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"Vado a dare un'occhiata in giro, devo assolutamente cercare un lavoro. Torno tra un paio di ore" la guardo e la saluto con un cenno del capo che ricambia in un batter di ciglia. Mi auguro che questo non è l'ennesimo buco nell'acqua che fa, se la meritava una gioia ogni tanto nella mia.

Sono annoiata al massimo, non so talmente neanche cosa fare che per la prima volta in vita mia mi metto nel divano a guardare netflix. E' troppo presto ancora e andare a preparare tutto non mi sembra una buona idea.

Mentre sta per arrivare la parte più bella del film suonano al campanello. Maledico mentalmente colui o colei, nel caso fosse stata una donna, di aver sul più bello.

Apro la porta e lo trovo lì, con un braccio appoggiato allo stipite. Indossa un jeans, una camicia e la sua classica bandana per reggere i capelli.

"Bambolina mi fai entrare o devi ancora mangiarmi? C'è ne hai messo di tempo per aprire questa dannata porta, eh" lo guardo storto e gli faccio segno con la mano di entrare. Stiamo per tornare indietro, che poi del resto non mi piace neanche quel nomignolo. Ma evito di dirlo perché altrimenti continua a fare peggio, mostrandosi antipatico più di quanto lo è già.

"Se sapevo che eri tu manco mi alzavo dal divano" sussurro ma lui sente e lo capisco dal suo sguardo ammonitore. Mi sono dimenticata del suo udito supersonico.

"Guarda che ci sento, inutile che parli a bassa voce" lo guardo e alzo gli occhi al cielo riposizionando il mio corpo sul divano.

L'arma migliore che usa lui per non affezionarsi è l'indifferenza e l'arroganza, ormai ho imparato a conoscerlo e capirlo. Non che tutto questo mi vada a genio, ma stare sotto lo stesso tetto non è facile.

"Devi finirla con questo nomignolo, non è simpatico" ride ed io mi rassegno "Parlare con te è come parlare al muro, non capisci nulla" mi distendo meglio sul divano e guardo la televisione.

"Potresti rompere il divano se ti ci butti con questa pesantezza" apre una bottiglia di birra e la manda giù in pochissimo tempo. Non capisco la fissa della birra anche all'alba, quando potrebbe bere qualche altra cosa che non faccia male alla salute.

"Mi stai dando della cicciona?" Alzo il busto e lo guardo.

"Io? no affatto. Sto solo dicendo che comunque non voglio ritrovarmi nella situazione di dover ricomprare ancora una volta il mio amatissimo divano" si mette a ridere e mi guarda "che poi del resto, pensandoci, quel divano ne ha viste di tutti i colori" mi schiaccia un occhiolino e io lo guardo con disgusto restando comunque sul divano.

Prendo un cuscino e glielo lancio dritto in faccia ricevendone uno come risposta, sembravamo due bambini.

"Vuoi la guerra eh?" Faccio cenno di no con la testa ma lui si limita a sorride e si avvicina.

Lui che non la smette di ridere ed io che porto le mani alla bocca per fermarmi. Ma inutile dirvi che questi sono tutti sforzi inutili, dal momento che ridevamo peggio.

So che infondo è una persona dolce, simpatica e con tanta voglia di amare. Ma so anche che il suo passato gli continua a mettere i bastoni tra le gambe facendolo ricascare ancora molteplici volte, e chissà quante altre volte ancora.

"Mel non pensi che sarebbe ora di...ETHAN?" Se pensavo poco fa che tutto fosse passato, mi sbagliavo alla grande. Vedo Alexandra che guarda Ethan con la bocca aperta e gli occhi spalancati del tutto sorpresa.

Del resto però lui è del tutto tranquillo come se non fosse accaduto praticamente niente, mentre io sono del tutto esasperata sapendo di dovermi subire il terzo grado, se non addirittura il quarto.

Mi alzo a sistemarmi il pigiama che si è fatto pieno di grinse e aggiusto i capelli che sono andati a farsi fottere uno per uno.

"Va bene ok, basta stare in silenzio. Io vado a preparmi si sta facendo tardi" alzo gli occhi al cielo e salgo le scale veloce come un fulmine.

Mi volto lungo le scale per poterlo notare ancora una volta e lo sorprendo a guardarmi fissa e seguire ogni mio singolo movimento, mi schiaccia un occhiolino e si gira verso Alexandra.

Se un lato di me pensa positivo l'altra gli va contro pensando che lui è qui solo per un motivo preciso: Adam. Ma se entrambi pensano che io sarei stata la loro cavia per questa sera si sbagliano e di grosso soprattutto.

Mi faccio una doccia fredda abbastanza di fretta e non appena esco mi piastro i capelli lasciandoli liberi di vagare lungo la mia schiena.

Alzo lo sguardo alla parete in cui si trova appeso un orologio e noto che è tardissimo. Questo sta a significare che appena torno giù mi prendono a calci nel culo.

Mi vesto in fretta e mi trucco con estrema facilità, la cosa positiva della mia vita è quella di essere troppo di corsa quindi sono abituata a fare le cose seguendo questo ritmo. Indosso le scarpe, prendo la borsa e, attenta a non rompermi qualche osso in particolare, scendo correndo le scale e arrivo con quello che sembra un fiato corto.

Catturo l'attenzione di tutti, ma in particolare quella di lui che si è quasi imbambolato a fissarmi. Mi sento a disagio, ma l'unica attenzione che volevo catturare è solo quella sua, e mi sento così felice di aver raggiunto il mio scopo. Gli sventolo una mano sul viso, facendogli capire che si era appena fissato su di me e gli sorrido.

Ogni volta che mi guarda in quel modo il mondo mi cade addosso, il cuore batte più del dovuto, le gambe diventano gelatina e il cervello mi va in pappa completamente.

So che non posso affezionarmi o addirittura innamorarmi di lui perché in un modo o nell'altro mi distruggerá , ed io sarei stata male ancora una volta. Ma correre il rischio è sempre stato un mio particolare, perché non farlo adesso?

"Stronza, andiamo" mi prende la mano e mi cammina di fianco, la solita persona brusca che prende le cose senza chiedere un minimo di permesso. Noto che l'altra mano la usa per sorreggere la sigaretta che porta spesso alle labbra.

Quest'ultima a differenza dell'altra è estremamente calda e accogliente. Guardo le mani intrecciate e mi sorride guardandomi con la coda dell'occhio.

Mi vengono i brividi e prima di farlo notare mi sistemo, sapendo con certezza che lo ha appena notato perché mi continua a con un sorriso malizioso.

"Arrogante" ci guardiamo, sposta lo sguardo verso fuori stringendomi la mano.

"Mi hanno detto di peggio" mi schiaccia l'occhio continuando a camminare e per la prima volta nella mia vita mi sento a mio agio e al sicuro.

LA PAURA DEL BUIO. #Wattys2018Where stories live. Discover now