28. Requirement

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Arianna sapeva che Raphael la stava seguendo, non riusciva a spiegarsi la ragione ma quando lui entrava nella stessa stanza in cui anche lei si trovava tutto mutava, cambiava, l'aria, persino, diventava opprimente

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Arianna sapeva che Raphael la stava seguendo, non riusciva a spiegarsi la ragione ma quando lui entrava nella stessa stanza in cui anche lei si trovava tutto mutava, cambiava, l'aria, persino, diventava opprimente. E come sempre accadeva un peso le si poggiava sullo sterno, un fastidio dovuto alla voglia inopportuna che si costringeva a controllare, zittire e nascondere. Non riusciva a capire bene di che natura fosse il suo desiderio, sapeva che mentre il colore dei suoi incubi era il nero, adesso, se tra i tanti pastelli avesse dovuto scegliere un colore per tratteggiare i suoi sogni, avrebbe scelto il blu, un blu scuro.

Era desiderio fisico? Lo voleva come lo desideravano tutte? Anche lei avrebbe corso il rischio, infine, di apparire del tutto ridicola per ottenere le attenzioni dell'angelo? Era proprio come lei? Come sua madre?

Eppure la risposta le sembrava che fosse no, anche adesso, mentre nel silenzio di quei corridoi eleganti continuavano a condividere quell'incresciosa intimità.

Arianna sentiva tutto il disagio di Raphael e le parve, poco prima che arrivassero alla porta della sua camera, che quel sentimento scomodo fosse contagioso.

Quello che la spaventava era che lei si conosceva abbastanza da non aver bisogno di tirare ad indovinare, di Raphael voleva l'accento sporco, il passato e le parole ipnotiche che usava quando parlava in una lingua che per lui era sicura: la lingua di qualcun altro, quella di Shakespeare o dei suoi re e giullari.

Di Raphael voleva la rabbia, l'onestà e la ribellione che indovinava persino nel suo portamento, lo voleva e lo odiava perché non era mai quel Raphael, non era quasi mai quell'uomo sensibile e sofferente che Arianna riusciva senza fatica a distinguere in mezzo a mille discutibili e perversi comportamenti.

Per questa ragione proprio al centro di quel sentimento oscuro e potente che galleggiava come una gondola stanca in mezzo all'acqua della laguna, si insinuò presto il fastidio pungente per il tempo che aveva trascorso insieme a Giada Foscari.

Fu Raphael ad aprire la porta, Arianna teneva gli occhi bassi, lo faceva perché si era accorta già prima di quell'impercettibile disordine che aumentava ancora di più il suo livore, i capelli erano leggermente scapigliati, gli occhi lucidi e stanchi, il portamento era quello di un perdente, non certo dell'uomo che guardava tutti dall'alto al basso.

Arianna sentì che Raphael richiudeva la porta dietro di sé.

<<Non è bene,>> iniziò a dire.

<<Non è bene cosa?>> le fece eco immediatamente Raphael con un'urgenza che gli spezzava la voce e la rendeva ancora più aspra.

<<Che voi chiudiate la porta della mia camera.>>

<<Siamo passati di nuovo al voi, la vostra pruderie è dovuta alla presenza del vostro fidanzato?>>

Arianna alzò la testa, a dispetto del tono sembrava che il suo maestro fosse sul punto di piangere, si diresse verso il piccolo scrittoio in noce in cui aveva risposto il volume, diede un giro di chiave, si chinò a raccoglierlo.

IL PRECETTOREWhere stories live. Discover now