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Guardare la fitta nebbia che ricopre il cielo ad alta quota è qualcosa di estremamente unico.

Questo mi fa sentire talmente bene che mi mette un attimo di tranquillità, quella tranquillità che però nella mia vita poche volte ho raggiunto.

Il perché? ad essere sincera non lo so neanche io o forse faccio solo finta che un motivo non c'è.

Mi volto e vedo Ellie, la mia migliore amica.

Ormai mi è rimasta solo lei e averla qui non fa altro che farmi stare bene anche quando di bene per adesso, la mia vita non ne ha. In questo preciso momento ha il viso sereno, le sopracciglia un po' aggrottate, i capelli biondi e morbidi che gli ricadono sul viso limpido.

Rido per quella visione un po' buffa e mi godo un po' di serenità, dal momento che so già che appena si sveglia è un vero tormento. Un uragano di ragazza a tutti gli effetti.

Ellie è la classica ragazza menefreghista, quella a cui non importa di trovare l'anima gemella, quella che non crede alla parola amore.

Tutto il contrario di me. Non sono una ragazza da cotte che durano un mesetto e poi passano, trovo gli amore impossibili, quelli non ricambiati purtroppo.

E forse un poco ammiro lei per essere così menefreghista e così stronza nei confronti della vita.

Ci conosciamo da quando andavamo alle elementari, a dire la verità all'inizio ci odiavamo ma appena siamo cresciute e ci siamo conosciute meglio siamo diventate ciò che siamo adesso. Abbiamo scoperto che abbiamo molti punti in comune e molte cose dove andiamo d'accordo.

Alle volte non la sopporto è molto irritabile ma altre volte senza di lei non so neppure dove andare. È diventata il mio punto di forza in tutto.

Mi giro verso il mio finestrino e guardo fuori poggiando la testa sul palmo della mano pensando tutto tranne che cose belle.

Non posso dire di essere scappata dalla mia città natale ma non posso neanche dire di essermene andata tranquillamente e con tutta la voglia di questo mondo. Ho cercato il primo volo disponibile, ho preparato una valigia al volo e ho subito informato Ellie di tutto questo.

Penso sia giusto cosi per la mia famiglia, coloro che mi sono stati vicini per troppo tempo, e forse anche un po' per me stessa. Per il bene, anche se poco, che provo nei miei riguardi.

Mia mamma è morta con un cancro scoperto all'ultimo minuto, quello che neanche ti da il tempo di comprendere cio che hai che ti porta via dalle persone più care.

E così in un batter di ciglia, mi è stata portata via mentre ero ancora così piccola che l'unica cosa che ricordo di lei è il suo funerale, quello che in realtà che non dovresti più che non vorresti ricordare più ma che è quello che ti rimane impresso nella mente e nel cuore.

Ho passato momenti e periodi che non auguro a nessuno neanche al mio peggior nemico, sono stata aiutata da alcuni psicologi che però hanno fatto poco e niente. In realtà il nulla cosmico.

Sono sempre stata una ragazza forte ed è per questo che mi sono alzata dal buco nero all'interno del quale mi trovavo, per volere di quella donna che ha dato, per troppo tempo, l'anima e il corpo per non farmi mancare nulla nella vita.

Alla fine ho deciso di tatuarmi il suo nome sulla mia spalla, perche io so che lei è li che mi guarda sempre le spalle. Una teoria che in pochi capiranno ma ho sempre pensato che è così.

Mio padre invece è colui che mi ha cresciuto da solo ma che appena ho raggiunto l'eta che lui afferma essere la più giusta, ha subito ritenuto giusto dirmi che aveva trovato una compagna e che quest'ultima aveva già una figlia di 5 anni di nome Lauren.

Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, quella che mi ha mandato in confusione e quella che mi ha portato proprio in questo aereo.

Non vi dico come mi sono sentita quel giorno anche perché non trovo le parole giuste, e ad essere sincera le parole non le trovo neppure ora.

Non sono stata costretta a vivere li perché mio padre sa come mi sento e sentivo prima, non sono andata via senza che nessuno lo sapeva ma al contrario, mi ha subito mandato qui assicurandomi che avrebbe pagato lui tutte le spese.

Questo non mi fa piacere, anzi mi rattrista da morire ma anche lui forse, ha capito che è la cosa migliore e giusta da fare. È ora di imparare per davvero come si fa il padre.

Subito sento la classica vocina che ti informa che presto l'aereo atterrerà e dentro di me in questo preciso istante si fa spazio l'ansia e la paura. La paura di non riuscire, neanche qui dove mi trovo adesso, a superare tutto.

A questo punto non posso fare a meno di svegliare questa pazza al mio fianco con la consapevolezza che presto la mia serenità svanirà da un momento all'altro.

"Santo cielo El svegliati" mugugna qualcosa di incomprensibile come al suo solito e dopo parecchie gomitate ricevute dalla sottoscritta apre gli occhi guardandomi e annuisce. Ha sentito tutto ma ha fatto finta di nulla, la ucciderò volentieri.

Mi sembra anche strano che non ha aperto bocca e che non si è ancora lamentata delle forti gomitate sul fianco. E dal momento che la conosco meglio di come conosco le mie tasche la cosa non mi va di certo giù. C'è qualcosa che la tormenta e che è allo scuro di me.

Una volta scese dall'aereo, mi guardo intorno ed è tutto così estremamente diverso. Una città mozzafiato, diversa da come te la descrive chi è stato qui, diversa da come te la descrive la tua professoressa di inglese.

Il caldo afoso mi sbatte lungo il viso e mi costringe a togliere la giacca in pelle che precedentemente, non so per quale motivo, ho messo.

Alzo gli occhi in cielo, proprio dove penso sia lei in questo istante e mi prometto che questa volta ci riusciró ad andare avanti, per mia mamma e per me stessa.

"Buongiorno New York,a noi due" sospiro e mi giro a guardare Elly per vedere la sua reazione. Volete sapere quale è? L'apaticitá.

Nonostante questo però mi sorride, un sorriso che ti riempie il cuore di gioia e sono davvero felice ad averla al mio fianco, ad averla qui in questo momento così complicato della mia vita.

Perché senza di lei non starei di certo in questo modo.

Ricambio allungando gli angoli della bocca in un modo cosi sincero che non credevo possibile sarei riuscita a fare dopo tutti quei anni.

E forse dopo tanto tempo, suppongo anche troppo, sono davvero felice.

LA PAURA DEL BUIO. #Wattys2018Where stories live. Discover now