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Palazzo Foscari, Venezia 5 Ottobre 1642

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Palazzo Foscari, Venezia 5 Ottobre 1642

<<Sembrate terribilmente stanca, padroncina.>> Le disse Carmela carezzandole i bei capelli lunghi con una spazzola d'argento.

<<Affatto. Anzi, oggi mi sento un po' meglio, sono persino uscita a fare una passeggiata fino al mercato. Avevi ragione, sai? È un toccasana per l'anima stare in mezzo a tutte quelle persone e a quei colori!>> Mentì Arianna con un tono esageratamente allegro.

<<So che sono stata io a suggerirvelo, ma per ora dovreste solo riposarvi, lo sapete cosa ha detto il dottore.>>

<<Lo so.>>

<<Lui... il padrone si arrabbierà moltissimo se...>>

Se succedesse di nuovo.

<<E io non posso più sopportare,>> Carmela scosse la testa per rafforzare le sue parole, << non ce la faccio. Mi dispiace, so che sono solo una domestica, che non dovrei permettermi di dire quello che sto per dire, ma non tollererei che lui vi trattasse di nuovo in quel modo. Siete la padrona qui, questa è casa vostra e lui a Venezia non è nessuno!>>

<<È mio marito Carmela, nel bene e nel male sono io ad averlo sposato.>>

Carmela sospirò, si passò le mani sul grembiulino lindo. Poi prese a carezzarle dolcemente i capelli mentre Arianna chiudeva gli occhi e la lasciava fare.

<<L'ultima volta...>>

<<Ha promesso che non sarebbe più accaduto.>>

Veramente è stato Eagle a garantirmelo, immagino però che faccia lo stesso.

<<Non era quello che aveva detto anche all'inizio? Quella sciagurata notte non vi aveva promesso che non sarebbe più accaduto niente di simile?>>

<<Ad ogni modo non dirlo più Carmela, ti prego, non dirmi più che sei solo una domestica, lo sai che ti considero come una madre.>>

Prese a dire Arianna in maniera convulsa, voleva cambiare discorso, persino i pensieri quel giorno erano confusi e si rifiutavano di collaborare, proprio come il suo corpo. Stette un po' in silenzio, si udivano i rumori provenienti dall'esterno, un eterogeneo e allegro vociare che creava un cupo contrasto con le mura silenziose e vuote di quel palazzo, dove le voci si moltiplicavano in echi infiniti, rimbombavano e poi forse arrivavano alle orecchie dei mille personaggi mitologici dipinti dappertutto, gli eroi che suo padre Bertuccio amava tanto.

Ma nemmeno loro potevano fare più fare nulla per lei, si sarebbero limitati a fissarla impotenti da lassù.

Avvertì dei passi nel corridoio, suo malgrado un leggero tremore tradì il suo reale stato fisico.

Carmela aveva gli occhi lucidi, sospirò, le mise le mani sulle spalle, come se fosse una bambina disubbidiente, poi si abbassò fino ad incrociare i suoi occhi.

IL PRECETTOREWhere stories live. Discover now