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Mi alzo sbadigliando e non appena tocco il pavimento freddo mi costringo a ritirare immediatamente i piedi dal suolo.
Mi sento confusa, in realtà sono ad occhio e croce qualche giorno che mi sveglio e il senso di stanchezza e vuoto si fa spazio dentro di me. Il ché non è affatto la cosa più appagante del mondo.

Percorro il lungo corridoio e scendo le scale che portano al piano di sotto con la mia solita statura un po' goffa, d'altro canto sono sempre stata così. Ed è proprio questo che caratterizza ognuno di noi : la diversità con cui affrontiamo, in maniera totalmente differente, i problemi che affiorano nella vita di tutti i giorni.

"Buongiorno" mi avvio nella costosa cucina prendendo, con molta difficoltà una tazza da caffè.

"Buongiorno dormigliona" ed è vero, in questo periodo dormo troppo e vado poco a lavoro. Alzo il capo e incontro gli occhi luminosi di Caroline e gli occhi spenti di Ethan. Si spenti, come se qualcosa, o forse più di qualcosa, lo turba così tanto da farlo diventare scontroso come se volesse in qualche modo allontanare la gente al suo fianco.

"Ma quanto schifo ho dormito?" borbotto dando voce alla mia vocina interiore cercando di smorzare l'aria soffocante di questo momento. Inutile dirvi che il loro sguardo diventa sempre di più cupo e agghiacciante, come mai fatto prima. E ancora più inutile dirvi che lo sguardo di Ethan mi faceva male all'altezza del cuore.

"Mel, ho una cosa da dirti ma non so da dove cominciare in realtà" Elly è di fronte a me, ha preso un po' di colorito dall'ultima volta. Ma sarebbe assurda l'idea che al solo pensiero che nella mia vita succedesse una cosa bella.

"Comincia da dove ti viene più facile allora" dico con disinvoltura. Sto cercando di fare finta di stare bene, di avere la testa a poco e il cuore tranquillo. Ma la verità è che mi sento terribilmente soffocare e penso che a breve mi verrà un attacco di panico involontario. Tanto da portarmi in ospedale aggiungerei.

"Ho capito di aver sbagliato e mi dispiace tantissimo" una risposta netta, concisa e dettata con la velocità di un siluro. Odio la gente che prima fa una cosa e a distanza di giorni, settimane e mesi viene a chiedermi scusa.

Sono del parere che se una persona ci tiene davvero a te chiede scusa immediatamente sentendolo dal cuore, quindi basandomi su questo penso che lei non me ne voglia. Sarò fatta male e questo è pure vero, ma sono fatta così e non posso piacere a tutti. Non posso aspettare un eternità per una gioia nella mia vita e non posso permettermi di cadere giù come un pero.

"Senti non mi va parlarne, d'accordo?" faccio un passo avanti, decisa a porre fine a questa discussione già durata troppo per i miei gusti ma mi costringo a fermare i piedi a terra e restare al mio posto

"Aspetta Melanie, ti prego" la guardo e mi alzo dalla sedia in fretta facendola stridere dal troppo contatto con il pavimento e, con falcate più o meno grandi, entro nella mia stanza sbattendo la porta alle mie spalle. Odio la mia vita, me stessa per essere sempre stata per troppo tempo buona con tutti fino a diventarne lo zerbino.

"So quello che provi" ho lasciato la porta socchiusa, evidentemente non si è completamente chiusa ma non mi importa. Vorrei restare sola, chiusa in me stessa, nella mia agonia. Vorrei poter andare via per sempre e non tornare più, ma d'altro canto come penso stia una sfigata come me in un altro mondo?

"Sei venuto ad urlarmi anche tu? No perché sai ormai mi aspetto tutto da tutti" la mia voce è rotta, scarsa e le lacrime minacciano di uscire. Faccio un sospiro e cacciandoli di nuovo indietro. Non voglio sembrare vulnerabile e debole davanti agli altri, non sono forte ma faccio finta di esserlo quanto meno.

"Ho passato ciò che hai passato tu nella vita, se non di peggio" ha le mani intrecciate dietro la nuca ed è appoggiato allo stipite della porta. La tranquillità che gli sfiora il viso quando pronuncia queste parole con disinvoltura.

LA PAURA DEL BUIO. #Wattys2018Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang