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I suoi occhi concentrati sull'asfalto, una mano sul volante e una sul cambio. Le gambe che si muovono in continuazione e in sincronia, la mascella contratta, la camicia aderente di cui ha appena sbottonato i primi due bottoni e tirato ancora di più le maniche.

È semplice, un look normale e molto comune. Ma addosso a lui, seppur formale, sta da dio.

Si gira e mi guarda sollevando un lato della bocca facendomi un occhiolino,  a questo punto porto il viso fuori dal finestrino e come sempre io e le figure di merda facciamo una bella accoppiata da sempre e spero non per sempre.

È inutile negare l'evidenza, mi fa effetto. Ma non credo possibile che ad ogni cosa che guardo mi becca sul fatto proprio all'istante.

"C'è una fila assurda, mi fanno male i piedi con queste scarpe" si lamenta Caroline. È la solita guastafeste d'altro canto.

"La prossima volta evita di metterle" sbotta Ethan  "Voi ragazze avete una cazzo di fissa per questi oggetti scomodi e poi avete anche il coraggio di lamentarvi?" scoppio a ridere ricevendo delle occhiate brutte da parte sua.

È assurdo dargli ragione ma in questo caso devo. Caroline non ha fatto altro, in tutto questo arco di tempo, che lamentarsi del fatto che gli fanno male i piedi.

"Adesso basta, finitela che palle!" E mio fratello Tom saggio emette  finalmente qualche suono, uscendo finalmente dal guscio in cui si trovava.

Un ragazzo alto,  vestito particolarmente elegante e con i muscoli ben definiti fa capolinea verso di noi per controllare che tutto è apposto ma, non appena lo guardo fisso e  per bene, noto che mi sembra una persona che ho già visto ma non ricordo esattamente il luogo.

"Ma chi si rivede! Melanie" e cavolo si, è proprio lui, il ragazzo del bar di poco tempo prima.

"Cameron giusto?" e se prima pensavo che fosse un avvocato in carriera ero proprio nella strada più sbagliata.

"Avanti ci muoviamo? Non siamo venuti qui per perdere tempo con la gente" mi avvicino al ragazzo e gli sorrido scusandomi del comportamento del coglione che ho vicino

"Ci si vede in giro" lo liquido con un gesto veloce della mano per poi essere trasportata dentro, con forza aggiungerei, da Ethan.

Avanziamo verso l'entrata e la solita puzza di alcol invade le mie narici. Più che un locale sembra un vecchio magazzino dove hanno messo quattro cose per abbellirlo e per farlo sembrare tale.

Inutile dire che non ci sono nemmeno lontanamente riusciti nella maniera più adeguata.

"Tomas, quanto tempo" e ditemi che questo è un brutto sogno da cui presto mi sveglierò.

"Brent né passato di tempo,Jim come sta?" Ha pure il coraggio di dargli a parlare ed io lo prenderei volentieri a cazzotti dritti sul naso.

Brent fù la mia prima cotta alle superiori, di cui ne fui attratta mentalmente e, non lo nego neanche, fisicamente. Inizialmente la nostra relazione era davvero molto bella un po come quella dei cartoni animati, ma nel corso del tempo vidi che qualcosa in lui stesse per cambiare o era già cambiata, come i suoi sentimenti verso di me, il suo comportamento e soprattutto i suoi modi.

Cominciò a fare uso di sostanze, a drogarsi e quando stavamo spesso soli in casa voleva abusare di me anche contro il mio consenso, così senza dire niente a nessuno lo mollai e da quel giorno cominciò a dare di matto, mi seguiva spesso dovunque, mi mandava messaggi e chiamate a qualsiasi ora del giorno. Lo minacciai ma questo non bastò, smise solo dopo avergli detto che lo avrei riferito a Tomas.

"Melanie" persa nei miei pensieri non ho ascoltato minimamente nessuno dei due.

"Mi hai ascoltato?" faccio  di no con il capo guardandolo con ironia.

"Non mi  importa davvero ciò che dici, tanto sono cazzate quelle che ti esco da quel cazzo di buco sulla faccia" sputo acida.

"Lo ribadisco ugualmente di nuovo. Stavo dicendo ad Ethan che alle superiori eri cotta di Brent e che siete stati fidanzati per molto tempo" lo guardo accigliata e molto infuriata.

"Caro fratellino, evita di raccontare i cazzi miei alla gente. Apri la bocca quando c'è realmente un motivo valido, vado a fare un giro ci vediamo Brent" calco il suo nome e con un sorriso, che  è di una falsità assurda e dubito qualcuno non se ne fosse accorto, avanzo a passo felino lontano da quella tana di lupi in fretta.

Lasciare andare qualcuno non significa non averlo amato ma comprendere che alcuni amori non sono arrivati per durare in eterno ma per migliorare la tua vita, cambiarla e insegnarti a crescere.

La serata sta proseguendo molto bene, ho conosciuto molti amici di mio fratello. Alcuni mi stanno simpatici ma altri proprio a stento li sopporto, giusto per fare capire che sono molto educata.

"Giochiamo al gioco della bottiglia?" immediatamente  un boato di si dettato da persone che evidentemente si sono bevuti il cervello, oltre che qualche cocktail di troppo, arrivano dritto alle mie orecchie.

E indovinate chi non ha risposto e aveva tutti gli occhi puntati addosso? bene, io.

"No io non ci sto. Ma che cazzo di gioco è poi? Ci giocavo alla tenera età, rimodernatevi" dico alzandomi della sedia divenuta abbastanza scomoda.

"Dai avanti, gli obblighi e le verità non si devono per forza fare o dire, puoi anche dire no però devi in cambio bere un bicchierino di vodka" e forse non sarebbe andata male.

"D'accordo" dico esasperata. Non voglio dargliela vinta alla rossa in calore.

Dopo alcuni giri a rifiutare e bere, la testa mi è diventata pesante. Stranamente mi sento molto più leggera fisicamente e con i pensieri che si sono totalmente volatilizzati.

"Tocca a te" mi indica la bionda che se ricordo bene si chiama Grace, o qualcosa del genere in realtà.

"Obbligo" e non so né come e né quando io ho pronunciato queste 7 lettere, sicuramente dettate dal mio stato non di ebrezza al momento.

"Devi entrare in quello sgabuzzino, portare il primo che capita e baciarlo" nonostante il mio cervello è abbastanza lontano capisco  immediatamente che non è davvero un'idea tanto allettante.

"Oh porca merda!" sbotto scoppiando a ridere.

"Mia sorella non bacia e non porta nessuno in nessun sgabuzzino, noi andiamo buonanotte" penso che mio fratello mi abbia salvato il culo da quello che dovevo o stavo per fare, anche se tutto questo me lo doveva.

In macchina c'è il silenzio più assoluto, di tanto in tanto io e il ragazzo al mio fianco ci guardiamo e scoppiamo a ridere senza motivo ricevendo sguardi minacciosi e infuocati da Caroline e Tom che a quanto posso  notare, non hanno alzato il gomito più di tanto essendo cosi tranquilli e brilli.

Mi levo le scarpe e salgo le scale accompagnata da mio fratello. Ho  dolore alla testa e tutto intorno a me  gira ma non mi limito a stare seduta nel mio letto.

Mi alzo avvicinandomi un po e busso leggermente la porta di fianco alla mia, senza un perché né un ma, o forse magari c'è,ma spero di non fare cazzate e di non trovarmi brutte sorprese qualche ora dopo. Anche se ne dubito fortemente del no.

Apre la porta e tutto ciò che ho costruito e detto poco tempo fa svanisce nell'esatto momento in cui le sue labbra calde incontrano le mie non riuscendo a farmi capire più nulla.

LA PAURA DEL BUIO. #Wattys2018Where stories live. Discover now