27. Rumors

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Le chiacchiere che rimbalzavano di bocca in bocca, di salotto in salotto e allietavano le ore di donne per cui il tempo non era altro se non un'inezia di minuti che si susseguivano troppo simili gli uni agli altri, molto spesso non avevano alcun f...

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Le chiacchiere che rimbalzavano di bocca in bocca, di salotto in salotto e allietavano le ore di donne per cui il tempo non era altro se non un'inezia di minuti che si susseguivano troppo simili gli uni agli altri, molto spesso non avevano alcun fondamento.

Altre volte, invece, la semplice e noiosa realtà dei fatti si perdeva in mezzo a trame talmente ardimentose finendo per diventare, di dama in dama, solo il pretesto che aveva permesso che quel preciso pettegolezzo si imponesse tra tanti.

Raramente, e questo era il caso dell'angelo, la verità era talmente affascinante nel suo quantomeno inusuale dispiegarsi, che la cruda ed effettiva realtà dei fatti non necessitava di abbellimenti o orpelli per far sì che il suo eco non si disperdesse in fretta e che il fuoco di tali testimonianze continuasse ad ardere impavido nell'immaginario collettivo dei salotti veneziani.

Una penombra intima, appena rischiarata da un paio di candele era piombata nella stanza, Giada Foscari, con le vesti in disordine e il seno che straripava candido come latte dal corpetto allentato si tirò seduta e si sporse verso Raphael Deshawn.
Il suo amante si trovava in quel momento seduto sul bordo del letto e si torturava le mani, lo vide spingersi in avanti, osservò i bei muscoli della schiena che si tendevano nel movimento, infine l'uomo poggiò i gomiti sulle gambe e fissò quello che rimaneva del fuoco spento nel camino.
Parve afflosciarsi su sé stesso, chiudersi, e Giada Foscari ne fu immensamente infastidita, forse fu per questa ragione, per richiamare la sua attenzione, che gli sfiorò la spalla nuda, era ancora senza camicia, indossava solo le brache di velluto ancora slacciate. Non aveva mai visto un uomo così perfetto, pensava tra sé, mentre il compiacimento di quello che credeva di aver ottenuto, già faceva di tutto per seppellire la vergogna che fino a poco prima l'aveva spinta a supplicarlo in lacrime di andarsene.

Era stato terribile accontentare le sue richieste, altro che angelo, quell'uomo era una bestia e aveva preteso che anche lei si comportasse come una cagna. Si, l'aveva quasi costretta, che Dio la perdonasse, a farlo in un modo così osceno, doloroso e contro natura, che persino lei, Giada Foscari che non arrossiva mai, in quel momento sentì l'esigenza di toccarsi la guancia in fiamme, prima di toccare Raphael.

Quando infine si decise a richiamare l'attenzione dell'altro, l'occhiata di scherno che Raphael le riservò la convinse a lasciar cadere la mano.

Eppure la bellezza, a volte, ha davvero uno strano potere. A dispetto del male che ancora sentiva tra le reni, a dispetto di quell'odioso atteggiamento, Giada non poté che ammirare quella perfezione sfuggente, le spalle possenti, il corpo così muscoloso e proporzionato da sembrare proprio quello di un eroe greco.

Non aveva mai visto uomini simili, non ce n'erano, anzi forse uno in grado di competere con l'angelo, in fondo, esisteva; il Visconte de Roin. Si, forse il futuro marito di quell'ingrata di sua figlia possedeva una bellezza parimenti sfolgorante.

<<Sono felice di notare che sembri aver ritrovato un po' di amor proprio.>>

Raphael si alzò e raccolse la camiciola, poi lo scalda cuore grigio e iniziò ad indossarli senza alcuna vergogna.

IL PRECETTOREWhere stories live. Discover now