Capitolo 55 - Donne e guai

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A casa Cesaroni, Mimmo si era appena diretto alla porta d'ingresso per accogliere Ezio e Stefania...

- Mmh che odore, ma che è? - chiese la Ansaldo.
- E sarà... che sarà? - la seguì il signor Masetti.
- Ecco, se te sbrighi ad entra'... così entro anche io! - gli rispose Cesare, spingendolo per entrare in cucina.
- Mamma mia, che modi! - si lamentò l'amico.
- Ah Ezio, e c'ha ragione mi fratello, mangiate 'na cosa è vai a lavora'! - continuò Giulio.
- Sempre i soliti siete. - ribatté Ezio.
- Ecco! - lo appoggiò Stefania.

- Buongiorno a tutti. - li salutò sorridendo Gabriella.
- Ecco, ce mancava solo lei... - ironizzò il vecchio Cesaroni.
- Signor Cesare, da quanto la conosco dice sempre di mettersi a dieta... - lo punzecchiò la donna.
- Beh? Con calma se fanno ste cose, no?!? - le rispose l'uomo.
- Sì, però cerca di mantenerti o altrimenti dovremo allargare il tavolo. - sghignazzò Gabriella.
- Ma senti chi parla, poi! La nutrizionista in persona. - la derise Cesare, divertendo Lucia.
- Anzi, qui sembra che tutti abbiate trovato la vostra metà, tranne io... dovrei chiamare una che sa praticare cartomanzia per farmi predire il futuro... - continuò Gabriella.
- 'A maga? - soggiunse Giulio.
- Eh sì, una specie. - annuì la donna.
- Ma l'ultima volta che l'abbiamo chiamata ha detto che Walter era figlio de Giulio e che proprio Giulio aveva quattro figli. - sghignazzò Ezio.
- Cosa? Avete chiamato una di quelle? - intervenne Lucia.
- Ma è stato anni fa, tesoro... - la rassicurò il marito.
- Ma porca zozza! - esclamò Cesare.
- E aveva quattro figli? - continuò la Liguori.
- S'è sbagliata... poverina! E poi chissà dove aveva preso a quella! - concluse Giulio.

Intanto al piano di sopra...

- Oi, amore. - sorrise Clara.
- Oi. - le rispose Mimmo, baciandola.
- Allora? Andiamo? - propose la ragazza.
- Eh sì sì, certo. - annuì il piccolo Cesaroni.
- Amore, ma che hai? Sei sicuro di star bene? - gli chiese lei.
- Sì, perché? - continuò Mimmo.
- Ti vedo sempre giù... andiamo, sorridi... la vita nostra insieme è migliore. - lo incitò Clara, sorridendogli.
- Tranquilla, sto bene... davvero. - la rassicurò il ragazzo.

Nel frattempo a scuola, Mimmo e Clara erano appena arrivati...

- Oh, ben arrivati. Bene, sedetevi. - disse Stefania, invitandoli ad accomodarsi.

- E lei chi è? - chiese il piccolo Cesaroni.
- Già. - lo seguì la ragazza.

- Lei è una nuova insegnante, o meglio ha già lavorato qui un po' di anni fa... però credo che ora sia tornata in pianta stabile. - gli spiegò la Ansaldo.
- Non si sa mai, ragazzi... il posto è buono, ed è questo ciò che conta. - intervenne la professoressa.
- Potete sedervi adesso. - ripeté Stefania, rivolgendo uno sguardo serio ai due giovani che erano rimasti in piedi.

- Sì sì... - annuì Clara, accomodandosi al proprio banco.

- Bene, ora lascio a lei la parola... io ho molte cose da fare... e mi raccomando! Se sento una lamentela da parte dell'insegnante... ve sospendo! Ce semo capiti, no?!? - predicò severamente la Ansaldo, uscendo dall'aula e lasciando sorpresa la docente.

- Carattere forte, direi. - sghignazzò la professoressa, rivolgendosi poi agli alunni con tono rassicurante. - Beh, voglio dirvi che io non sono affatto così... non preoccupatevi, non datemi del lei... fate come se fossi una vostra amica... allora, iniziamo dai nomi?

- Bella idea, io mi chiamo Emilio. - soggiunse il ragazzo.
- Ah, quindi? - gli chiese la donna.
- No, per dirvi... - si giustificò lui.
- Che ne dici se partiamo dal primo nome? - gli propose la docente.
- Vabbè, se posso però... possiamo sapere il suo nome? - continuò l'alunno.
- Certo, Laura Amato. - si presentò lei.
- Ah, bel nome, complimenti. - si congratulò Emilio.
- Grazie, ora ti dispiace se inizio l'appello? - proseguì la professoressa.

Intanto in bottiglieria...

- Buongiorno... me fate un caffè per piacere? - chiese Giulio.
- Ora te bevi anche il caffè, come se qua non c'ha avessimo niente da fare! - disse Cesare.
- Scusa, 'a Ce'... però! Cosa hai che stai così nervoso? - continuò il fratello.
- C'è quella signora che sta lì da due ore e non ha ordinato ancora niente... mò gliene vado a conta' quattro però! - si lamentò il vecchio Cesaroni, indicando una cliente, quindi le si avvicinò ma ad un tratto si accorse che stava piangendo. - Beh, signora? Che è successo?
- Ah guardi, signore... mi scusi... ma proprio non ce la faccio a non smettere. - singhiozzò la donna.
- Eh, questo 'o vedo... e che vorrei capi' er perché se posso. - insistì Cesare.
- Mio marito mi ha lasciata... ma che se fa, così? - gli spiegò lei.
- Ma veramente. - annuì lui, comprendendola.
- Sei stato così carino con me, posso sapere il tuo nome? - gli domandò la signora.
- Cesare... Cesare Cesaroni... oste in questa bottiglieria da anni! - predicò l'uomo.
- Bel carattere. - sorrise lei. - Non è che ti andrebbe di uscire a cena fuori questa sera?
- Eh, guardi... - disse il vecchio Cesaroni, non riuscendo a finire di parlare.
- Grazie, signor Cesare,
a stasera allora. - concluse la donna, sorridendo, quindi uscì dalla bottiglieria.

- Ma che se fa così? E se 'o viene a scoprii Pamela? - intervenne Ezio.
- Ma non me ha fatto neanche parla' quella. - si giustificò Cesare.
- Però... - obiettò Giulio.
- Ma che state a di'! - ribatté il fratello, divertendo Ezio.
- Te perché non vai a lavora'?... - lo rimproverò il vecchio Cesaroni.
- Ecco, vai a lavora'! - lo appoggiò Giulio.

Più tardi alle scuole superiori...

- Certo che tuo cugino sbava, eh! - disse Emilio.
- Ma no, dai... e poi senti chi parla! - sghignazzò Matilde.
- Dovevi vede' come guardava la prof... come dargli torto all'amicone? - continuò il ragazzo.
- Che stavate a di'? - intervenne Clara che aveva sentito i loro discorsi.
- No, che Mimmo è molto sorpreso dalla tua bellezza. - le rispose Emilio, divertendo Matilde.
- Ah, va bene... pensavo di aver capito male! - puntualizzò Clara.
- Le donne... sbagliano sempre a capi'. - scherzò Emilio.
- E gli uomini a parlare però. - ribatté Clara, buttandogli dietro la schiena l'acqua ghiacciata della bottiglia.

La ragazza scappò, rincorsa da Emilio, divertendo Matilde. Intanto arrivò la sera e Cesare era con la misteriosa signora al ristorante cinese...

- Grazie, Cesare, per questa splendida serata. - disse la donna.
- Eh, grazie a lei. - le sorrise il vecchio Cesaroni, quando improvvisamente arrivò la telefonata di Pamela.
- Non rispondi? - gli chiese lei.
- Rispondo dopo... non voglio rovinarmi la serata. - le rispose sorridendo.
- Come sei gentile. - continuò la donna.
- Come se non l'ho rovinata già. - mormorò Cesare.
- Ah? - gli domandò lei.
- No, dico, è buono il cibo qui. - affermò il vecchio Cesaroni.
- Molto... caro Cesare... - annuì la signora, avvicinandosi di più a lui mentre questi si allontanò.

I Cesaroni... alcuni anni dopo (COMPLETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora