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"Avanti scendi o vuoi restare in macchina per tutto il tempo?" ammicca appoggiandosi al lato dello sportello dandomi appena le spalle.

"Scendo, scendo" apro lo sportello e per poco non cado per terra sbattendo la testa sul marciapiede. Alzo gli occhi e lo vedo fulminarmi con lo sguardo è cominciare a camminare. L'importante è che si è risparmiata qualche battuta di pessimo gusto, ma suppongo non sia neanche il luogo adeguato.

"Non ti facevo così coraggiosa, ma molto più cagasotto" mi schiaccia un occhiolino e ignorando il suo apprezzamento, se così può definirsi, lo seguo per tutto il tragitto di quel lungo e stretto vialetto.

Gli spaccherei volentieri la faccia solo che mi limito a lasciarlo sbattere e farlo nuotare nelle sue grosse disgrazie, penso di averlo già detto un migliaio di volte.

Avete presente quando da piccole avevate paura e vi dava conforto qualcuno?

In questo preciso momento mi sento cosi: fuori luogo e impaurita, dandomi conforto e stringendomi in me stessa in una mossa abbastanza loquace.

"Ma  non dirmi! Hai freddo?" si volta verso di me ricevendo in cambio una negazione del capo "Sicuro? Guarda che non ci sto nulla a prenderti qualcosa, davvero" ammette alzo gli occhi al cielo. Anche lui ha questo maledetto vizio ma prende sempre e solamente me per il culo, giornalmente.

Non è il freddo, fosse stato quello avrei sicuramente messo addosso qualcosa.

"Ma va! Non ho freddo, non ho nulla" sbotto incazzata. Non so neanche perché lo sono o cosa mi porta ad esserlo, ma credo sia soltanto la sua vicinanza che lo provoca.

"Cosa c'è che con va Melanie?" si ferma di botto facendomi sobbalzare addosso a lui.

"Che ti venisse un accidente!" sbotto ancora una volta "Ti ho detto che va tutto bene, sei tu che ti fai strani teatrini in quella testa"  sorrido per essere più credibile, ma qualcosa mi fa intuire che lui non mi crede.

"Oh guarda, so che non mi chiedi un cazzo di giubbotto perché hai paura che io pensi che tu ci stia provando con me" mi sta palesemente sfottendo anche da arrabbiato, di male in peggio direi.

"Ethan, ma se non ho freddo perché devo chiederti un cazzo di giubbotto o robe simili?" alzo le mani al vento portandole, successivamente, al lati del fianchi.

"Stiamo andando a casa di un mio amico, non devi paura perché fin quando sei con me non ti succede nulla" sussurra "Mi ricordo di avertelo già detto comunque, ma ti ostini sempre a pensare al peggio" lascio sbattere le sue parole e continuo a seguirlo.

E sono davvero felice delle sue parole, ma ho comunque una strana sensazione al petto. Purtroppo, sappiamo tutti come vanno a finire queste sensazioni.

Non so con precisione dove siamo o quale strada abbiamo fatto per arrivare fin qui. Posso solo notare che è un posto sereno e tranquillo nonostante le strade non sono messe bene a livello di igiene.

"Fanny, sono Ethan" un calcio alla porta e quest'ultima si apre. E la solita galanteria è stata buttata nel cesso ancora una volta.

Diciamo che qui le buone maniere, il campanello o altri metodi più pacati non esistono e se mai ci sono, non vengono tuttavia considerati.

"Amico mio! Questa bella signorina?" dice sorridendo e alzando i lati della bocca in un sorriso. Questo ragazzo mette troppa ansia per i miei gusti, che poi posso anche sembrare anch'io come critico gli altri. Ma in ogni caso, me ne fotto e lo penso lo stesso.

"Sono Melanie" sposta lo sguardo verso Ethan sorridendogli. Se lo sguardo potesse uccidere in questo momento lui sarebbe diventato carne arrosto. Dopo aver annuito facendosi da parte e smettendo di ridere, ci fa entrare in quello che sembra tutto tranne che una casa. Ha sicuramente intuito le non buone maniere da parte di Ethan, sempre se ne ha mai avute con qualcuno.

LA PAURA DEL BUIO. #Wattys2018Where stories live. Discover now