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Luke aprì gli occhi con qualche difficoltà, dopo essere stato nel buio della cella per ore e ore. Non che il buio dell'incoscienza fosse stato piacevole, ma comunque non si era sentito vagare nell'oblio come quando gli era capitato di svenire in passato, questa volta gli era sembrato di risposare, come nel sonno. La realtà invece era così piena di dolore che avrebbe preferito continuare a dormire.

Notò con piacere che suo padre l'aveva portato veramente in un centro medico, perché l'ambiente era candido e fresco, e soprattutto c'era un rumore di sottofondo simile a un elettrocardiogramma.
Una volta messa a fuoco la vista Luke dovette notare anche le bende tirate su tutto il suo corpo, dalla testa ai piedi, dove l'avevano ferito nei modi più svariati, e gli elettrodi sul petto. Era proprio necessario che si portasse addosso tutte quelle cianfrusaglie?

Sbuffando si liberò degli elettrodi con un braccio ingessato - il sinsitro, dato che al destro era stata asportata la mano prostetica - e cercò di alzarsi in piedi. Non fu una grande idea.
Luke finì lungo disteso sul pavimento per un improvviso giramento di testa, aggiunto a tutto il resto del dolore che si era riversato su di lui. Brontolò un insulto contro sé stesso mentre provava a tornare a letto, senza riuscire a rimettersi in piedi.

Improvvisamente, udì una voce roca e spaventata, che decisamente era stata forzata anche per pronunciare tre parole. "Chi è là?".
Subito dopo, il rumore dello scorrere di una tenda.
Luke alzò faticosamente la testa, sentendo esplodere una nuova ondata di dolore nel punto in cui l'avevano colpito, e vide, nel letto bianco separato dal suo da una tenda, la principessa Leia in persona.

"Leia, sei tu!" esclamò il giovane vedendo il sorriso di un viso conosciuto. La sua cara amica era mortalmente pallida e in ossigeno, ma a parte quello, sembrava stare molto meglio. L'unico cenno che gli diede, tuttavia, fu un nuovo sorriso accompagnato da un gesto della mano.

Luke si corrucciò. "Non puoi parlare?".

Leia si allungò verso lo schermo che aveva trasmesso il cardiogramma di Luke, aprì una casella di testo e digitò: Ferite interne alla laringe.
Luke lesse la scritta e si sentì terribilmente in colpa per averle parlato. "Mi dispiace" si scusò. 

Proprio mentre cercava di nuovo di alzarsi da terra, invano, una porta vicino al letto di Leia si spalancò e ne emerse un uomo anziano dai capelli grigi, alto, con vivaci occhi blu scuro che spuntavano dietro le folte sopracciglia.
Si avvicinò a Leia e posò gentilmente una mano sulla sua spalla. "Stai meglio?" domandò con una voce chiara dal tono amichevole. Leia annuì e i suoi occhi si strinsero, segno che stava sorridendo dietro la maschera a ossigeno.

Solo allora l'uomo notò Luke per terra e si affrettò a correre al suo fianco.
"Sei caduto?" chiese con premura mentre subito lo aiutava a rialzarsi senza dolore. In realtà era più leggero di quanto pensasse.

Luke scosse la testa e rispose una volta che fu di nuovo a letto. "Avevo provato a rialzarmi, volevo cercare Leia" si giustificò con un sorriso tirato.

L'uomo anziano scosse la testa in un rimprovero bonario. "Non alzarti finché non te lo dirò io, potresti farti seriamente male. Hai avuto una commozione cerebrale piuttosto grossa e non hai ancora ricreato del tutto il sangue che hai perso durante l'interrogatorio" spiegò mentre Luke annuiva obbedientemente.

"Comunque io sono il dottor Peryn, quel povero disgraziato che ha dovuto guarirti" si presentò con un sorriso cordiale, non stringendo la mano del paziente semplicemente perché non l'aveva.
Luke sorrise di rimando; non sapeva perché questo medico imperiale fosse così amichevole, ma trovava giusto essere gentile con chi lo era con lui.

"Credo che lei abbia fatto un ottimo lavoro" disse con gratitudine. Peryn ridacchiò e guardò Luke con uno sguardo paterno. "Vedrai che ti riprenderai bene, i ragazzi della tua età sono fatti di gomma. Anche la tua amica tornerà in forma in fretta" lo rassicurò.

Proprio in quel momento Vader entrò nella stanza a passo di marcia. Il dottore schizzò sull'attenti e fece un profondo inchino al possente Sith.
"Sono lieto di informarvi che i pazienti stanno reagendo bene alle cure" comunicò con una punta di orgoglio.

Vader annuì, ma non lo degnò di uno sguardo e si sedette sul bordo del letto di Luke, facendolo cigolare rumorosamente. "Come stai?" domandò con ansia.

Luke forzò un sorriso e rispose: "Molto meglio, grazie. Il dottore ha fatto un ottimo lavoro". Senz'altro Peryn aveva migliorato la sua salute, ma attualmente si sentiva malissimo, gli girava la testa e ciascuna delle sue ferite doleva, specie quella da blaster al fianco. Tuttavia non se la sentiva di mettere nei guai il buon medico che si era comportato tanto bene con lui.

All'improvviso, dopo aver gettato un'occhiata a Leia vedendola che lo guardava in cagnesco, Vader si avvicinò di più a Luke e gli chiese di parlare in privato.
Ottenuto un permesso forzato dal medico, aiutò il ragazzo a uscire dal letto e lo sostenne fino all'uscita.

L'ambiente esterno era una sorta di anticamera, piccolo e spoglio, con due sedie di metallo. Vader aiutò Luke a sedersi su una, poi prese posto sull'altra.

"Ti devo parlare" disse.

Luke esalò un respiro tremante. Era la prima volta che vedeva suo padre dopo Bespin, e non era ancora pronto a parlarne. Soffriva ancora troppo per quello che era successo.

Vader dovette intuire quello che pensava, perché mise una mano gentile sulla sua spalla e assicurò: "Discorreremo di questo in un altro momento. Quello che ho da dirti ora riguarda Leia".

Il giovane Jedi sussultò. Le avrebbe fatto del male, non era così?

Vader iniziò a parlare con tono insolitamente basso. "Devi sapere che ieri, quando vi ho portato qui, i medici vi hanno sottoposti a esami del sangue per controllare che non contenesse sostanze letali" spiegò.

"Ne sono risultati due codici genetici sorprendentemente simili. La tesi dei medici è stata che voi due, insomma, dovreste essere...". Il Sith sospirò e voltò la testa verso suo figlio.

"Fratelli. Gemelli." disse rapidamente, sconvolto lui stesso.

Gli occhi di Luke si allargarono nella realizzazione. Come poteva essere? Lui e Leia di Alderaan, fratello e sorella? Avrebbe desiderato con tutto il cuore poter affermare che Vader mentiva, ma ormai sapeva per esperienza che, pur essendo malvagio, non era un bugiardo.
Anzi, sembrava che Obi-Wan fosse stato molto meno sincero.

Vader colse la confusione in suo figlio, confusione identica a quella che provava lui. Palpatine gli aveva mentito come Obi-Wan aveva fatto con Luke.
"Preferirei che sia tu ad informare Leia" aggiunse. Scoprire la verità sarebbe stato un duro colpo per lei, soprattutto sentendola dal suo nemico acerrimo che si rivelava essere suo padre.

Luke annuì stancamente e si lasciò sorreggere da suo padre mentre tornava a letto, un intrico di pensieri che faticavano a incastrarsi nella sua testa dolorante.

Quando Vader uscì Luke rimase solo con sua sorella nella stanza.
La scrutò attentamente e capì che era addormentata: avrebbe avuto del tempo per prepararsi un discorso.

Sospirò e appoggiò la testa sulle ginocchia, ignorando la sensazione di nuotare sott'acqua data dal movimento.

Questa sarebbe stata un'ardua impresa...

Lealtà divise {1}Where stories live. Discover now