19. A Groung for Blame

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Palazzo Vivanti, Venezia 9 Ottobre 1642

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Palazzo Vivanti, Venezia 9 Ottobre 1642

Lord Herrick osservò con cipiglio la scena che gli si parava davanti. Il suo migliore amico era molto affezionato a sua figlia Celeste e in quel momento stava giocando con lei sul tappeto del salotto.

Stavano costruendo una torre coi cubi di legno che lei adorava e sulla cui cima tentava, con tutta la sua buffa attenzione di bambina, di porre in equilibrio un piccolo cavallino di legno che Raphael le porgeva.

<<Ho assecondato la tua follia...>> iniziò a dire rivolto all'amico. La sua voce suonò cupa, più di quanto avesse desiderato.

<<Me lo dovevi. Visto che se non mi sbaglio all'epoca io ho assecondato la tua.>> Ribatté serissimo Raphael, ponendo la mano su quella di Celeste per aiutarla a tenere in equilibrio il cavallino.

Non ce l'avrebbe mai fatta, pensò il Visconte, accadeva sempre, era quello che divertiva Celeste – vedere la torre crollare – e quello che faceva incaponire Raphael e lo spingeva a provare ancora e ancora, tra gli strepiti eccitati della figlia.

Marta alzò gli occhi dal ricamo e lo fissò senza nascondere la preoccupazione e una preghiera. Era per lei se aveva infine acconsentito a quel viaggio, decisivo era stato quello che la moglie gli confidato tra le lacrime, ossia che la famiglia le mancava, che erano anni che non vedeva i suoi genitori, Viola e Margherita, e anche quello che gli aveva confidato dopo, e che non aveva avuto il coraggio di dire al suo amico.

Raphael rimase esattamente dov'era. Il dolore e persino gli anni che erano passati non avevano affatto diminuito la bellezza dell'amico. Anzi, avevano semmai aggiunto qualcosa di aspro, di ferino su un viso che nonostante i lineamenti delicati, adesso esibiva fiero un piglio profondamente violento.

Forse era per colpa di quel modo che aveva di guardarlo, come se non lo vedesse davvero, o forse era la mascella, che ogni tanto tradiva, col guizzare rapido di un muscolo, tutta la sua insofferenza.

Aveva davvero pensato di agire per il suo bene, quando aveva spinto l'amico ad allontanarsi da Arianna Foscari, quando quasi l'aveva trascinato, più con le cattive che con le buone, di nuovo a Londra, quando gli aveva imposto di occuparsi di Terése, quando gli aveva consigliato di pensare al suo futuro?

Era stato davvero un folle all'epoca?

Immaginava di sì, si era sbagliato. Si era opposto ad una corrente di eventi di cui non aveva capito la portata.

E tutto era andato a puttane. Tutto quanto, tranne il suo amico, che di donne adesso non ne voleva nemmeno sentir parlare.

Non aveva mai conosciuto un uomo più ostinato, o più innamorato di quello, dovette ammettere con un sospiro.

E più il tempo passava, più il sentimento che Raphael provava sembrava diventare resistente, quasi coriaceo, nella sua ostinazione a voler combattere il tempo, gli eventi e la realtà.

IL PRECETTOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora