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Quando Luke aprì gli occhi, si rese conto che da quando si era addormentato era passato parecchio tempo: il sole era già basso e l'aria molto più fresca. Rendendosi conto di avere la testa appoggiata nel grembo di suo padre, il ragazzo si alzò di scatto e vide che Vader era assopito. Era contento che anche lui fosse riuscito a riposare, ma aveva paura di non arrivare in tempo alla piccola base ribelle dopo tante ore trascorse in pausa: non era un medico, non sapeva quanto fosse alto il rischio che correva il Sith.

Rapidamente provò a svegliare il padre scuotendolo un po'; fortunatamente l'uomo uscì in fretta dal mondo dei sogni con un piccolo gemito di dolore. "Dobbiamo andare, papà, non abbiamo molto tempo" disse Luke mentre lo aiutava a sollevarsi in piedi. Vader annuì stancamente lasciandosi portare, notando di essere forse ancora più debole di quando si era addormentato. Almeno Luke era riuscito a riprendere parzialmente le forze e avrebbe potuto portarlo senza problemi per qualche tempo ancora.

Effettivamente, dopo circa due ore, padre e figlio giunsero in vista di una minuscola struttura artificiale incastrata tra le rocce: Vader non l'avrebbe nemmeno vista senza Luke a fargliela notare.

Come da piano, a pochi metri dall'avamposto, il giovane Jedi rimosse l'armatura, e soprattutto la maschera, a suo padre, non senza qualche difficoltà: rimase sconcertato dalla quantità di ustioni e cicatrici che ne deturpavano il viso, ma gioì silenziosamente alla vista di quegli occhi puliti, azzurri come i suoi, che dovevano significare un cambiamento nell'anima.

Già mentre Luke seppelliva il casco nero a Vader iniziò a mancare il respiro, ma per fortuna, dopo un rapido accesso grazie a un codice segreto, la salvezza fu raggiunta.

Consapevole della situazione precaria di suo padre, Luke fermò subito un soldato di rango inferiore al suo e gli ordinò di chiamare immediatamente un medico. Non amava obbligare altri compagni a fare quello che chiedeva, ma questa era una situazione di emergenza.

Vader tirò un sospiro di sollievo, con molta fatica, quando il Ribelle tornò indietro in compagnia di un medico, una donna di circa quarant'anni dall'aria molto professionale.

"Quali danni ha subito?" domandò immediatamente a Luke mentre Vader veniva depositato su una barella.

"Ustioni gravi, date da un incidente aereo" rispose il ragazzo. "Ha anche perso una gamba e una mano - era già parzialmente cyborg prima - e ha una ferita sul petto, penso sia grave".

La dottoressa annuì e seguì subito il paziente che veniva portato nell'ala medica dopo aver suggerito a Luke di andare a farsi controllare lui stesso.

Vader era letteralmente nel panico mentre veniva scortato al medbay, e non poté fare a meno di chiedersi se qualche ribelle l'avesse riconosciuto anche senza la maschera. Si sforzò di pensare il contrario, ma la tentazione era forte; per fortuna, però, dopo appena qualche minuto, la dottoressa lo addormentò con l'anestesia perché non sentisse dolore durante il trattamento, mettendo fine a tutti i suoi dubbi.

Vader precipitò nell'oblio sperando che tutto andasse per il meglio.

~~~

"È sveglio?".

"Si, credo che si stia riprendendo".

Evidentemente, si disse, i Ribelli non l'avevano ucciso nel sonno. Il Sith aprì faticosamente gli occhi, sentendosi un po' intontito ma decisamente più forte.

Al suo fianco c'era ancora la dottoressa che lo aveva curato, intenta ad aggiustare la maschera a ossigeno sul suo viso, mentre a poca distanza, seduto su una sedia girevole, c'era Luke, decisamente più pulito e sicuramente trattato a sua volta. Indossava una maglietta bianca troppo larga attraverso cui si intravedevano delle bende, un paio di pantaloni enormi e un tutore intorno al braccio.

Vader si guardò intorno, un po' confuso e spaventato, ma si sentì molto più al sicuro quando la donna se ne andò dopo essersi assicurata che stesse bene. Sorridendo per l'evidente sollievo Luke si avvicinò a lui con sguardo indagatore, sedendosi alla fine sul bordo del letto.

"Come stai?" chiese subito, prendendo la grande mano metallica di suo padre nella sua, che per il contrasto sembrava molto più pallida del normale.
Vader sorrise, ricordandosi di colpo della presenza di un lato molto protettivo in suo figlio. "Sto bene" rispose. Nonostante provasse ancora molto dolore, si sentiva effettivamente molto meglio, e molto più sicuro.

"Per quanto tempo ho dormito?" chiese poi, preoccupato di aver perso tempo prezioso per salvare Leia.

"Non molto, solo quattro ore" rispose Luke. "Ho fatto in tempo a malapena a farmi curare prima di venire qui".

Vader annuì, felice di non aver buttato via troppo tempo. "Per caso sai tra quanto potremo uscire di qui?" chiese poi.
Il viso di Luke sembrò rabbuiarsi mentre abbassava lo sguardo sul pavimento. "Per me la prognosi è di una settimana, giusto il tempo di finire i trattamenti bacta. Ma tu sei grave, a quanto pare, dovrebbe volerci circa un mese da quello che ho capito".

Il cuore di Vader affondò. "Un mese?"esclamò. Non aveva tutto quel tempo, doveva strappare sua figlia da Sidious! In pochi sapevano cosa quel mostro era in grado di fare a un prigioniero, e l'apprendista era uno di questi: dalle carceri di Palpatine si usciva corrotti, o non si usciva del tutto.

Luke percepì distintamente il drastico cambiamento di umore in suo padre, e si allungò per asciugare con il pollice una lacrima caduta da un occhio di Vader sulla mascherina respiratoria. Non riusciva a vederlo così addolorato, ma cosa poteva fare? Era impossibile portare un uomo in costante pericolo in uno scontro forse diretto con l'Imperatore.
"Non so cosa fare" disse il giovane con tono vulberabile. "Rischieresti di morire, partendo prima...".

Vader annuì, comprendendo le ragioni di suo figlio ma anche il proprio terrore. Non voleva perdere Leia, era troppo importante per lui e per la galassia! Ma soprattutto aveva appena ventuno anni, era piena di sogni, e così buona... la morte non se la meritava, non ancora, e nemmeno Palpatine.

"Ascoltami, papà" disse Luke ad un tratto. "Non abbiamo tempo, posso andare io a cercare Leia finché non sai guarito. Se non dovessi farcela da solo, ti chiamerei".

Vader non volle sentire storie. "Non osare dire cose del genere!" disse con il tono di voce insolitamente furioso, tanto alto che Luke quasi si spaventò. "Non sei in grado di affrontare da solo Sidious, te lo garantisco. In più sarai convalescente anche tu, e se vuoi un'altra ragione, non ho intenzione di stare da solo in questo posto per tre settimane".

Evidentemente Luke si era arreso, perché non pronunciò più parola. Se ne andò a riposare nella sua stanza dopo una buona mezz'ora trascorsa facendo compagnia a suo padre, sul far della notte, con una miriade di pensieri per la testa.

Lealtà divise {1}Where stories live. Discover now