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Dire che alle volte sono fin troppo cattiva con le persone sarebbe quasi scontato e si mi sento tale per non avergli detto la verità. In realtà non so di preciso da dove iniziare a raccontare, se posso raccontare cose delicate così in fretta.

Il problema non sono gli altri ma sono io e, nonostante io cerco sempre di cambiare in meglio, sbaglio costantemente non risolvendo quelli che sono già i miei mille problemi. Inserendo all'interno di quelli altri problemi, diventando così sempre tanti.

Scappo sempre, dal mio passato, dal mio presente e forse scapperó anche dal mio futuro.

In realtà so che non si nota ma ho anch'io un cuore grande. Figuratevi che quando ero più piccola passavo tra i vari vagabondi e gli davo i miei soldi facendomi sgridare da papà non appena varcavo la soglia di casa,era divenuto quasi un rito.

Mi sento un animale in gabbia.

Indosso uno shorts e una magliettina che da sull'azzurro, le mie amatissime sneakers e faccio una crocchia alta. Devo assolutamente cercare un lavoro oltre che spuntare decisamente i miei capelli.

Ho sempre avuto il terrore di andare dal parrucchiere perché quando ci vai per spuntare le punte bruciate, finisce sempre per mancarti tutta la radice.

"Ale vado a fare delle compere, avvisa tu El" mi sorride e sposta lo sguardo verso la TV. E so che quello è un sorriso forzato e tirato ma che mi importa io sono questa, non posso cambiare da un momento all'altro.

Se ne facessero una maledetta ragione, una volta per tutte.

La gente assomiglia un tantino ai quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, cadono; Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, cadono giù un po' come succede ai sassi, ai fiori, alle piante.

E purtroppo a tutto questo non c'è una motivazione, non c'è una ragione specifica, non c'è un perché o un come.

Dopo svariate camminate trovo un piccolo chioschetto all'angolo di una via, cosi con la poca speranza che mi è rimasta dopo chilometri e chilometri inutili, entro.

Tentare non nuoce alla salute, quindi provare non costa a nulla. Più di fallire non si può.

"Salve signorina cosa posso fare per lei" tutto ma al tempo stesso nulla.

"salve avrei bisogno di ecco...-" sospiro "un lavoro. Per caso cercate qualcuno?" la guardo e lei sorride. Deve essere una piccola speranza quella?

"Si aspetti un attimo chiamo il direttore di qui" a forza di aspettare mi sta venendo via non solo la pelle attorno alle unghia ma anche loro stesse.

Mi siedo ad un tavolo e mi guardo un po' intorno, è davvero un ottimo posto nonostante sia comunque piccolo.

Noto entrare Ethan con una ragazza ma nonostante io mi stia facendo più piccola di una formica, mi nota e senza neanche degnarmi di un saluto sposta lo sguardo verso la ragazza e prosegue verso qualche tavolo più avanti del mio.

Pericolo scampato, almeno per oggi.

Non so perché mi ostino a vedere in lui qualcosa di buono, forse perché anch'io ero così.

Non posso negare, però, che mi ha fatto male che lui ha palesemente fatto finta di non conoscermi.

"Piacere io sono Andrew il proprietario di qui,mi servirebbe una cameriera. Per quanto riguarda la paga sarà abbastanza alta come tutti del resto. Mi farebbe davvero piacere che lei venisse qui a fare una piccola prova domani mattina verso le 9. Per quanto riguarda orari ne parleremo domani mattina." parla talmente veloce che non riesco a stare neanche al suo passo ma annuisco e gli sorrido.

Dentro i miei maledetti problemi devo inserire anche questo.

Lavorare però mi farà sicuramente bene, mi farà pensare ad altro e mi farà pensare qualcosa di diverso oltre che alla solita monotonia.

"Melanie Green" neanche il tempo di entrare che dal piano di sopra Elly comincia ad urlare a sguarciagola.

Voglio tornare indietro e fare finta di non avere mai varcato la soglia di questa entrata.

"Arrivo" urlo a mia volta e ancora più forte, non so quale delle due è più irritabile.

"Ei ma parlare a bassa voce voi due? cavolo abbiamo tutti delle orecchie" aveva anche ragione.

Scoppio a ridere e lei mi guarda più male cosi alzo le spalle in segno di ammonimento e salgo sopra il più veloce possibile.

"Stasera usciamo" dice tutto ad un fiato ed io non capisco perché lo fa.

No questa volta no, non mi sarei fatta convincere di nuovo facendomi rovinare la serata.

"NO" urlo guardandola e uscendo gli occhi fuori dalle orbite.

"Ti ricordi quando per la prima volta non risposi alle tue provocazioni,quel giorno che siamo arrivate qui?" per spronarla a continuare la guardo e gli faccio un cenno, anche se leggero.

Si guarda per un secondo le mani, segno che è davvero a disagio e sta davvero male.

Si volta verso di me e apre la bocca facendo un sospiro senza che le parole gli escono.

Questa volta non comprendo per davvero.

"Papà mi ha detto che se non fossi tornata io con la mia volontà, sarebbe venuto lui a prendermi"

In questo minuto penso di sentirmi non male ma malissimo.

LA PAURA DEL BUIO. #Wattys2018Where stories live. Discover now