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Pov's Ethan

Mi ha sbattuto la chiamata in faccia dopo essersi messa a ridere, mi da fottutamente fastidio ma sono comunque in macchina che vado dritto l'unico posto a cui danno stasera una festa. Mi sento incazzato con lei per essere andata con un altro in una festa, dove non conosce nessuno, dove non si fa altro che bere, bere e ancora bere.

E lei al telefono era così ubriaca che piangeva e rideva allo stesso tempo, mi faceva quasi tenerezza perché so che è solo colpa mia. Sto cercando di tenerla lontana da me ma senza risultati, né da parte sua e né da parte mia.

Mi ha fottuto la testa quella ragazza dal primo momento in cui l'ho vista. Non è normale nemmeno che mentre mi faccio qualcuna penso a lei e spesso, mi blocco pensando che sotto di me, giace un altro corpo diverso da quello suo. Mi sento un bastardo a trattare così le persone, ma lo faccio solo per non metterle nei guai, anche se il guaio l'ho già fatto. Penso che farla andare via da me, dalla casa in cui vivo, posso metterla al sicuro e per adesso è meglio così.

Farla stare male è l'ultimo dei miei pensieri ma è anche l'unico modo per tenerla lontana da tutto, soprattutto da me in primis.

"Jon fammi passare" guardo il ragazzo fermo vicino la porta guardarmi e allungare le braccia per non farmi entrare. Sul serio fa? Perché prenderlo a pugni dal nervoso che ho, è un gioco da ragazzi in questo preciso momento.

"Ethan non puoi entrare, perdo il posto di lavoro se fai cazzate. Lo so perché sei qui e no, non entri porca buttana" lo guardo con il mio metro e ottanta superati di altezza e sorrido. Non mi faccio comandare da nessuno, nemmeno da uno più piccolo di me alle sue prime armi, ho più esperienza di lui nel campo.

Lo spintono ed entro, immediatamente ho troppi occhi addosso. Sanno benissimo chi sono, soprattutto qui dentro, e vedo gli occhi confusi e spaventati di ognuno di loro. Cerco spudoratamente la sua figura esile ma non faccio altro che trovare solo ragazze mezze nude buttate un po' da per tutto e mi viene il coato di vomito per poco. Non capisco come fanno le donne a vendersi, a vendere il proprio corpo, solo per quattro spicci di un uomo che non sanno neanche il nome.

"Dove cazzo è?" prendo dal colletto l'unica persona che oggi non dovevo vedere e noto che è preso di contropiede. Bella mossa testa di cazzo!

"Non fare scene. Chi ti ha fatto entrare?" gli scoppio a ridere in faccia e avanzo ancora di più verso il suo corpo che non si muove di un centimetro e non accenna un minimo di spavento. So che lui è come me, so che sa chi sono, come io so chi è lui.

"Non c'è nessuno qui dentro che mi può impedire di non entrare. Porca buttana ti avevo chiesto solo un fottuto favore e tu che fai? Me la porti qui, ad una stupida festa!" so dando di matto e mi porto le mani ai capelli per calmare la mia frustrazione.

"Mi sono allontanato solo un minuto dai divanetti e appena sono tornato non l'ho più vista" fremo dalla rabbia e devo fare appello a tutto il mio autocontrollo e a tutte le figure presenti in cielo, per non spaccare la faccia all'elemento di fronte a me e per non mettergli le mani al collo.

"Non me ne fotte un cazzo Cameron, io ti giuro su dio che se non la trovo qui dentro ti faccio nero, anzi che dico, ti lascio morto a terra qui dentro" lo scanso e mi avvicino verso le scale che portano al piano di sopra.

Ogni porta aperta non trovo altro che ragazzi che si danno alla pazza gioia, ma di lei nessuna traccia nonostante sto girando per tutta questa immensa casa. Ho i nervi a fior di pelle, sono incazzato nero e vorrei fare a pugni con qualcuno per sfogarmi, ma non è il momento adatto per fare qualche cazzata. Come se già tutto questo non fosse un problema assurdo ed esageratamente grosso.

"Devi fermarti porca buttana. Non lo capisci che se fai casini è peggio?" mi prende dal braccio e io continuo a spintonarlo.

"Ti devi allontanare" ringhio.

LA PAURA DEL BUIO. #Wattys2018Where stories live. Discover now