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Sei giorni dopo Luke e Leia furono dimessi dal medbay, con grande piacere del medico, che non moriva dalla voglia di ricevere visite da Vader ogni giorno.

Durante tutto quel periodo, infatti, il Signore Oscuro aveva diviso il suo tempo tra l'Impero e i suoi figli, passando nella loro stanza anche tre volte al giorno per assicurarsi che stessero bene. Si sarebbe sentito ancora peggio se fosse accaduto loro qualcosa di male sulla sua  nave.

Dunque il giorno della dimissione fu solo contento di tenere i figli con sé, mentre loro non ne erano altrettanto entusiasti. Leia non gli aveva ancora rivolto la parola dalla notte della rivelazione, mentre Luke rispondeva a monosillabi a qualsiasi tipo di domanda, e fu così anche questa volta.

Lungo tutto il percorso verso gli appartamenti di Vader, ammanettati per questioni di protocollo, Luke e Leia si chiesero a cosa stessero andando incontro. Il loro padre non poteva né voleva ucciderli, quindi li avrebbe attirati al Lato Oscuro per farne i suoi eredi. In particolare Luke era molto preoccupato per sua sorella, dato che non aveva ricevuto il benché minimo addestramento nella Forza e non poteva difendersi da un eventuale attacco mentale volto a corromperla.

Sicuramente Leia, come anche Luke, si sentì subito attaccata quando Vader aprì la porta delle sue stanze, rivelando un ambiente completamente nero con arredi monumentali e lugubri trofei di guerra, tra cui spiccava la spada laser di Obi-Wan Kenobi. L'aria era gelida, specialmente con i vestiti leggeri da ospedale addosso, e aveva un odore spiacevole di stantio mescolato a detersivo disinfettante.

"Questi sono i miei appartamenti" spiegò Vader freddamente spingendo i due figli ad entrare nell'ampio spazio nero che evidentemente non attirava il loro interesse.

Luke mosse per primo un passo nella stanza oscura, incerto sul da farsi. "Dobbiamo rimanere qui?" chiese, la prima frase compiuta che pronunciava dopo una settimana. Vader abbassò la testa per guardarlo e lo spinse leggermente verso l'interno, sperando di non fare del male alla sua schiena malconcia. "Ho già preparato una stanza per voi nel locale che usavo come ripostiglio" disse, come se la notizia potesse rendere felici i suoi figli.

Leia rimase sulla soglia, impietrita. Non avrebbe mai dormito nello stesso appartamento in cui viveva Darth Vader ! Era semplicemente fuori discussione! Si irrigidì sul posto, ma suo padre intuì le sue intenzioni e se la caricò di peso sulle spalle. Era molto leggera, e nella sua condizione ancora debole e dolorante non poteva opporsi.

Vader marciò nelle sue stanze con Leia sulle spalle, seguito da un Luke visibilmente ansioso, e aprì una piccola porta di metallo rigorosamente nera che dava su un locale stretto e piuttosto buio. Il Signore dei Sith accese una luce, rivelando due letti e un guardaroba di acciaio argentato. "Voi due starete qui" disse mentre depositava Leia su uno dei due letti. Subito tolse le manette ai due giovani e le nascose sotto il mantello, quindi fece per uscire.

"Potete fare quello che volete, l'importante è che voi non vi spostiate da qui. E obbediate ai miei ordini" comandò. Senza dire più nulla si chiuse la porta alle spalle, e i suoi passi rimbombarono nella stanza.

Luke aspettò che se ne andasse prima di sedersi accanto a Leia, la mano metallica protettivamente appoggiata sulla sua spalla. "Ti ha fatto male?" chiese premurosamente.

Leia non rispose e tenne le mani strette sulle ginocchia, impotente. "Voglio tornare alla Ribellione" mormorò, per quanto una frase simile potesse sembrare infantile. Luke alzò gli occhi sul soffitto e sospirò. "Lo vorrei anch'io" disse "ma guarda il lato positivo: almeno non siamo più in prigione".

"Siamo solo in una prigione diversa, Luke! Come andrà a finire? Rimarremo qui tutta la vita, ammesso che duriamo più di una settimana e Vader non si stanchi di noi!". La principessa era furiosa, avrebbe voluto strangolare il suo stesso padre a mani nude.

"Intendo dire nella prigione dove ci hanno torturato" ribatté Luke mantenendo basso il tono di voce, non volendo che Leia si arrabbiasse anche con lui. In realtà qualcosa dentro di lui gli stava dando una speranza nuova riguardo a Vader. Chissà mai che potesse riuscire a riportarlo alla luce, prima o poi.

Stranamente, la ragazza sembrò calmarsi e raccolse le ginocchia al petto, liberando un singhiozzo strozzato. "Non parlarne più, per favore" mormorò con un filo di voce.

"Va bene, scusami" rispose Luke tirandola più vicina a sé. Odiava vedere Leia soffrire in quel modo, lo faceva sentire impotente. Lei che era così forte, così combattiva, ridotta a una forma fragile perennemente in cerca di un riparo. Questa non era la principessa Leia Organa di Alderaan che era rimasta irremovibile e leale verso l'Alleanza anche sulla Morte Nera, sola e minacciata di cose orribili.

Sospirando Luke lasciò Leia con riluttanza e uscì dalla minuscola stanza.

Vader era ancora nei suoi appartamenti privati, intento a rigirarsi tra le dita guantate un medaglione dorato. Non appena percepì che Luke stava arrivando, mise l'oggetto in un cassetto che chiuse di scatto. "Cosa vuoi" chiese freddamente al figlio, con un tono più intimidatorio che di domanda.

"Che tu faccia il tuo dovere nei confronti di tua figlia" ribatté il ragazzo, con una tale convinzione che Vader tacque per alcuni interminabili secondi.
Il Sith si girò lentamente e si mise le mani sui fianchi. Una parte di lui non vedeva l'ora di mettere le mani addosso a suo figlio, ma era anche interessato. "Quale sarebbe il mio dovere?" domandò, quasi incuriosito.

Luke alzò il mento verso suo padre, deciso a svegliarlo un po'. Ormai nessuno l'avrebbe fermato. "Lasciarla vivere, non tormentarsi per causa tua. Si vede lontano un parsec che ti senti in colpa e vuoi chiedere scusa, che c'è ancora Anakin dentro quella stupida armatura, ma no, non lo fai! Non serve a nulla dispiacersi se non si fa niente di concreto. Perché non ti svegli?".

Luke credeva fermamente in questo, aveva percepito Anakin sin dalla sera in cui aveva parlato con Leia: voleva tirare fuori suo padre da dietro la maschera, liberarlo. Ma lui non era ancora pronto, troppo legato al Lato Oscuro e all'Imperatore. Vader reagì con violenza all'appello di suo figlio, e un'ondata di Forza scivolò oltre il suo controllo.

Prima che potesse accorgersene Luke si ritrovò scagliato contro un mobile di metallo - duro - pieno di attrezzi che gli piovvero addosso. Non riuscì a trattenere un gemito di dolore quando cadde proprio su quel lato del tronco che non doveva toccare, e con questo Vader si rese conto di ciò che aveva fatto.

Si accucciò accanto a suo figlio e spostò gli oggetti che gli erano caduti addosso, preoccupato. Non poteva più permettersi di fare del male a lui o a sua sorella. "Mi dispiace" si scusò il Sith "ho perso il controllo. Ti chiedo di perdonarmi, e di non ripetere più quel nome per evitare episodi spiacevoli".

Luke si sollevò lentamente su un gomito e annuì. Decisamente aveva fatto il primo passo troppo presto, e Vader l'aveva punito. Non poteva rischiare prima di essere certo di avere un minimo successo, o suo padre l'avrebbe ammazzato e nessuno avrebbe potuto salvargli l'anima. Senza guardare Vader il ragazzo si alzò e si avviò zoppicando verso la porta della sua stanza.

Non si aspettava l'abbraccio metallico che lo colse da dietro, un'implorazione di perdono e insieme un appello di aiuto.

Lealtà divise {1}Where stories live. Discover now