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Luke si svegliò verso le quattro, tremendamente stanco, gettò un'occhiata al suo cronografo da polso e sospirò. Alzandosi pigramente dal letto iniziò a chiedersi perché il suo sonno si fosse interrotto. Se ne rese conto dopo pochi secondi, quando il suo stomaco iniziò a brontolare: aveva una fame terribile, come se non mangiasse da giorni. Solitamente, con i Ribelli, faceva pochi pasti, per di più molto magri dato che le risorse dell'Alleanza erano scarse, e generalmente non chiedeva di più: essendo già di per sé piccolo di corporatura, di solito quel che gli davano per lui era sufficiente.

Quindi, ancora, perché si sentiva morire di fame, soprattutto quando la sera prima l'avevano rimpinzato di cibo perché ricreasse il sangue perso?

A questo punto, l'unica cosa che poteva essere era quello che suo padre aveva spiegato a lui e a sua sorella poco tempo prima. Si trattava della connessione speciale che condividevano due gemelli sensibili alla Forza: attraverso il loro legame potevano condividere sensazioni ed emozioni, tanto da provare l'uno i sentimenti dell'altro. Luke era sicuro che in quel preciso momento era Leia a soffrire la fame: sicuramente era in prigione, quindi forse le avevano perfino sottratto le minime razioni nutritive.

Ormai abbastanza sicuro della sua ipotesi, il giovane Jedi si incamminò zoppicando verso quella che sapeva essere la camera di suo padre. Aprendo lentamente la porta, lo trovò addormentato, con il viso rilassato nonostante le ustioni e le cicatrici. Quasi si sentiva in colpa a svegliarlo, ma doveva.

"Papà?" chiamò sottovoce appoggiando la mano alla sua spalla.

Vader, chiaramente di sonno molto leggero, si svegliò subito e scattò a sedere.
"Piano, sei fragile" ricordò Luke mentre con una mano lo spingeva delicatamente contro il cuscino. "Mi arrivano delle percezioni da Leia" disse poi senza mezzi termini.

Vader drizzò le orecchie, capendo perfettamente ciò che suo figlio intendeva dire. "Che tipo di percezioni?" domandò con chiara preoccupazione che trapelava dalla sua voce.

"Mi sento come se stessi morendo di fame" rispose Luke. "Dato che probabilmente Leia si trova in prigione, può darsi che le abbiano tolto il cibo. Spero che non sia davvero così, o avremmo davvero poco tempo...".

"Basta!" lo interruppe bruscamente Vader, con tanta veemenza da metterlo a tacere all'istante. "Non ho intenzione di rimanere qui ad ascoltare quello che sta passando mia figlia. Farò in modo di uscire da qui subito, ho bisogno di guarire da solo prima di quando dovrei".

"E come?" chiese Luke, abbastanza inquieto: chi poteva sapere cosa stava gironzolando per la testa di suo padre?
Vader non rispose, prese invece il figlio per il braccio sano e lo tirò vicino a sé finché non fu seduto sul letto, incollato a lui. Luke non capì, ma neanche fece obiezioni: suo padre doveva avere avuto un'idea, e in qualche modo aveva bisogno di lui.

"Perché devo stare qui?" chiese alla fine, abbastanza curioso di sapere quali intenzioni avesse il Sith.
"Non ti preoccupare. Ho bisogno di una presenza luminosa" rispose seccamente Vader.

Ebbene sì, dopo vent'anni suonati trascorsi ad arrugginire avrebbe tentato di attuare una parziale guarigione attraverso la Forza, pratica esclusiva dei Jedi. Odiava doverlo fare, specialmente perché gli risultava molto difficile, ma la vicinanza di suo figlio avrebbe aiutato insieme al forte istinto di aiutare Leia. Con un po' di fortuna, sarebbe riuscito ad anticipare di qualche giorno le sue dimissioni e il salvataggio di sua figlia...

~~~

Intanto, nelle prigioni imperiali con la fama peggiore, quelle di Coruscant, Leia era arrivata tremendamente vicino al punto di rottura. Dal giorno precedente non le avevano ancora dato da mangiare o da bere; le avevano detto soltanto che, se si fosse convertita al Lato Oscuro, sarebbe stata trattata di nuovo come una principessa, non come una prigioniera. Ora era tormentata dalla fame e dalla sete, si sentiva debolissima e sempre sul punto di perdere i sensi: avrebbe dato qualsiasi cosa pur di avere anche solo un bicchiere d'acqua o un tozzo di pane... ma non la sua lealtà! Non poteva cedere, almeno non quanto avrebbe voluto.

In più, c'era la presenza costante e sempre più crudele dell'Imperatore. La sua perversa conoscenza della Forza gli aveva consentito di suscitare in Leia visioni oscure di sé stessa, che secondo lui si sarebbero avverate in futuro, e terribili incubi che le permettevano di assistere alla morte di Vader e Luke. La ragazza non ce la faceva più: aveva trascorso una giornata intera con immagini brutali dei suoi cari che la perseguitavano anche dietro le palpebre. Sangue, dolore, grida e disperazione erano gli unici abitanti della cella buia di Leia, insieme ai fantasmi dei suoi famigliari che le mancavano di più ogni secondo che passava.

Come se non bastasse, verso le sette del mattino, un uomo alto e magro venne oltre la sua porta e chiudendola alle proprie spalle cancellò subito lo spiraglio di luce che si era creato mentre entrava. Si accese una minuscola lampadina che Leia non aveva nemmeno potuto notare, la quale fu però abbastanza potente da illuminare in modo sinistro i lineamenti del nuovo arrivato.

Dalla sua prospettiva, la prigioniera vedeva solo un viso piuttosto giovane, intorno alla trentina, con i capelli color miele e la carnagione molto chiara, il profilo regolare e ben proporzionato, il naso diritto. Sembrava affidabile, quasi bello sulla base del suo aspetto fisico, ma il suo sguardo ribaltava ogni giudizio. I suoi occhi erano di un verde gelido, inquietante, animati da uno scintillio crudele accentuato dalla luce fioca della cella.

"C-chi sei?" balbettò Leia, arretrando verso la parete quanto poteva prima di andare a sbattere. Quell'uomo la terrorizzava, e non solo per quanto riguardava l'apparenza: la Forza ronzava senza pace intorno a lui, come se volesse avvertire Leia di quanto fosse pericoloso.

Lo sconosciuto si abbassò al suo livello, in ginocchio, facendo incontrare il suo sguardo acido con quello spaventato di lei. "Finché rimarrò con te, non riuscirai nemmeno a pensarci" disse con l'intento evidente di una minaccia, la sua voce fredda e dura. Leia rabbrividì, incapace di rispondere con una delle due tipiche battute sarcastiche. Era troppo provata.

La porta si richiuse intrappolando la ragazza insieme a quello che poteva essere il suo aguzzino.

Lealtà divise {1}Where stories live. Discover now