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Vader rimase abbracciato a suo figlio per qualche secondo mentre sentiva salire il calore nelle sue guance bruciate. Si stava vergognando? Era un'emozione fuori luogo. Nessun genitore dovrebbe vergognarsi di abbracciare suo figlio. Tuttavia, quando lo ritenne opportuno, lasciò andare Luke, non volendo che si agitasse.

Effettivamente il ragazzo si era un po' spaventato, dato che la sua mente richiamava continuamente il prepotente ricordo dell'ultima volta in cui era stato troppo vicino a suo padre. Tuttavia, quel giorno non successe nulla, forse anche perché la motivazione dell'abbraccio era chiedere perdono per la brusca reazione di pochi secondi prima.

Luke tornò nella stanza misera che condivideva con Leia, gettando prima uno sguardo a Vader. C'era qualcosa che non andava in quell'uomo, se così si poteva chiamare: era troppo tormentato, in qualche modo suscitava compassione. Era evidente, almeno per suo figlio, che era diviso in due tra due lealtà di uguale importanza.

Leia tirò un lungo sospiro di sollievo quando suo fratello rientrò. Aveva sentito rumori orribili mentre era fuori, e aveva temuto che Vader l'avesse ucciso.
"Luke, per la Forza!" esclamò alzandosi dal letto e andandogli incontro "cosa sei andato a fare? Pensavo che cercassi un bagno!". Sembrava mortalmente spaventata, e Luke sapeva che diventava pericolosa, quando era spaventata.

"Volevo parlargli" disse chiudendo la porta e rivolgendo a sua sorella un sorriso stanco.
"Non puoi parlare con un mostro" ribatté seccamente Leia, che avendo riguadagnato la voce non perdeva più occasione per fare commenti piccanti.

"Non è completamente un mostro, è possibile recuperare un po' di Anakin... l'ho sentito, in fondo ci vuole bene".

"È sangue quella cosa sulla tua maglietta?".

"È stato un incidente. Non riesce a decidere tra noi e l'imperatore, ma ce la farà. Mi ha praticamente abbracciato prima".

"Non ho intenzione di ascoltare".

Leia si sdraiò sul letto con la faccia rivolta verso il muro, più furiosa che mai. Non avrebbe mai perdonato suo padre per tutto quello che aveva fatto, specialmente se non accennava a pentirsi, e soprattutto non si sarebbe mai lasciata condizionare da lui. Neanche per scegliere il colore di un vestito o il cibo per cena.

Stava iniziando a essere irritata anche da Luke in questo momento, non perché le avesse fatto qualcosa, quanto perché a questo ritmo si sarebbe fatto uccidere entro due o tre giorni. Se c'era una cosa che avrebbe esaurito completamente il suo coraggio, era rimanere da sola sull'Executor, alla mercé di Darth Vader.

Si girò repentinamente appoggiandosi a un gomito e squadrò attentamente suo fratello. "Tu mi vuoi bene?" chiese di punto in bianco, un'espressione decisa e insieme vulnerabile nei suoi occhi castani.
Luke sorrise, quasi divertito, sempre restando sulla porta. "Pensavo che ti fidassi di me un po' di più" obiettò, fingendosi offeso.

"Mi fido, era solo una domanda" mormorò Leia, improvvisamente rabbuiata, mentre raccoglieva le ginocchia al petto. Sembrava così triste che Luke non poté resistere all'istinto di sedersi accanto a lei e tirarla vicino a sé.
"Coraggio, cosa ti succede? Non sei più quella di prima" le disse dolcemente, sperando di poterla aiutare qualunque fosse la cosa che la tormentava.

Leia aveva gli occhi umidi adesso, stava per crollare. "Puoi, per favore, evitare di fare cose pericolose?" rispose, la voce piccola piccola. "Se ti dovesse succedere qualcosa, anche per i motivi giusti, mi lasceresti qui da sola e io non ce la farei. Non ce la farei più...".

Scoppiò in un pianto sommesso, ma disperato, il pianto di una ragazza a cui restava una sola persona prima di perdere tutto.
Luke rimase spiazzato dalla reazione di sua sorella, la stessa persona che aveva visto esplodere il suo pianeta senza versare una lacrima. Si rese conto di quanto Leia tenesse a lui, esattamente quanto lui teneva a lei. Non poteva continuare a essere così spericolato, lo doveva a Leia per lo stesso motivo per cui non avrebbe mai accettato di vederla soffrire.

"Ti prometto che starò più attento, d'accordo?" propose, iniziando ad accarezzare lentamente i capelli di sua sorella che le ricadevano sul collo bruciato.
"Ti voglio bene" aggiunse, sorridendo mentre sentiva la mano di Leia aggrapparsi a lui.

~~~

Vader era rimasto leggermente sconvolto dagli avvenimenti dell'ultima ora, e il suo umore crollò ancora di più quando ricevette una chiamata dell'Imperatore in persona. Stava iniziando a detestare il suo Maestro: non si sentiva più considerato come un tempo e aveva la sensazione che Sidious volesse liberarsi di lui. 

Si costrinse a interrompere questi pensieri mentre apriva la porta della sala riservata alle comunicazioni con l'alto comando dell'impero, sapendo che Palpatine avrebbe potuto sentire ogni parola pronunciata nella sua mente.

Vader si mise in ginocchio, ignorando il dolore alle giunzioni delle protesi che il gesto gli provocava, e abbassò leggermente il capo quando apparve un ologramma della testa incappucciata e rugosa dell'Imperatore, il solito ghigno falso stampato sulla faccia demoniaca.

"Quali sono i tuoi ordini, mio signore?" domandò rispettosamente l'apprendista al maestro.
Il sorriso menzognero di Sidious svanì quando il Sith iniziò a parlare.

"Ho avvertito un fastidioso turbamento nella Forza" sibilò, esponendo i denti cariati. Vader non rispose, ma restò in attesa di informazioni più precise.
"Ho percepito uno... scivolamento della Forza verso il Lato Chiaro, come se avessimo un nuovo nemico...".

La gola di Vader si serrò. Si trattava di Leia?

Le parole successive dell'Imperatore gli fecero capire che, almeno in parte, aveva torto.

"...o come se stessimo perdendo un alleato" disse Sidious, di nuovo digrignando i denti.
Vader si sentì cadere. Quell'alleato era lui stesso. I suoi figli e l'amore verso di loro lo stavano condizionando più di quanto non volesse permettere. A ben pensarci, nessun Sith si era mai  scusato dopo aver fatto del male a qualcuno, tantomeno con un abbraccio.

"Avverto grande turbamento in te, Lord Vader" continuò l'Imperatore "e ti consiglio di immergerti nella meditazione Sith. Là troverai quello che ti manca".

La comunicazione fu chiusa e Vader rimase immobile, la mente e il cuore in subbuglio.
Non poteva permettere a quel viscido verme di scoprire i suoi figli e metterci le mani sopra. Luke e Leia sarebbero sì passati al Lato Oscuro, ma con il loro padre, non con Palpatine. Vader voleva che diventassero degli assassini spietati, ma non delle vipere sadiche e velenose.

A questo punto era però molto confuso. Se era vero che desiderava una prole che seguisse l'oscurità, era altrettanto vero che, in qualche maniera, gli sembrava un peccato contaminare quella pura luce che i suoi figli irradiavano. Non aveva ancora visto né Luke né Leia sorridere, ma era sicuro che avessero lo stesso sorriso di Padmé, il suo angelo perduto. Avrebbe mai cambiato il sorriso dolce del suo angelo con un ghigno malvagio?

Sempre più turbato, Vader tornò rapidamente nei suoi alloggi, il mantello in un turbine come la sua anima.

Lealtà divise {1}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora