2. Astrea

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Il busto di Arianna era perfettamente appoggiato al prezioso pavimento palladiano, le mani erano intrecciate dietro la nuca e le ginocchia rialzate a formare un triangolo isoscele

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Il busto di Arianna era perfettamente appoggiato al prezioso pavimento palladiano, le mani erano intrecciate dietro la nuca e le ginocchia rialzate a formare un triangolo isoscele. Tentava di respirare in maniera regolare, era quello che si imponeva di fare quando il panico sembrava soffocarla come una pesante coperta nera. Si agitava in lei quella strana sensazione oscura, un disagio mai provato si unì alla paura mentre osservava la sua elegante gonna pieghettata, il vestito che indossava era stato scelto personalmente da Giada Foscari per l'occasione.

Arianna si accorse che la pioggia batteva con insistenza contro i vetri, supplicandola di lasciarla entrare, come guidata da una pietà misteriosa si alzò e si avvicinò in punta di piedi, infine tentò di aprire di poco la pesante finestra termale, ma farlo con la sola mano destra si rivelò un'impresa non da poco.

Poi si sdraiò con uno sbuffo di nuovo a terra, le candele erano spente, l'unica luce che penetrava la sua stanza era quella della luna che si affacciava sulle acque e sulla campagna, l'unico rumore era quello del suo respiro e del suo petto che rapido si alzava e abbassava costretto dalle stecche del corpetto in una posa innaturalmente rigida.

Rimase in ascolto, le pareva che la natura delle cose si indovinasse meglio così, con la mente sgombra e al buio.

Eppure stavolta la realtà si dimostrò dispettosa, sfuggendole proprio ora che avrebbe avuto bisogno di risposte.

Si sentiva così strana da quando sua madre l'aveva fatta convocare e le aveva parlato distrattamente del suo futuro imminente mentre due cameriere la acconciavano infilando perle e finte farfalle tra i suoi capelli biondi.

Come sempre Giada Foscari aveva evitato di indugiare troppo a lungo sulla figura della figlia, non era un mistero che la sola vista di Arianna la offendesse intimamente.

Giada Foscari le aveva parlato in maniera fredda, impeccabile, inarrivabile, non lasciandole nessun possibile spazio di fuga. Una grande malinconia aveva adombrato i begli occhi azzurri della madre, misteriosi e profondi, simili nella forma ma non nel colore a quelli della figlia.

Non aveva alzato la voce, non era necessario che lo facesse, sapeva che Arianna non si sarebbe ribellata, del resto non l'aveva mai fatto prima.

Come sempre aveva annuito e se n'era andata liberando la madre della sua presenza.

Giada Foscari le offriva, se ne rendeva conto, un'esempio di quello che ci si aspettava da lei.

Persino la pioggia quella sera le sembrava troppo lenta, quasi malinconica, era il segnale dell'inverno alle porte, immaginò il modo in cui l'acqua si riversava nel Naviglio già colmo, rischiando di farlo straripare.

I suoi libri se ne stavano senza vita uno sopra l'altro, tre piccoli quaderni erano pieni solo per metà e a quanto pareva sarebbero rimasti così, incompiuti, come lei, come la sua mano sinistra.

IL PRECETTORETahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon