Capitolo 67 - Quell'incubo chiamato "Camìla"

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Era una tarda sera e tutti si trovavano riuniti in bottiglieria a parlare con Annibale...

- Beh, se po' fa' meno casino che sto a lavora'? - chiese Cesare.
- 'A Ce', ma è sera, annamo a dormi', no? - continuò Ezio.
- No!- ribatté il vecchio Cesaroni.
- E dai, 'a Ce', che c'ha ragione... Stefania e Annibale vorranno un po' di intimità, no? - disse Giulio.
- Che? - soggiunse il signor Masetti.
- Giusto. - sorrise Annibale.
- Ma c-che giusto? Aoh... che stai a di'? - domandò Ezio.
- Tu, invece, non lo vuoi con Camìla? - lo punzecchiò il signor Cesaroni.
- 'A Giu', ma te senti bene? - gli chiese l'amico.

Intanto in bottiglieria entrò Camìla...

- Buonasera... tesoro, è tardi, perché non andiamo a casa? - disse la brasiliana.
- Ma quale casa? Io non ho una casa con te! Sparisci. - la rimproverò il signor Masetti.
- Troppo tardi, Ezio... lei non può sparire... non sparirà mai... - predicò Stefania, per poi continuare a ripetersi come un eco nella sua testa. - Non può sparire... non può sparire... non può sparire....

Improvvisamente Ezio si risvegliò a casa Cesaroni...

- Oddio! Che sogno orrendo. - esclamò terrorizzato l'uomo.

Nel frattempo, al piano di sopra, Matilde entrò in bagno ma ci trovò Mimmo...

- Oh, ciao... - la salutò il piccolo Cesaroni.
- Ciao. - gli sorrise la cugina.
- Devi fare la doccia? - le chiese lui.
- Sì, se è possibile, grazie... oggi ricomincia la scuola. - annuì lei.
- Già... allora buona doccia. - le disse il ragazzo.
- Grazie... - gli rispose la cugina.
- Ti va se facciamo il tragitto insieme? - continuò Mimmo.
- Avviati Mimmo, poi ti raggiungo se posso... grazie davvero. - lo rassicurò Matilde.
- Ok, ciao... - concluse il piccolo Cesaroni.

Mentre in cucina...

- Che sonno... un bel caffè ci sta proprio bene ora, vero amore? - disse Lucia.
- Sì, tesoro... sopratutto se lo hai preparato con il tuo amore. - le sorrise Giulio.
- Grazie. - gli rispose compiaciuta la moglie.
- Mi sa che se continua sto mal di testa... dovrò saltare il lavoro oggi... - continuò il signor Cesaroni.
- Sarà che in questi giorni sei preso per il ritorno di Annibale... non so. - ipotizzò la Liguori.
- Sì, devo dire che Annibale me mancava davvero. - affermò lui.
- Secondo me Annibale ha altro per la testa, eh... ieri sera ho visto come guardava Stefania... beh, ho paura che Ezio potrebbe rimanerci male... e poi, ora che Annibale non è più gay... beh, non so cosa potrebbe succedere... ci siamo capiti, no? - disse lei.
- Certo, ma secondo me ti sbagli... non ce li vedo insieme... e poi dai, lo sappiamo entrambi che Stefania prima o poi perdonerà Ezio, no? - annuì Giulio.
- E secondo me ti sbagli tu, amore... non hai mai pensato che invece Stefania potesse aver sempre tenuto ad Annibale, ma non gli ha detto mai niente perché sapeva che era, insomma...? - ribatté Lucia.
- Gay? - le chiese il marito.
- Già! Ora che non lo è più... Stefania potrebbe buttarsi nelle sue braccia... non so. - ipotizzò la Liguori.
- Ma andiamo, dai... - concluse il signor Cesaroni.

Intanto scesero Rudi ed Alice...

- Buongiorno. - li salutò la Cudicini.
- Dove andate così di fretta? - li frenò Giulio.
- Oggi c'è una lezione importante a scuola. - gli spiegò il giovane Cesaroni.
- Miracolo... Rudi che si interessa di lezioni. - predicò il padre.
- Da non crederci, vero? Vabbè, ciao. - concluse Alice, quindi lei e Rudi se ne andarono.

- È permesso? - domandò Gabriella.
- Sempre, suocera bella. - la elogiò Giulio.
- Oh, tesoro... sei un uomo d'oro. - disse compiaciuta la suocera.
- Ed io che ti dicevo? - sghignazzò Lucia.

Nel frattempo in classe...

- Oh, finalmente, ma 'ndo eri finito? - chiese Emilio.
- Beh, fatto tardi... - si giustificò Mimmo.
- E chi se ne frega... guarda là chi arriva... - continuò l'amico, invitandolo a voltarsi.
- Beh, è Matilde. - disse il piccolo Cesaroni.
- Non è mica una semplice Matilde.... è la mia Matilde! La più dolce che esista. - predicò Emilio.
- Ciao, amore, come stai? - lo rincorse la ragazza.
- Ora che ci sei tu, benissimo... guarda là, che dono che sei. - la elogiò lui.
- A dopo. - lo salutò lei, andando a sedersi.
- Ora è il tuo turno... guarda là chi arriva. - ripeté Emilio, invitandolo nuovamente a voltarsi.
- Tesoro mio. - disse sorridente Clara a Mimmo, quindi si baciarono.
- Ciao, splendore. - la salutò il piccolo Cesaroni.
- Troppo dolce sei... - continuò lei.

Intanto all'Università...

- Oh, finalmente siamo arrivati. - disse Rudi.
- Già... che fatica. - annuì Iolanda.
- Stanchissima... e secondo me abbiamo fatto tardi. - continuò Alice.

A sorpresa arrivò Lorenzo...

- Ciao, tesoro. - sorrise il giovane Barilon.
- Oi. - lo raggiunse Iolanda, quindi si abbracciarono.

- Buongiorno, ragazzi, accomodatevi... - li salutò la professoressa, invitandoli a sedersi.

Nel frattempo in bottiglieria...

- Ecco una birretta fresca per il mio amico. - disse Giulio.
- Eccola! Ma dimmi 'na cosa... ma tuo fratello è fidanzato? - gli chiese Ezio.
- Ancora con 'sta storia, Ezio?... No, se so' lasciati. - gli rispose il signor Cesaroni.
- 'A Giu', io non me sento più quello de prima... me sento chiatto, invecchiato, brutto. - gli spiegò l'amico.
- Vabbè, se è per questo anche io, 'a Ezio... - gli confidò l'oste.
- Sì, ma almeno tu hai chi ti vuole bene... - continuò il signor Masetti.
- Dai, non sta' così male però... vedrai che la vita ti tornerà a sorridere. - lo rassicurò Giulio.
- Dici? - gli chiese Ezio.
- Certo che dico sì. - gli sorrise il signor Cesaroni.
- Di che parlate?... - domandò Cesare.
- Ma no, niente de che, 'a Ce... - gli rispose il fratello.
- Allora è tutto a posto? - continuò l'amico.
- Tutto a posto!... Per ora! - affermò Giulio.
- In che senso? - gli chiese il signor Masetti.
- Nel senso che un giorno tu mi spiegherai perché hai scelto di andare in Brasile. - proseguì l'oste.

Ezio rievocò un ricordo...

- Allora è tutto pronto... - disse il signor Masetti.
- Già, tesoro. - annuì Camìla.
- Bella mia. - le sorrise l'uomo.
- Ci divertiremo tanto con i nostri soldi. - predicò la brasiliana.
- Tantissimo, amore... e che ce faccio più a Roma io?... - concluse Ezio.

- Non c'è niente da spiegare, Giulio... so' stato uno stronzo, stronzone. - si rammaricò l'amico, ammettendo le proprie colpe.

I Cesaroni... alcuni anni dopo (COMPLETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora