Capitolo 56 - Bisogna parlar chiaro

1.3K 97 3
                                    

Il giorno dopo, in bottiglieria...

- Oh, allora come è annata l'uscita de ieri sera? - chiese Giulio.
- Quella m'ha baciato... è 'na donna depressa, me so' messo in questi casini... io non lo so. - si lamentò Cesare.
- Eh, speriamo che Pamela non lo viene a sape'! - disse l'amico.
- Acqua in bocca, Ezio! - continuò il vecchio Cesaroni.
- E chi parla? - lo seguì il signor Masetti.

Intanto arrivò la nota cliente...

- Amore, buongiorno! - lo salutò lei.
- Come amore? - soggiunse Ezio.
- Che stai a di'? - le chiese Cesare.
- Dai, non fare il tenerone ora... questo qui mi ama, signori miei... MI AMA. - gridò la donna a tutto il locale, quindi uscì dalla bottiglieria.
- Sentite, me dovete da' 'na mano! - li supplicò il vecchio Cesaroni.
- Dai, non te preoccupa'. - lo rassicurò il fratello.
- Però... - soggiunse l'amico.
- Senti, se devi parlare... dici cose serie... altrimenti statte zitto. - si rivolse Cesare ad Ezio, rimproverandolo.

Intanto nei corridoi delle scuole superiori...

- Senti, a proposito della lezione di oggi, credo che non riuscirò ad impararla bene... - disse Matilde.
- È normale avere dubbi, Matilde. - le sorrise la professoressa Laura. - Invece tu e Mimmo state insieme?
- No no, io e Mimmo siamo cugini... - sghignazzò la ragazza.
- Ah... non vi somigliate affatto. - continuò la donna.
- È che non siamo cugini di sangue in realtà. - le spiegò l'alunna.
- Capisco... però, se vi amate... beh, siete una bella coppia... - disse la docente.
- No no... io amo Emilio e lui ama un'altra ragazza. - ribatté Matilde.

Nel frattempo, a casa Cesaroni...

- Mamma mia... guarda qui quanti panni da lavare... a volte mi chiedo se me stanco di meno a lavoro o a casa, menomale che al lavoro c'è Pamela che me aiuta. - predicò Lucia.
- Tesoro... sei sempre stata una donna servizievole... ti dispiace se vado a riposarmi un po'? - le chiese Gabriella.
- No no, vai pure, mamma. - la rassicurò la Liguori.

Gabriella andò al piano di sopra a riposarsi...

- Ma quando me riposo un po' io? - mormorò sfinita Lucia, mentre arrivò Marco.
- Oi Lucia, che cucini?- le chiese il figliastro.
- Guarda, tesoro, finisco di fare la lavatrice e poi cerco de cucina' qualcosa. - lo rassicurò la donna.
- Ah, va bene... se ti serve una mano, chiamami... - le si propose il cantautore.
- No no, tesoro, grazie. - continuò la Liguori.
- Vabbè, allora io vado da Eva. - disse il giovane Cesaroni.
- Sì sì, vai tranquillo, a dopo. - concluse lei, quindi continuò a mormorare. - Me ne servono quattro di mani... mamma mia, che casino...

Intanto in mansarda...

- Mi sa che a tua madre serve una mano... forse anche due. - disse Marco.
- Poverina... è il suo giorno libero e lavora peggio degli altri giorni. - predicò Eva.
- Già... - annuì il ragazzo.
- Certo che però anche noi... mamma e papà a tempo pieno. - puntualizzò la Cudicini.
- Anche scrittrice e cantautore... - la seguì il giovane Cesaroni.
- Già, devo finire degli articoli... - continuò Eva.
- Certo che stress, però... quando penseremo un po' a noi due? - le domandò Marco.
- Presto, tesoro. - lo rassicurò lei.

Nel frattempo, per le vie di Roma...

- Amore, allora mi porti di nuovo a cena fuori? - chiese l'ormai nota signora a Cesare.
- Ascolta, io... - provò a parlare lui.
- Grazie, Cesare... a stasera allora. - concluse lei, quindi andò via.
- Ma porca miseria! - si lamentò il vecchio Cesaroni.

Intanto per i corridoi delle scuole superiori...

- Chi è? - chiese Emilio.
- No, parla con una sua amica. - disse Mimmo.
- Ah... tutto bene? - continuò l'amico.
- Sì sì, mai stato meglio, perché? - annuì il piccolo Cesaroni.
- No, così... vabbè, annamo, va. - concluse Emilio, quando incontrarono la professoressa Laura. - Buongiorno, gioiello...
- Emilio, quando ho detto di non darmi del lei... l'ho detto, sì, ma senza esagerare. - puntualizzò la donna.

Arrivò la sera...

- Cesare, allora? Dove me porti? - gli chiese la signora.
- Senti, te stai 'n attimo zitta? - ribatté l'uomo.
- Ma perché, scusa? - continuò lei.
- Io so' sposato, capisci?... Io amo mia moglie... - le spiegò Cesare.
- Ah. - esclamò la donna.
- Io ho cercato de dirtelo, ma tu non me facevi parla'... - si giustificò il vecchio Cesaroni.
- Non te preoccupa', Cesare... scusami. - lo rassicurò lei, mentre arrivò il marito.
- Mara?!? Amore mio, scusami... ho sbagliato tutto... ho sbagliato. - la supplicò l'uomo sopraggiunto.
- Amore della mi' vita, te perdono. - disse la signora, quindi si baciarono.
- Ma annate a mori' ammazzati. - concluse sbigottito Cesare, assistendo alla scena.

I Cesaroni... alcuni anni dopo (COMPLETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora