24. Intention

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Quando la trascinò al centro dal salone e lontana dal marito, a Raphael Deshawn parve di essere di nuovo in grado di respirare bene

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Quando la trascinò al centro dal salone e lontana dal marito, a Raphael Deshawn parve di essere di nuovo in grado di respirare bene.

Con la coda dell'occhio vide che Brummidge aveva raggiunto il suo amico e che non sembrava affatto contento di quello che sua moglie stava facendo.

Ma non gli importava, la cosa lo lasciava assolutamente indifferente, tutto quello che voleva era portarla via, lontana dal marito, da tutti loro, in un posto sicuro, in cui avrebbe potuto proteggerla per sempre.

Il calore della mano buona di Arianna gli arrivava dappertutto, persino al cervello.

<<Alza la testa, Arianna, ti prego, guardami.>> Le sussurrò piegandosi su di lei.

Di nuovo Arianna trasalì leggermente, come se si fosse destata di soprassalto. E Raphael rischiò di perdere la pazienza e trascinarla davvero via da lì.

Dopo un tempo che gli sembrò eterno, ma che forse fu invece composto solo da una manciata di secondi, finalmente lei alzò il capo.

I begli occhi marroni, che in passato erano stati tanto caldi erano arrossati, schivi, e tentavano di nascondersi nelle pieghe del bell'abito che Raphael indossava.

<<Che vi fa? Che diavolo vi ha fatto?>> le sussurrò accanto al viso, con una voce dura, minacciosa.

<<Credevo fossimo qui per ballare, >> disse invece Arianna, guardandosi intorno. La musica era iniziata ma Raphael non si decideva ad iniziare.

<<Ballate, vi prego, o mi metterete nei guai.>>

Raphael la prese tra le braccia in maniera possessiva, le passò il braccio intorno alla vita e l'attirò a sé.

<<Vi prego, >> disse Arianna spingendolo via, <<non in questo modo.>>

Sentiva il cuore lì dove non avrebbe mai dovuto essere, batteva nelle orecchie, batteva nel cervello, batteva addirittura sulle labbra.

Non aveva nemmeno udito le prime note del minuetto, rapito da mille, piccoli dettagli che gli si erano svelati alla vista.

Quello che aveva temuto a Moor Hall, si accorse con sgomento, non si era infine avverato. Arianna, la sua Arianna, non era mutata al punto da essere irriconoscibile, abbandonata la corazza della donna fatale e sicura di sé, abbandonati i vezzi con cui si trastullava a Londra e quella sicurezza dietro cui si nascondeva, ecco che era tornata a tutti gli effetti ad essere la fragile e inconsistente fanciulla che l'aveva stregato sotto l'affresco di Astrea in una fredda notte di novembre.

Ebbe l'improvvisa e insensata paura che l'avrebbe perduta, che davvero la sua esistenza fosse ormai legata ad un filo e non lo sopportò.

Sapeva di rose, sapeva di buono, era la sua Arianna e lui si era sbagliato, Dio se si era sbagliato, avrebbe dato tutto quello che aveva per riaverla forte, selvaggia, indomita, curiosa e arrabbiata.

IL PRECETTOREWhere stories live. Discover now