Capitolo 46 - Come un eco

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Era una mattina presto e Giulio e Lucia erano in salotto a fare un po' di ordine...

- Mamma mia, che casino... - disse il signor Cesaroni.
- Me sa che è meglio che non annamo a lavora'. - lo seguì la Liguori.

Da quella via, scese Marta...

- Buongiorno, nonni. - salutò Marta sbadigliando.
- Oi, bella. Già sveglia? Come mai? - domandò Lucia sorpresa, dal momento che sapeva che la sua nipotina odiava svegliarsi presto la mattina.
- C'era troppo casino per dormire... Posso stare qui con voi? A darvi una mano? - mugolò la bambina, stropicciandosi gli occhi.
- Certo che puoi stare, tesoro. - rispose Giulio Cesaroni, accennando un lieve sorriso.

Marta, camminando, urtò per sbaglio contro una cornice e la fece cadere...

- Oh, scusatemi, nonni. - si scusò con dispiacere la piccola.
- Non fa niente tesoro, se ripara... - la rassicurò il nonno.

Marta osservò attentamente la foto sotto il vetro incrinato del quadretto...

- Nonna... ma chi è questa donna così bella? - domandò la bimba con curiosità, alzando gli occhi e guardando la nonna, in attesa.
- Marta, tesoro questa donna è una cara amica di famiglia... e ti voleva e ti vuole tanto bene. - le rispose Lucia sorridendo affettuosa, con un velo di malinconia che cercava di nascondere.
- Come mai ha lo stesso sorriso del mio papà? - continuò Marta.
- Tesoro, perché lei è la mamma del tuo papà... e si chiama proprio come te, Marta... è un nome stupendo... tu, per me, sei il suo cuore che cammina. - intervenne Giulio.
- Grazie, nonno, però a me piacerebbe conoscerla... lei dove sta ora? - chiese la bambina.

All'improvviso, si sentirono dei passi provenire dalle scale. Eva e Marco scesero i gradini e si ritrovarono al piano di sotto, dove c'erano il signor Cesaroni, Lucia e Marta...

- Buongiorno. - esclamò Marco.
- Come mai quelle facce? - disse Eva, con la tipica espressione di chi si è perso qualcosa stampata sul volto.

- Perché non mi avete mai parlato della mia nonna nascosta? - domandò Marta preoccupata.
- Cosa? - sussultò Marco.
- Dove sta? Io voglio conoscerla. Ha il tuo stesso sorriso, papà. - mormorò Marta, dirigendosi verso suo padre.

Come potevano farle capire che il ricordo di Marta, della prima, defunta Marta, viveva in lei e nel nome che avrebbe portato per sempre, lontano nel tempo, ma così vicino al cuore, indimenticabile?

- Tesoro... nonna Marta è... - Eva raccolse le parole migliori per spiegare a sua figlia che nonna Marta non c'era più, che non avrebbe mai potuto conoscere la madre di suo padre; iniziò il suo discorso, ma poi si bloccò, interrotta dalla bambina, che, nel frattempo, aveva ripreso a parlare.
- Nonno, posso tenermi questa foto? È una donna così bella... - fece Marta a suo nonno, stringendo forte la foto, come se, in quel momento, fosse stata la cosa più preziosa del mondo intero.
- Certo che puoi, tesoro - singhiozzò l'uomo in lacrime. E chissà se la seconda Marta sarebbe diventata più bella della prima...
- Perché piangi, nonno? - domandò la piccolina con il cuore in gola.
- Sarà un po' di polvere negli occhi... è che qua c'è uno schifo! - accusò Giulio Cesaroni, celando la tristezza alla sua adorata nipotina.

Qualche ora dopo, in bottiglieria...

- Allora, chi è con me a vede' la partita stasera? - Giulio interpellò suo fratello Cesare e il suo amico Ezio.
- Ce sono 'e stuzzichini? - chiese Ezio, forse interessato più al cibo che al calcio.
- E ce sono 'e stuzzichini a Ezio... - borbottò Giulio divertito.
- Io voglio l'amatriciana. - dichiarò Cesare.
- Ma guarda che ho detto di vede' una partita, non de anda' a cena fuori... - disse Giulio, rivolgendosi a suo fratello.
- Senti, Giulio... ma non è che a te... te farebbe piacere rifare l'allenatore della scuola dove Stefania fa la preside? - domandò ad un tratto Ezio.
- Come ai vecchi tempi? - il volto di Cesare si illuminò.
- Beh, me lo dici così... su due piedi! - indugiò Giulio.
- E come to devo di', 'a Giu'?... Me lo ha detto Stefania, che ora lavora di nuovo lì. - raccontò Ezio.
- Ti faccio sapere. - pronunciò Giulio.

E, mentre Giulio pensava se tornare o no a fare l'istruttore, Marta era a scuola. La lezione di italiano si era appena conclusa e l'insegnante stava assegnando i compiti per casa agli alunni...

- Allora, ragazzi: per casa, per la settimana prossima, dovete scrivere un tema... su una persona a voi cara... come sempre, con l'aiuto dei vostri genitori. - ordinò la maestra, dando le spalle alla lavagna scribacchiata con il gesso bianco e con quello rosso.
- Va bene, maestra - risposero i bambini in coro.

Invece, Marco ed Eva stavano passeggiando per le strade di Roma...

- Hey, amore, tutto bene? - chiese Eva al suo compagno, che stava camminando affianco a lei, con lo sguardo perso nel nulla.
- Mi ha un po' rattristito la scena di Marta questa mattina... - confessò Marco.
- È una bambina, Marco. Dai, insieme, con l'aiuto dei nonni, le spiegheremo tutto quanto, ovvero il necessario. - lo tirò su l'altra.
- Mi aiuterai? - Marco alzò gli occhi dai sampietrini sconnessi.
- Certo che ti aiuterò, amore. - esclamò convinta Eva.
- Ti va di andarci a prendere qualcosa di fresco? Così, per rinfrescarci un po' la mente... - propose l'uomo.
- Va bene. - la donna sorrise.
- Dai, chiamo anche Walter e Carlotta, così stiamo un po' insieme... e, magari, famo anche quattro risate. - Marco prese il cellulare dalla tasca.

I Cesaroni... alcuni anni dopo (COMPLETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora