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Ho impresso nella mente con un pennarello indelebile quando mio fratello guardava l'inferno bruciare con gli occhi vuoti, lì nel suo mondo.

E neanche ci pensai quando gli afferrai la spalla, perché dovevo trascinarlo ancora lì, nella nostra realtà, che anche se faceva schifo, almeno l'avremmo affrontata insieme.

Ma lui mi ha abbandonata togliendo le mie di mani e andando via di casa a fare a calci e pugni con la triste crudeltà che il destino ci ha messo di fronte. Ed io troppo debole per ciò che era accaduto istanti prima, l'ho lasciato andare, a combattere per un tempo indefinito con la sua vita e non solo ma con i suoi più cattivi demoni.

Spesso mi ritrovo a pensare che non si dimentica, perché non si puo', perché non sarebbe giusto, corretto. Perché non sarei io, perché nulla di quel che si vive merita di essere dimenticato: anche se qualcosa o qualcuno mi ha comunque fatto del male.

Tutto ci tocca, ci scuote forte e talvolta, ci cambia per sempre.

Ho imparato a non avere la pretesa di dimenticare perché tutto ciò che sono adesso, con tanti difetti sicuramente, è stato merito del mio passato e della forte donna che avevo come madre.

Tutto questo non cambia il mio parere riguardo mio fratello, io ho imparato dai miei errori e con la convinzione, consapevolezza di non ricaderci, vado avanti. Lui invece, è ritornato al circolo vizioso di un tempo e forse è proprio quello il posto adatto a lui, anche se sbagliato.

"Come posso aiutarla?" mi avvicino a passi svelti al tavolo in cui mi stanno chiamando e guardo il ragazzo posto di fronte a me. Un colpo al cuore mi arriva immediatamente.

"Potrei avere un caffè macchiato e una brioches?" gli sorrido facendo un cenno del capo. È raro ai giorni d'oggi vedere un ragazzo con questi modi fini, raffinati e con una gentilezza stratosferica. Siamo abituati purtroppo alla gente stronza, menefreghista e masochista, che pensa solo a sé stesso senza pensare a nessun'altro.

"Arrivano subito" mi allontano mettendomi dietro al bancone per preparare ciò che ha appena ordinato. È un ragazzo semplice, gli occhi  nocciola con dei lineamenti sottili, le labbra non troppo carnose. Ha due fossette ai lati della bocca, proprio come quel coglione di Ethan, i capelli ricci corvini e indossa uno smoking abbastanza elegante. Non voglio assolutamente farmi i cavoli degli altri ma  per quello che ho capito è un avvocato in carriera. Posso anche sbagliarmi, ma il suo abito costoso dice tutt'altro.

"Piacere io sono Cameron" porge la mano e mi sorride, mi costringo a ricambiare il sorriso e avvicinarmi per stringerla a mia volta.

"Io Melanie" gli sorrido adagiando quello che aveva ordinato nel piccolo tavolino di legno. Non avrò una bella cera al momento, non sarò neppure vestita sistemata, ma è sempre un posto di lavoro e io non posso farmi trovare dal capo intenta a fare presentazioni con i clienti.

"Da quanto lavori quì?" solleva lo sguardo e inchioda i suoi occhi nei miei. Ha un so che di familiare, gli brillano gli occhi come se si fosse appena scontrato con il demone più bello in assoluto, intendiamoci il demone non sono io per il momento e neppure dopo.

"Con tutta onestà non ricordo bene, settimane saranno" borbotto imbarazzata diventando rossa in viso. Non che io mi sia vista allo specchio ma lo deduco dal calore che mi sale in faccia.

"Capisco" e in realtà io ci capisco davvero poco.

"Devo tornare a lavoro, ci vediamo" lo saluto veloce con un cenno del capo tirando gli angoli delle labbra, formando un sorriso tirato e mi affretto a prendere il vassoio per portarlo a lavare. Io e le mie maledette abitudini di lavare sempre tutto quello che, nonostante sia pulito, è stato messo sopra qualcosa.

LA PAURA DEL BUIO. #Wattys2018जहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें