35. Serpent's Tongue

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Arianna si concentrò sul vociare, sulle parole che non ricordava bene di quella commedia di Shakeaspeare

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Arianna si concentrò sul vociare, sulle parole che non ricordava bene di quella commedia di Shakeaspeare. Sentì distrattamente gli applausi, le parve di afferrare un nome, poi udì chiara e distinta la risata roca del Visconte. Del suo futuro marito, era, allo stato attuale delle cose, l'unica cosa che conosceva.

Com'è che faceva quel ritornello?
"If we shadows have offended,
Think but this, and all is mended,
That you have but slumber'd here
While these visions did appear."

Il braccio le faceva male, la cosa curiosa era che non si trattava di quello guasto ma del sano, come se avesse convogliato sul povero arto tutte le aspettative e quello stanco, sfiancato, adesso si vendicasse con la sua muta protesta. Un dolore acuto, come di spilli, dal polso si mosse poco più su del seno destro, tutto sommato abbastanza lontano dal cuore.

Passò un domestico che serviva frittelle. Avvertì l'odore pungente del grasso di lardo dentro cui erano state cotte.

Era bravissima a fare quel piccolo gioco, non ci voleva niente, non era complicato.

Fece un respiro profondo e di nuovo una risata di scherno, nervosa stavolta, arrivò dalla sua sinistra. Proveniva da quella donna, Camilla Trevisan, talmente scuri erano i capelli che ricordava un uccellaccio nero e spiumato.

<< Non fa onore al gentil sesso dare troppo peso ai pettegolezzi,>> ribatté il visconte.

<< Lo avete sentito direttamente da lui? È stato Raphael Deshawn a confidare una simile ingiuria? >> volle accertarsi Marco.

Camilla annuì.

<< Per gli stranieri la morale non ha alcun peso, >> continuò quest'ultimo, << insidiare una donna maritata, rotolarsi nei letti di quasi tutte le altre, uccidere a sangue freddo quella che si è rifiutata di assecondare le sue voglie e come se non bastasse adesso mi tocca assistere a questa vergognosa farsa.>>

<<Fate un errore se identificate la provenienza di Raphael Deshawn con le sue poco gloriose gesta. >> Tagliò corto infastidito il Visconte. Sembrava aver abbandonato la leggera noncuranza di poco prima.

Arianna si ritrovò suo malgrado d'accordo con lui, non poteva non disprezzare Raphael, eppure i versi in inglese, innocenti, con cui il folletto Puck concludeva la commedia le rimbalzavano in testa.

"[...]e questa vana e sciocca trama
non sia nulla più di un sogno."

<<Non volevo in alcun modo offendervi, >> insistette Marco.

<<Non potete offendermi senza offendere voi stesso, >> il Visconte sorrise, consapevole di aver attirato verso di lui tutto l'odio del suo interlocutore.

<<Io sono veneziano,>> Marco lo sfidò a replicare, sicuro che l'altro si sarebbe fermato. Così avrebbe richiesto il ton, questo ci si sarebbe aspettato da chi si trovava in visita in terre straniere, questo si aspettava Marco Landò.

IL PRECETTOREWhere stories live. Discover now