave ribelle - probabilmente rubata - con cui Leia e gli altri erano appena atterrati. Dopo una lunga attesa, vide finalmente comparire, fianco a fianco, con un'espressione impaurita e tesa, i comandanti Solo e Skywalker.

L'uno era esattamente com'era l'ultima volta che l'aveva visto, compresi i vestiti, i capelli: l'ibernazione doveva averlo rilasciato da poco. Si vedeva da come si guardava intorno che era spaesato, come se fosse appena tornato da un'altra dimensione. L'altro sembrava tremendamente stanco, vestito con una vecchia divisa dell'Alleanza troppo larga, la mano prostetica ridotta a uno scheletro di metallo. Non poteva nemmeno sapere quante ne aveva passate.

La ex senatrice strinse la mano con grande professionalità a entrambi prima di congedarli e mandarli nelle rispettive cuccette, libere da secoli.
Poi ci ripensò e chiamò indietro Luke, usando, stranamente, il nome e non il cognome.

"Ha bisogno che le spieghi... quella faccenda?" chiese timoroso il giovane comandante, gli occhi azzurri che tendevano ad abbassarsi di continuo.

"Tua sorella lo farà" rispose Mon. Lui sbiancò come un lenzuolo.

"So tutto" disse la donna "essere una senatrice alla nascita dell'Impero mi ha dato accesso alle riprese della caduta di tuo... padre. Non so come finirà questa storia, ma la tua lealtà verso l'Alleanza in questo periodo è stata ammirevole. Ti ringrazio molto, e bentornato a casa".

Il ragazzo sorrise, fece un rapido inchino e corse dietro a Han.





Salve amici! Miracolo dei miracoli, sono riuscita ad aggiornare anche se è il tramonto sanguinoso del primo quadrimestre (mi è anche venuto un capitolo lungo, yippeeee).
Bene! I nostri eroi sono finalmente a casa e dalla prossima puntata entriamo nel gran finale. Spero che fin qui la storia vi abbia interessato e spero di chiuderla bene con i prossimi capitoli (non so quanti saranno, ma non più di 6-7).
Buona lettura!
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Lealtà divise {1}Where stories live. Discover now