Capitolo 74 - La verità del quarto fratello

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Poco dopo, in bottiglieria...

- Questa m'ha fatto sveni' due volte in un giorno... - mormorò Ezio.
- Sì, ma la seconda volta per cui sei svenuto è molto più grave, caro mio... - gli rispose Giulio.
- Se po' sape' che sta a succede'? - chiese Cesare.
- Ma come faccio? Come faccio, 'a Giu'?... - continuò l'amico.
- Ma perché l'hai fatto? Che te sei, rincoglionito? - predicò il signor Cesaroni.
- Aò... me spiegate che sta a succede?!? - soggiunse Cesare.
- Succede che il nostro oste ha € 300.000 de debiti... - gli spiegò il fratello.
- Che?!? - esclamò sorpreso il vecchio Cesaroni.
- Ma io quanno ho speso tutti 'sti soldi?... - si domandò Ezio.
- E vabbè, che sarà mai? Basta che pian piano li paghi... - lo rassicurò Cesare.
- 'A Ce', ma hai capito che so' 300 pippi? - continuò il signor Masetti.
- Il problema non è questo, il problema è che quella li vuole tutti e subito in pochi giorni... - lo seguì Giulio.
- Beh... ma che c'è scritto qua? - chiese Cesare che, leggendo la lettera, notò una scritta quasi cancellata.
- Dove? - gli si avvicinò il fratello.
- A me sembra proprio qualche scritta... non te pare anche a te, 'a Ezio? - disse Cesare.
- E me sa proprio de sì... famme un po' vede' qua. - annuì l'amico, iniziando a leggere. - "Se i soldi non puoi cacciare... qualcosa in cambio mi dovrai dare...".
- Che significa? Che vo' da te? - domandò il signor Cesaroni.
- Solo un deficiente come te, poteva mettersi sotto a certa gente... - predicò Cesare.
- Che mai vorrà avere?... - lo seguì Giulio. - Perché non cerchiamo di rintracciarla?
- Dovresti avere il suo numero, no? - continuò il fratello.
- Non me ricordo... forse sì... - disse Ezio.
- Chiamala e prendi un appuntamento qui, stasera in bottiglieria, all'ora di chiusura. - gli consigliò il signor Cesaroni.

Intanto a scuola, bussarono alla porta della presidenza...

- Avanti! - disse Stefania, quando la porta si aprì e si intravide un mazzo di rose rosse. - Oh buongiorno, signor rose, chi vi manda?
- L'uomo più fortunato della Garbatella. - soggiunse Annibale.
- Che scemo. - gli rispose sorridendo, mentre lui le si avvicinò baciandola.
- Non ti facevo così romantico... bello, amore mio. - continuò la Ansaldo.
- Pian piano mi conoscerai sempre meglio, mia signora... - aggiunse il Cesaroni.
- Sono così bella che ti faccio emozionare. - affermò sorpresa la donna, notando una lacrima sul viso dell'uomo.
- No, sei bellissima ma... pensavo alla vita che facevo prima, ricordi? - le disse lui, immerso nei propri pensieri.
- Annibale, tu tutta la verità non l'hai detta... - lo seguì lei.
- A cosa ti riferisci? - le chiese il Cesaroni.
- Guarda che a me puoi dirlo... però voglio spiegazioni... - aggiunse Stefania.
- Davvero, amore, non capisco... - replicò Annibale.
- Al fatto che tu, Anni'... dai, parliamoce chiaro... tu non sei mai stato gay... - gli spiegò la Ansaldo.
- Certo che se avessi lavorato come avvocato, il tuo lavoro lo avresti fatto proprio bene. - sghignazzò divertito l'uomo.
- Può darsi. - annuì la donna, ridendo a sua volta, mentre lui abbassò la testa. - Ma perché non me l'hai mai detto? Eppure io ti ho sempre confidato tutto di er merda...
- Perché sono scappato da una brutta relazione amorosa avuta anni fa, con una donna... ed è finita male... allora da lì ho voluto chiudere per sempre con il mondo delle donne... fin quando... - narrò Annibale.
- Fin quando? - gli domandò Stefania.
- Eh, fin quando non ho trovato te. - le rispose il Cesaroni sorridendo, mentre lei lo abbracciò commossa.
- Mi dispiace tanto, Anni'... dovevi dirmelo. - concluse la Ansaldo.

Nel frattempo per le vie di Roma...

- Amore, tutto bene? - chiese Clara.
- Sì, perché me lo chiedi ogni volta? - asserì Mimmo.
- Beh, perché ti sento distante da me... - gli spiegò la ragazza.
- No... - le rispose il piccolo Cesaroni.
- Senti, perché questa sera non ce ne usciamo insieme come ai vecchi tempi, eh? - gli propose la fidanzata.
- In realtà quella distaccata qui sei tu... - continuò lui.
- Che stai dicendo?... - lo seguì lei.
- Avanti, secondo te non me ne sono accorto che ti piace Emilio? - le domandò Mimmo, mentre lei abbassò lo sguardo. - Sei una stronza!

- Che incubo... - disse Clara, svegliandosi e ritrovandosi in classe.
- Vedo che ultimamente qui tutti si addormentano in classe, sono io che faccio annoiare? - si chiese la docente.
- No, mi scusi prof, ho bisogno di uscire... - la rassicurò la ragazza.
- Vai. - annuì l'insegnante.

Clara andò in bagno e cominciò a lanciare tutto per aria, afflitta da un dolore che era divenuto troppo grande per continuare a sopportarlo.
Intanto in classe Emilio non riuscì a rimanere seduto un secondo di più, sapendo la sua amica profondamente turbata...

- Non dirmi che vuoi uscire anche tu, Emilio? - gli chiese la docente.
- Prof... purtroppo quando scappa... scappa! - annuì il ragazzo, correndo nel bagno delle ragazze per raggiungere Clara, mentre Matilde ne approfittò per sedersi vicino a Mimmo.
- Beh? Chi ti ha dato l'ordine? - le domandò l'insegnante.
- Scusi prof, così seguo la lezione, ho dimenticato il libro. - si giustificò Matilde.
- Ok ok. - annuì la professoressa.
- Ti prego, vattene, Matilde... avanti, ritorna dov'eri... e non rivolgermi più la parola. - sussurrò il piccolo Cesaroni.
- Se al posto di chinare la testa mi guardassi in faccia... vedresti quanto sono rammaricata per averti trattato così, Mimmo. - predicò la cugina.
- Poeticamente, Matilde... non è vero? - ironizzò lui.
- Andiamo scemo. - sghignazzò divertita lei. - Mi dispiace di averti trattato con tanta freddezza in questi giorni... tu sei la persona più speciale che io abbia mai conosciuto.
- Davvero lo pensi? - le chiese Mimmo.
- Perdoneresti una ragazza innocente che ti porge le proprie scuse? - continuò Matilde.

Mimmo la guardò, profondamente attratto, e la abbracciò affettuosamente...

- Era un sì? - gli domandò la cugina.
- No! - le rispose il piccolo Cesaroni.
- Ah... - disse spiazzata lei.
- Era un "Non ti preoccupare, non c'era bisogno che ti scusassi... bastava la tua bellezza..." - puntualizzò Mimmo.
- Poeticamente, Mimmo... - sghignazzò divertita Matilde.

Nel frattempo in bagno, Clara rimase sorpresa nel vedere Emilio...

- In un certo senso... sapevo che saresti arrivato, e non vedevo l'ora. - affermò la ragazza.
- Davvero? Non aspettavi Mimmo? - le chiese l'amico.
- Sì, ma... non so, sentivo che saresti arrivato tu... non ti so spiegare il motivo. - continuò lei.
- Certo che io e te, in questo periodo, siamo molto vicini. - disse lui.
- Già... - lo seguì l'amica.
- Perché ora non torniamo in classe? Staranno discutendo sul perché non sei ancora rientrata, soprattutto la prof. - le propose il ragazzo.
- Che palle quella. - predicò Clara ridendo.
- Ma sì, hai ragione. - concordò Emilio.
- Vamo, va... - concluse lei, quindi rientrarono in classe.

- Tutto bene, Clara? - le chiese la docente.
- Mai stata meglio, prof. - annuì la ragazza quando lei ed Emilio rimasero sorpresi nel vedere Mimmo e Matilde seduti insieme.

- Beh, verrai vicino a me tu, no? - domandò Clara ad Emilio.
- A 'sto punto. - annuì ridendo lui, quindi si sedettero. - È un'ottima occasione per stare un po' insieme, no?
- Già, sì. - asserì sorridendo lei.
- Beh, allora che si dice, amica? - le chiese il ragazzo, rendendola sorpresa di essere definita "amica". - Clara, ti senti male di nuovo?
- No no, sto bene... va alla grandissima... - ironizzò Clara, continuando poi a parlare tra sé e sé. - Già, grandissima merda.
- Difficile capirti, vero? - continuò Emilio, sconfortato.
- Vedi tu stesso. - dedusse lei.
- Secondo me noi siamo molto simili. - sghignazzò lui.
- Già, lo penso anche io... - concluse Clara.

I Cesaroni... alcuni anni dopo (COMPLETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora