21

387 15 60
                                    

"È ovvio che siamo tornati per te, come avremmo fatto, da soli?" rispose Luke stringendo forte la sorella per poi darle un bacio dolce sulla guancia. Lei sorrise e chiuse gli occhi, inspirando il profumo fresco di suo fratello, l'odore metallico dell'armatura di suo padre che ormai le dava conforto. Era a casa.

"Forza, adesso riposati un momento" interruppe bonariamente Vader "sei ferita, hai bisogno di essere curata". Leia annuì a malincuore e si sedette tranquilla sul lettino medico della navetta mentre i suoi soccorritori iniziavano ad aprire vari kit del pronto soccorso. In quel momento di pausa Leia avrebbe sicuramente ricominciato a crogiolarsi nei sensi di colpa, ma suo padre riuscì a risollevarle il morale mettendosi a borbottare incessantemente sulle scarse forniture mediche dei ribelli.

La ragazza mantenne il sorriso almeno fino a quando suo fratello non iniziò a spalmare del gel bacta su una grossa bruciatura lungo il suo polpaccio destro; a quel punto non riuscì a trattenere un gemito, ma strinse subito i denti per tutta la durata del trattamento. Odiava l'idea di dare problemi a chi la stava aiutando con i suoi lamenti inutili.

Ma Luke se ne accorse e interruppe immediatamente l'operazione per dare un'occhiata a Leia: sua sorella sembrava tesa e qualche lacrima era scivolata lungo le sue guance. "Lo so, fa male come l'inferno" disse con un sorriso "ma così non rimarrà nessuna cicatrice. Puoi tenere la mano a papà se ti aiuta, sono sicura che lui non avrà problemi". Leia non riuscì a contenere una risatina e strinse effettivamente la grande mano di Vader, che naturalmente non si ruppe né cigolò. Perfino a lui scappò un leggero ghigno, anche se nessuno lo vide per via della maschera.

Ci volle quasi mezz'ora perché Luke finisse di medicare tutte le ferite di Leia, che a questo punto non aveva mai tolto la sua mano da quella di Vader. Ogni volta che sentiva dolore guardava suo padre, che la ricompensava sempre con una piccola stretta e parole dolci. Quando tutto fu finito il gigante in armatura nera accompagnò la sua bambina in una cuccetta e le rimboccò le coperte.

"Hai bisogno di riposo" sentenziò "puoi dormire, noi penseremo al viaggio. Se hai bisogno, chiamaci".

Leia annuì e sorrise. "Spero che non sia necessario, anche per voi è stata una giornata dura" disse.
"Ma ne è valsa la pena" rispose Luke, accarezzandole i capelli. "Adesso sei di nuovo con noi". La ragazza sospirò mentre le luci venivano spente, e si rese conto, forse per la prima volta, di quanto la sua famiglia fosse meravigliosa.

Vader e Luke si ritirarono nella cabina di guida e si sedettero finalmente ai loro posti di fronte all'iperspazio che sfilava davanti a loro, esausti. "Non riuscivo più a reggermi in piedi" confessò Luke con un piccolo sospiro di sollievo.
Vader fece uno strano suono simile a una risata. "Non mi meraviglio, oggi hai fatto gli straordinari" disse. "Sei stato bravo". Il ragazzo arrossì: era la prima volta che riceveva un complimento da suo padre, e non poteva impedirsi di gioire per questo. "Grazie" mormorò.

Vader strinse con affetto la spalla del figlio prima di mettersi a osservarlo con aria critica. "Ti è esplosa la mano" osservò. Non era una domanda. "Fulmini Sith?". Luke annuì. "Sono riuscito a gestirli per un po', ma poi la tecnologia imperiale mi ha abbandonato" spiegò con una certa malizia negli occhi sorridenti.

"Non prendere in giro la tecnologia imperiale" disse Vader con finta rabbia mentre prendeva la mano prostetica di suo figlio - incredibilmente piccola, a suo avviso - nelle sue. Decise che il danno non era irreparabile, avrebbe potuto tranquillamente saldare tra loro le parti esplose della protesi, l'unico accorgimento da prendere sarebbe stato quello di disattivarla per evitare surriscaldamenti e quindi infezioni. Notò che l'avambraccio era già un po' gonfio e arrossato, per non parlare delle ustioni che l'esplosione aveva causato e che dovevano essere trattate subito.

Luke lasciò che suo padre lavorasse e lo osservò con attenzione mentre spegneva il delicato sistema e avvolgeva una benda attorno al suo polso perché la protesi non si staccasse: senza il senso del tatto, era facile urtare oggetti pericolosi.

"Ecco fatto" disse Vader con orgoglio quando ebbe finito "mi raccomando, avvertimi se senti dolore. Appena il braccio si sarà sgonfiato giocherò con la saldatrice".

Luke ringraziò e fece per andarsene, ma suo padre non accennò a lasciargli la mano. Provò a tirare più forte, ma Vader non si mosse. "Tutto bene?" chiese il giovane, leggermente turbato.
Vader rispose quasi in un sussurro, nonostante il vocoder: "Sono stato io a farti questo". Luke rimase in silenzio, un leggero tremito che parlava per lui, e si sedette dov'era prima. Forse era venuto il momento di affrontare il passato.

"Mi perdonerai mai per... per Bespin?" mormorò Vader. Era consapevole del fatto che quel giorno suo figlio era stato letteralmente distrutto, fisicamente e soprattutto emotivamente, ed era tutta colpa sua. Era un mostro.
Luke prese un respiro profondo. "Ti ho già perdonato" disse con sicurezza, esaurendo subito la forza di esprimersi.

Vader gli strinse la mano un po'di più mentre una lacrima scendeva dietro la maschera. Era vero? Suo figlio l'aveva perdonato dopo tutto quello che gli aveva fatto... dopo essere stato costretto dal suo stesso padre a scegliere la propria morte?
Come se avesse letto nel pensiero a suo padre, Luke ripeté quello che aveva già detto, mettendo la mano sulla spalla di suo padre e guardandolo bene con uno sguardo che sembrava trapassare l'elmo nero.

"Allora cercherò di meritarmelo" rispose Vader, l'emozione evidente nella sua voce. Luke si strinse forte a lui in un abbraccio un po' metallico, ma genuino come non mai, e nascose la testa nel suo petto.

"Te lo sei meritato eccome" disse piano. "Non arrabbiarti se te lo dico... ma penso che tu sia cambiato. Non sei più Darth Vader". Fece una pausa eloquente mentre l'altro si irrigidiva, poi confermò: "Credo che mio padre - il mio vero padre - sia finalmente venuto fuori".

Vader non parlò né si mosse, anzi, allentò significativamente la stretta su suo figlio. Non reagì violentemente come l'ultima volta, ma la sua anima fu come ribaltata dal solo pensiero che Anakin fosse tornato. Eppure l'idea non gli dava più tanto fastidio.

Lui si sentiva cambiato, ma ancora non osava ammetterlo a se stesso.

Si alzò e scomparve nella sua cuccetta, a riflettere.

Lealtà divise {1}Where stories live. Discover now